Itaca n. 7 - page 13

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Appunti a margine di un terremoto
Di Simonetta Paradisi
L
a montagna per antonomasia è il
simbolo della forza, della solidità,
della stabilità.
Eppure il 30 ottobre, quando sono
uscita correndo dalla mia casa, una scena
apocalittica si è presentata ai miei occhi: la
montagna, cornice meravigliosa del mio giar-
dino, è venuta giù come sabbia, alzando un
enorme polverone bianco.
In quel momento, una sola parola è risuonata
dentro di me: fragilità.
Siamo fragili, la montagna è fragile, la terra
è fragile, le nostre case sono fragili, le nostre
vite sono fragili.
Attraverso la drammaticità di quella scena,
la montagna mi ha suggerito la parola su cui
intessere l’intero programma dell’edizione
2017 del
Festival Le Parole della Monta-
gna
, in un percorso che, come di consueto,
spazia dall’arte alla filosofia, dalla poesia alla
teologia.
D’altronde, è impossibile prescindere da
quello che ci è capitato negli ultimi mesi, fare
finta che nulla sia accaduto e che i Monti Si-
billini siano sempre lì, immobili e saldi, ad of-
frire protezione ed ostentare la solidità della
loro roccia.
Non so come si snoderà
questo percorso, ma so
per certo che la montagna,
come ogni anno, ci condurrà
al sacro, all’incontro con il
divino, declinato nelle
sue accezioni più
ampie possibili.
Sarà, infatti, per la sua verticalità e l’altezza
vertiginosa, la sua vicinanza al cielo e la sua
inaccessibilità, ma la montagna, fin dalle più
antiche culture, è dimora degli dei, luogo di
unione fra il cielo e la terra, via per la quale
l’uomo può elevarsi alla divinità e la divinità
rivelarsi all’uomo.
Ed il Festival, con le sue parole di montagna,
vuole farsi occasione di ricongiungimento
con il nostro centro, con il divino che è in noi.
Farlo attraverso riflessioni sulla fragilità, pro-
mette bene. Sì perché, la fragilità negli slogan
dominanti è immagine di un’esperienza de-
bole, malata, da combattere e, dove ciò non
fosse possibile, da nascondere; il festival in-
vece, vuole provare ad offrire un’immagine di
fragilità come strumento che permette all’uo-
mo di percepire il senso del proprio limite, del
mistero e quindi dell’indicibile e dell’invisibile,
per acquistare, in una contraddittorietà solo
apparente, la forza del vivere.
L’uomo è fragile, ma forse anche Dio è fragile,
se non riesce ad evitare le grandi sofferenze
del vivere. Così come fragile è la realtà, az-
zerata con un semplice visore per il virtuale.
E ancora, fragili sono le donne, martoriate
dai propri uomini; ma fragili sono, ancor più,
questi uomini che usano forza per trattenere
e dominare le proprie donne.
Il campo di indagine appare quindi, molto fer-
tile. Se ne parlerà,
dal 16 al 23 luglio 2017
,
insieme a filosofi, psicologi, teologi, artisti,
alpinisti e poeti, con un linguaggio ricco di si-
gnificati simbolici e trascendenti, propri della
montagna.
Lo scenario è quello meraviglioso del picco-
lissimo Borgo di Smerillo, che in assenza di
altro, offre solo paesaggi e panorami, colo-
ri, odori, luci: ambientazione perfetta per chi
cerca l’essenziale.
Un’occasione da non perdere, anche per ri-
lanciare un territorio ferito dal sisma, a rischio
spopolamento.
dita teoria che le specie vegetali e animali
non sono state create indipendentemente,
ma si sono evolute nel tempo grazie a una
selezione naturale del più adatto nella lotta
per la vita. Questa teoria minava alla radice
la pretesa dell’uomo di essere stato creato
“a immagine e somiglianza di Dio”, e face-
va invece supporre una sua discendenza da
qualche progenitore comune delle grandi
scimmie. Non può dunque sorprendere che il
darwinismo abbia scosso i fondamenti stessi
delle religioni bibliche, e generato polemiche
e resistenze che dividono ancor oggi l’opinio-
ne pubblica dei non addetti ai lavori. Le tappe
salienti del pensiero di
Darwin
, le sue riper-
cussioni nella cultura moderna e le reazioni
che ha scatenato di là e di qua del Tevere,
ripercorse insieme a
Piergiorgio Odifreddi
.
Andrea Loreni
Andrea Loreni
, Torino 1975, è un funambo-
lo-filosofo e recordman considerato tra i
grandi del funabolismo mondiale, l’unico in
Italia specializzato specializzato in cammina-
te su cavo teso a grandi altezze. Affascinato
da un mondo “altro” di pensare la realtà, si
laurea in Filosofia teoretica all’Università di
Torino. La sua avventura artistica inizia nel
1997 con il teatro di strada. Approfondisce le
tecniche del circo contemporaneo alla scuola
FLIC di Torino ed al Circus Space di Londra.
Dal 2006 si dedica alla ricerca della verità ar-
tistica camminando su cavi a grandi altezze.
L’intuizione dell’assoluto avuta sul cavo lo
spinge alla meditazione zen, pratica che ap-
profondisce al monastero giapponese di So-
gen-ji a Okayama, in Giappone, sotto la gui-
da di Harada Roshi. Performer internazionale,
ha percorso chilometri su cavo teso nei cieli di
molte località e città italiane ed all’estero.
La camminata più lunga
Record Italiano di camminata su cavo: 250
metri
di lunghezza, a un’altezza di 90 metri,
su un cavo teso tra i colli Penna e Billi, sopra
il paese di Pennabilli nel 2011.
… la più inclinata
26° di inclinazione, da 0 a 30 metri di altez-
za
, con arrivo al campanile di piazza Vittoria
a Lodi nel 2011.
… la più lunga sull’acqua
220 metri di traversata sopra il fiume Adda a
Lodi nel 2013.
… la più alta
tra i picchi montani di Rocca Sbarua con
un’altezza massima di 160 metri
nel 2013.
Conferenza e spettacolo di funambolismo
Camminare nel cielo “In cammino verso
l’Essere”
“Sopra le vostre teste. Dentro i vostri cuori.
Tra due grattacieli, attraverso un fiume, sopra
un lago o verso la punta di un campanile… La
camminata del funambolo è un atto archetipi-
co che comunica direttamente all’inconscio,
mostrando una via dove non avreste immagi-
nato ce ne potesse essere una.”
L’orchestrina
L’orchestrina
è un contrabbasso, una trom-
ba, un pianoforte e una fisarmonica, una
chitarra, tante percussioni e due voci. Gli
strumenti dai suoni prevalentemente acusti-
ci miscelati alle voci, ai canti corali, alle pa-
role, danno vita a spettacoli sonori capaci
di trasportare l’ascoltatore in diversi luoghi
emotivi. La spontaneità, la poesia, la dolcez-
za sono cardini di queste esibizioni che don-
dolano tra atmosfere più intime, profonde,
e altre più frizzanti e ironiche. Il tentativo è
quello di esprimere e riassumere in musica,
zone interiori, sensazioni, movimenti, senza
mai sfociare nella cupezza, ma cercando di
costruire un momento di serenità, di poesia,
a volte di gioco, in cui ognuno può ritrovarsi,
riconoscersi ed emozionarsi.
Formazione de L’orchestrina:
Daniele Cannella
: voce, chitarra acustica,
mandolino, ukulele e armonica
Natalia Puglia
: voce e piccole percussioni
Giampiero Mazzocchi
: piano e fisarmonica
Simone Curzi
: tromba e flicorno
Laura Tirabassi
: batteria e cajon
Michele Mazzocchi
: contrabbasso e basso.
dillo con un festival
La montagna fragile
speciale Ama Festival
Razza Umana
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