Itaca n. 7 - page 3

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La rinascita ecologica e solidale dei paesi
colpiti dal sisma.
Di Leonardo Ciancaglioni
Associazione “AMATRICE 2.0”
S
ono Leo, un ragazzo di 27 anni ma ora
me ne sento molti di più…
Tutto ebbe inizio quella maledet-
ta notte del
24 agosto
. Quella sera
Amatrice
era particolarmente piena dato che
vi era una manifestazione culinaria che ave-
va richiamato persone da tutto il centro Italia,
molte delle quali ebbero la sfortuna di pernot-
tare in alcuni alberghi nel centro storico.
Ho ricordi soffusi delle ultime ore di quella
che chiamo “vita precedente”. Ero lì insieme
al mio gruppo, insieme al mio migliore amico
che non vedo ormai da mesi. Sorseggiavamo
un po’ di vino e degustavamo i tanti piatti ti-
pici. Una notte bella e spensierata, come è
giusto che sia per un ragazzo della mia età.
Spensieratezza e tranquillità che da lì a poco
sarebbero svanite perché un mostro stava
per svegliarsi.
Sì, è così che chiamiamo il terremoto, un MO-
STRO, che si è mostrato improvvisamente e
imprevedibilmente con tutta la sua potenza
senza darci perciò la possibilità di difenderci.
Rientrai prima delle
3:36
dato che avevo un
po’ di cose da sbrigare il giorno seguente,
salutai i miei amici e dissi “ci vediamo DO-
MANI ragazzi”, alcuni di loro non mantennero
la promessa…
Mi poggiai sul letto verso le tre e presi su-
bito sonno. Non feci in tempo a chiudere gli
occhi che iniziai a sentire un rumore strano,
un rumore troppo familiare. Ebbene sì, non
è la mia prima esperienza con un terremo-
to devastante, studiavo e vivevo a L’Aquila
l’anno del 2009 che segnò la storia di quella
stupenda città. Sgranai gli occhi, avevo per-
cepito in una frazione di secondo che qual-
cosa di anormale stava succedendo, infatti
dopo pochi istanti iniziò l’inferno… La stanza
si contorceva e la mia famiglia strillava, erano
rimasti immobili, pietrificati sul letto, perché il
terremoto mette cosi tanta paura che non tut-
ti hanno la prontezza e la freddezza di scap-
pare o realizzare ciò che sta succedendo.
Trovammo la credenza che ci bloccava il
percorso lungo il corridoio di uscita, riuscii a
spostarla e piano piano aprii la porta di casa,
a tratti, quando il terremoto rallentava legger-
mente. Uscimmo fuori cadendo numerose
volte, tra coppi e calcinacci che ci cadevano
dietro. Una volta fuori sentimmo solo tanto,
troppo rumore.
Erano tutti sotto shock, non sapevamo che
fare. Non rispondeva nessuno al telefono, la
linea era saltata. Eravamo completamente
soli con le nostre paure.
Presi la macchina e andai a vedere la situa-
zione nel centro storico dato che abitavo a un
chilometro di distanza in una zona residen-
ziale. Appena arrivato mi resi subito conto
che
Amatrice
non esisteva più. Entrai in un
banco di nebbia, rallentai, non vedevo, presi
dei sassi con la macchina, capii che non era
nebbia ma polvere, polvere che si era sol-
levata dopo i numerosi crolli. Prestai i primi
soccorsi a tanta gente, tutti ne avevano bi-
sogno, tra gente ferita e bambini che erano
praticamente nudi. Poi decisi di entrare tra le
macerie e cercare le persone che conoscevo.
Questa parte non la voglio raccontare, dico
solo che nemmeno il film Horror più terrifi-
cante potrebbe uguagliare ciò che abbiamo
visto e vissuto quella notte. Ringrazio Dio di
essere ancora qui.
I giorni successivi al 24 agosto furono pieni di
terrore, rabbia, tristezza. Ma non riuscivamo
ancora a realizzare cosa fosse accaduto. Ci
furono i funerali, troppi funerali...
Passato qualche tempo, con i miei amici de-
cidemmo di trasformare la rabbia in qualcosa
di positivo, di dare un senso alle nostre gior-
nate diventate ormai vuote. Decidemmo di
creare quest’associazione,
AMATRICE 2.0
,
di cui sono il vicepresidente.
Essenzialmente è
un’associazione che nasce
da ragazzi del posto che
hanno deciso di non
arrendersi al sisma del 24
agosto e di lottare per la
propria terra.
Per evitare che nel periodo che intercorre tra
la prima emergenza e la ricostruzione la co-
munità si disgreghi non avendo né casa né
una fonte di reddito. Per dare sostentamen-
to alle famiglie più indigenti con sistemazioni
provvisorie e sussidi. Per incentivare le atti-
vità commerciali alla riapertura in loco. Per
creare centri ricreativi per anziani e giovani.
Per dare un aiuto a studenti universitari le cui
famiglie abbiano perso ogni forma di reddito.
Abbiamo una pagina facebook dove docu-
mentiamo ciò che facciamo quotidianamen-
te. Abbiamo fatto fronte a tutte le mancanze
delle istituzioni, che dopo tante belle pro-
messe ci hanno letteralmente abbandonato
al freddo e sotto metri di neve. Ogni setti-
mana abbiamo realizzato una “mappatura
delle criticità” della popolazione amatriciana
cercando di far fronte alle mancanze con le
donazioni che ci sono pervenute sul con-
to dell’associazione. Abbiamo organizzato
eventi, cucinato l’amatriciana in tanti posti,
spingendoci fino a Venaus, ai confini con la
Francia, per raccogliere fondi per la nostra
gente. Perché, per quanto ne vogliano dire
L’EMERGENZA NON È FINITA!
Abbiamo anche progetti tesi al futuro e alla
ricostruzione, ci siamo resi protagonisti della
progettazione di un Fab-lab e partecipato a
quella di un centro polifunzionale. La situa-
zione oggigiorno è ancora molto problema-
tica, ci sono ritardi nella costruzione dei SAE
e dei centri commerciali. La popolazione sta
pian piano abbandonando il territorio sfidu-
ciata dalla lentezza del processo di ricostru-
zione. L’unica certezza in questo terremoto
è stata IL GRANDE CUORE DEGLI ITALIANI
che non finirò mai di ringraziare. Le numerose
associazioni di volontari che dai giorni suc-
cessivi il terremoto ci hanno aiutato sia mate-
rialmente che moralmente. Ci avete dato una
speranza, ci avete dato la voglia di andare
avanti, ci avete fatto credere in un futuro mi-
gliore! Perciò GRAZIE!
Dal canto nostro possiamo dire che non abbia-
mo mollato quella notte e non lo faremo MAI!
Non abbandoneremo mai la nostra terra natia!
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Il sole dopo la tempesta
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