Itaca n. 8 - page 7

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CULTURA •
OSSIMORI
Nel cuore delle Marche, a Belvede-
re Ostrense in Provincia di Ancona
è nata, nel 2016, una coloreria offi-
cinale che imprime nelle trame dei
suoi tessuti storie e antiche ricette.
“Circondarsi di elementi naturali è
uno dei modi più semplici per ritor-
nare a sentirsi, per connettersi con il
proprio mondo interiore e ricaricar-
si”. Si chiama ColorOff ed è una gio-
vanissima impresa gestita dalla bio-
loga Sandra Quarantini che si divide
fra il ruolo di imprenditrice agricola,
tintora e docente dei corsi che tiene
nel suo casolare immerso nel verde
degli Appennini. Il suo colore preferi-
to è il giallo vintage che ricava dalla
Reseda Luteola, una pianta erbacea
comune nei nostri prati.
Di Giuseppina Pica
Q
ualche decina di chili di capi
tinti e, alla base della start-up,
una filosofia green, che mette
al centro, della realizzazione
di un capo ecosostenibile ed innovati-
vo, il benessere della persona e il ri-
spetto per l’ambiente, di cui la tintura
naturale è l’ultimo passaggio, il fonda-
mentale. Sandra Quarantini, biologa
molecolare e dottoressa di ricerca in
Biotecnologia è, con il progetto
Colo-
rOff
, protagonista della rinascita delle
piante tintorie
, che fin dall’antichità
venivano usate per
colorare i tessuti
.
Bresciana di origine, si è trasferita
nell’entroterra marchigiano dove colti-
va le piante tintorie da cui estrae colo-
razioni naturali dalle nuance inedite.
Nuance che nascono dalla commistio-
ne tra antico e moderno, che
affonda-
no le radici
in conoscenze millenarie e
reinterpretano le tinte adattandole alle
esigenze contemporanee. ColorOff è
una startup ma prima di tutto è un’a-
zienda agricola che produce colore na-
turale, nello specifico
Reseda Luteola
,
nota anche come
Guaderella
, una
pianta da cui Sandra ricava il giallo. E’
anche una tintoria agricola che inter-
preta tinture su tessuti, filati e capi par-
tendo dalle piante che coltiva ed è, inol-
tre, la base e una delle sedi dei work-
shop che vengono organizzati per inse-
gnare le antiche tecniche tintorie e per-
mettere, a chiunque lo voglia, di speri-
mentarle.
Per la tintura si utilizzano parti del-
la pianta come radici, infiorescenze e
cortecce. Oltre alla
Reseda luteola
che
Sandra coltiva personalmente nel cuore
delle Marche, a
Belvedere Ostrense
in
Provincia di Ancona, vengono utilizzate
molte altre piante di diversa provenien-
za. C’è la Robbia proveniente da
Tur-
chia
e
Armenia
le cui radici “cedono” il
rosso corallo, la
Ginestra dei tintori
da
cui si estrae il giallo paglierino e l’inda-
co ottenuto dall’
Isatis tintoria
meglio
conosciuta come
Guado
che si coltiva
proprio nelle Marche. Ci sono varietà
che importa come il
legno campeggio
che da cui si ricava il viola e il cremisi
che arriva dalla
Cocciniglia
del Centro
America.
Se è vero che il limite dei colori naturali,
rispetto a quelli di sintesi è nella repli-
cabilità, è pur vero che hanno un valore
intrinseco elevatissimo, non solo perché
nella realizzazione del colorante natu-
rale c’è un lavoro intenso, ma perché
un colore naturale è di fatto un colore
unico, che viene determinato da fattori
ambientali di difficile riproducibilità. Nel-
le piante tintorie i principi coloranti sono
infatti determinati da diverse tipologie di
molecole la cui abbondanza relativa di-
pende da molte variabili fra cui il luogo
di provenienza della pianta, la quantità
di energia solare che l’ha irraggiata du-
rante la crescita, l’essicazione.
E poi c’è
quell’idea potente di estrarre la “na-
tura” e tenerla sulla pelle nella vita di
tutti i giorni.
Sandra ci ha raccontato ColorOff,
qual è il suo colore preferito e sugge-
rito una ricetta semplice per scoprire
l’incanto delle piante tintorie.
Come è nata la tua passione per le
piante tintorie?
La scoperta del colore
naturale è avvenuta per caso, direi quasi
in maniera improvvisa, come un’intuizio-
ne in un momento della mia vita in cui
mi sono ritrovata a riconsiderare il per-
corso che stavo facendo. Durante lun-
ghe camminate immersa nella natura mi
guardavo attorno e, cercando di sgom-
brare la mente, assaporavo odori e colori
dell’ambiente circostante. La biologia mi
ha sempre affascinato ed in particolare
le piante, per la loro capacità di adattarsi
all’ambiente circostante e per il modo in
cui comunicano fra loro e con la terra.
Anche i composti colorati o cromofo-
ri, che si possono estrarre dalle piante,
sono sostanze che esse utilizzano per
proteggersi o in risposta ad uno stimo-
lo esterno. Ma l’idea di estrarre il colore
per tingere tessuti e di trasferire un po’
di natura su altri supporti, la prospettiva
di portarsi a casa un po’ di natura e te-
nerla sulla pelle nella vita di tutti i giorni
mi è sembrata potente. Credo che il cir-
condarsi di elementi naturali sia uno dei
modi più semplici per ritornare a sentirsi,
per connettersi con il proprio mondo in-
teriore e ricaricarsi.
La produzione di piante tintorie è la base
da cui ho scelto di partire perché mi con-
sente un’immersione nella terra che con
un semplice laboratorio di tintura non
potrei avere.
Quanti sono gli ettari di terra dedicati
alle piante tintorie e quante le nuan-
ce di colore che realizzate
.
ColorOff
attualmente coltiva
Reseda Luteola
su
un’estensione di circa un ettaro. Con
questa pianta si ottiene un giallo intenso
e seguendo particolari ricette possiamo
ottenere, inoltre, toni verde smeraldo e
senape. Le cartelle colore che possiamo
sviluppare sono ovviamente più varie e
complesse perché utilizziamo anche altri
vegetali che non coltiviamo direttamen-
te. È difficile dare un numero esatto, le
sfumature ottenibili sono molteplici e
anzi direi che ancora non le ho sperimen-
tate tutte e non vedo l’ora di farlo.
ColorOff è un modello green, ma è
anche economicamente sostenibile?
ColorOff si muove in un mercato molto
variabile e per certi versi ancora indefi-
nito. Ma credo che questo sia un buon
momento per scommettere su realtà
come questa, che nascono dalla com-
mistione tra antico e nuovo, affondano
le radici in conoscenze millenarie e rein-
terpretano i risultati adattandoli alla realtà
dei nostri anni. Il fatto di essere piccola le
permette di essere agile e di modificarsi
nel tempo in base alle esigenze del mer-
cato senza perdere di vista la sua missio-
ne che è quella di produrre in modo na-
turale piante e colori per tessuti. Credere
in un mondo al naturale significa anche
sposare una filosofia di vita diversa da
quella mainstream. Significa decidere di
ridurre gli sprechi nella vita di tutti I gior-
ni e di valutare cosa è prioritario e cosa
dispensabile. Significa vivere con meno
e in modo più semplice. Questo non mi
spaventa. La vera sfida sarà riuscire a
strutturare sempre meglio l’azienda ren-
dendola solidità e definita, farla crescere
e maturare.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
E’ sta-
to un anno duro, di sperimentazione e di
ricerca ma ricco di scoperte e di incontri
nuovi. Ora con la nuova semina, un nuo-
vo ciclo sta iniziando e mi piacerebbe tro-
vare collaboratori che condividano con
me questa passione e che mi affianchino
soprattutto nella parte agricola. Studiare
la reseda sempre meglio e testare il suo
principio colorante, la luteolina, su nuovi
supporti. Si tratta di un colorante molto
resistente e versatile che mi auguro nei
prossimi anni farà molto parlare di sé.
Inoltre mi piacerebbe realizzare delle tin-
ture sempre più personalizzate.
Il tuo colore preferito?
Ovviamente il
giallo Reseda.
Il giallo Reseda.
Il giallo Reseda è una
tintura molto semplice che regala grandi
soddisfazioni perché è di una tonalità dav-
vero intensa soprattutto su lana. Per tinge-
re basta un’attrezzaturaminimalema deve
essere dedicata. Per certi aspetti ricorda
molto la cucina perché si usano pentole,
cucchiai di legno, fornelli e termometri.
Per ottenere dei risultati non standard
possiamo davvero dedicarci a questa pra-
tica con la massima libertà, ricordando di
indossare sempre I guanti, di mantenere il
locale areato e di usare pentole e utensili
dedicati. Per tingere di giallo con reseda
luteola i tessuti, previa mordenzatura,
un procedimento che prepara la fibra ad
accogliere il colore, vengono immersi nel
bagno colore, ottenuto facendo bollire la
pianta secca sminuzzata per circa mezz’o-
ra a fuoco vivo e successivamente filtran-
do. Il tessuto va rimestato delicatamente
durante tutta la fase di tintura.
Dalle piante tintorie
un’inedita palette di colori Green e glamour
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