Itaca n.1 - page 21

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tossico
Maggio 2007
. Mi sveglio all’improvviso, sono
tutto sudato. Anche il cuscino e le lenzuola
sono tutte bagnate; ho i brividi, in bocca
un cattivo sapore. Guardo la sveglia: cazzo!
Appena le sei! Questa merda dura sempre
meno.
Lentamente sguscio dal letto cercando di
fare meno rumore possibile per non svegliare
Tiziana, la mia compagna. Mi reco in bagno e
da sotto la lavatrice recupero la spada che mi
sono preparato ieri sera; dovrò farmela intra-
muscolo come al solito, non posso perdere
tempo a cercare una vena! Ma almeno avrò un
po’ di tregua.
Alle sette e quindici non resisto più e mi alzo.
Tiziana si sveglia: “Ma cosa fai! Ti alzi già?”
“È si, devo fare dello straordinario al lavoro.
Tornerò per pranzo” - Lei mi guarda rasseg-
nata - “Ma Piero, è domenica” - Cazzo è già
domenica, e domani devo pagare la roba a G.
Cerco di arrancare l’ennesima bugia: “A si lo
so, ma siamo in ritardo per una consegna, mi
hanno chiesto se potevo” - Non mi ascolta più,
non mi crede più, ma sa che sarebbe inutile
discutere.
Vado in bagno, indosso gli stessi vestiti che
porto da una settimana, stanotte ho perso un
altro dente. Ho le unghie dei piedi lunghe e
sporche, ma chi cazzo la tocca l’acqua se non
sto fatto abbastanza? T. ci prova ancora. -
“Ma non fai colazione?” - Eh si, e chi ci riesce
a mandare giù qualcosa di solido, vomiterei
immediatamente. Prima di uscire frugo velo-
cemente nella sua borsa sperando che abbia
dimenticato di togliere il contante, come fa
oramai ogni sera.
Solo quando sono fuori mi accorgo che è
nuvoloso e piove. È un problema. Dovrò
passare l’intera mattinata nascosto nel parco
fluviale al riparo da sguardi indiscreti; potrò
cercare con calma una vena e aspettare che
qualche cliente mi chiami. T. mi chiamerà ogni
ora e fra una menzogna e l’altra tirerò fino alle
due, poi sarò costretto a rincasare ma non
prima di avermi preparato più spade per il
pomeriggio.
Quando la sera finalmente lei andrà al lavoro
io potrò riprendere la mia “redditizia attività” e
ogni volta inventare una scusa a mio figlio per
assentarmi un attimo.
Già mio figlio. Ogni volta lui mi guarda come
per chiedermi: “Ma che succede papà?” - Non
posso ammetterlo ma ho la certezza che ormai
abbia capito tutto. Tutto ciò non mi ferma e lui
assiste in silenzio al precipitare nel vuoto delle
nostre vite. È un’ansia continua, un’agonia
assurda. Questa vita non ha più senso, non mi
lavo più, non mi guardo allo specchio, il cibo è
tutto uguale, insapore e non ho mai appetito.
Non ricordo in che anno, mese, giorno siamo e
comunque non mi importa. L’unica emozione
che provo è il dolore; le mie giornate sono
scandite da un rituale sempre uguale: trovare
i soldi prima di stare male, acquistare la roba,
farmi.
Ma cosa sono? Un morto che continua a viv-
ere o un vivo che continua a morire?
Non ho il coraggio neanche di farla finita,
aspetto che sia il caso a farlo per me, magari
con una dose tagliata male. Sarebbe più fac-
ile. Mentre faccio queste considerazioni stò
guidando e distratto, ad un incrocio non dò la
precedenza. Sento qualcuno che urla: “Ma va
all’inferno, pezzo di merda!” Sospiro e mentre
per la prima volta da stamani accenno un
sorriso mormoro tra me: “Ci sono già amico,
ci sono già.
Maggio 2104
. Apro gli occhi e guardo la sveg-
lia. Le sette e trenta. Sorrido, che bello! Oggi è
martedì, il mio giorno di riposo e posso stare
al letto a crogiolarmi un po’; ma non troppo,
perché è una bellissima giornata di sole e
voglio viverla tutta.
Alle nove mi alzo, faccio colazione, una doccia
e poi passo molto tempo davanti allo specchio
e a scegliere gli abiti da indossare. Sono molto
vanitoso e la mia compagna T. dice che sono
peggio di una donna.
Prendo la mia terapia quotidiana e con il mio
fedele cagnolino faccio una bella passeggiata
lungo il parco fluviale. Mi piace scambiare due
chiacchiere con gli altri proprietari di animali
che incontro, mi piace in questa primavera
vedere intorno a me alberi fiorire, gente che fa
footing, mamme e baby sitter che rincorrono
piccole pesti, anziani che si crogiolano al sole,
la vita che scorre.
Intorno alle dodici mi reco al solito bar, dove il
rito dell’aperitivo lo condivido con quei clienti
abitudinari con i quali ho fatto amicizia. Mi
piace conoscere persone nuove, ognuna di
esse racchiude un mondo.
L’una e venti, aspetto mio figlio all’uscita di
scuola e mentre mi racconta la sua mattinata
mi chiedo se mi abbia perdonato. Non so, non
credo, non ancora. Ma nei suoi occhi oggi
vedo fiducia e serenità e per ora mi basta.
Mentre pranziamo tutti e tre insieme parliamo
della nostra prossima vacanza: quest’anno
forse andremo in Grecia.
Il pomeriggio, lo passo a casa in completo
relax, tra un film, un po’ di musica, una partita
alla play con Emanuele oppure un libro; mi è
sempre piaciuto leggere, tantissimo, anche
nei momenti tristi e sofferti della mia vita
(carcere, ricoveri ospedalieri, comunità) ho
sempre avuto con me un libro.
A cena abbiamo invitato una coppia di vecchi
amici e il loro figlio. Qui darò il meglio di me,
nella preparazione della cena e nella preparaz-
ione scenografica della tavola e delle portate.
Ho una passione per l’enogastronomia.
Sarà una serata piacevole, come sempre, a
degna conclusione di una splendida giornata
qualunque.
Ps. Ma si può davvero trasformare
comple-
tamente
un’esistenza fatta di violenza, odio
disperazione in una di pace, amore e speran-
za? Chissà, io non lo so e di sicuro è molto
difficile. Io ci ho provato iniziando ad ascoltare,
cosa che non facevo mai, e togliendomi una
maschera ed una armatura che proteggeva il
mio alibi: la mia disperazione. Così, gradual-
mente ho iniziato a trasformare la mia rabbia
in un sorriso.
Una giornata qualunque
larsi. Gli itinerari del “tossico” sono sempre gli
stessi, svegliarsi al mattino e pensare a come
procurarsi denaro per usare. La sostanza è
sempre lì, nei suoi pensieri. Il tossico non
ricorda come arriva ad usare, cosa succede
non lo sa veramente, così come non sa cosa
aspettarsi.
Michele P.
Forse c’è una predisposizione ad essere tossi-
ci, una ricerca ossessiva nel trovare qualsiasi
tipo di sballo, diviene uno stile di vita, comp-
lesso, quasi assurdo ma reale. La personalità
cambia, si diviene aggressivi, falsi, incoscienti.
Lo scopo è usare, a qualsiasi costo, spesso
mettendo a rischio la vita propria e altrui
Roberto D.
Il pensiero maniacale, presente ogni mattina
al risveglio, il tossico tocca il fondo, perde la
dignità, compromette i rapporti familiari, perde
i figli e di conseguenza aumenta il consumo.
Sopraggiunge la solitudine causata da questa
subdola malattia che crea un’unica ragione di
vita, la reperibilità della sostanza in ogni ango-
lo della città.
Gabriele F.
Al risveglio dopo una serata allegra di baldoria
le persone “normali” con una scrollata di capo
riprendono le loro attività senza difficoltà; il
tossico ci prova, ci riprova, si illude ma non
può, non ci riesce, perché è affetto da una
grave malattia.
quando prova a curarsi, sviluppa una gran
voglia di vivere.
Quell’uomo che aveva perso le speranze,
quell’uomo intriso di odio, tristezza e risenti-
mento.
Cammina attraverso le paure e alza gli occhi al
cielo, con uno splendido sorriso
Carlo S.
Malato di solitudine, sofferente ma energico,
il tossico vive forze opposte che si spingono
l’una contro l’altra e generano un caos inte-
riore, una confusione ingestibile che giorno
dopo giorno prende piede. Fino a che non
può più farne a meno, si sente perso, non
ha il coraggio e continua a vivere per forza
d’inerzia, arrivando a vergognarsi, a commis-
erarsi. Vorrebbe uscire ma non trova la strada,
il dolore lo annienta, usa la violenza per un
unico scopo
Matteo R.
Il tossico non sa che inizia un calvario senza
fine, l’eroina gli ruba l’identità, il rispetto verso
se stesso e la famiglia, da lucido comprende
gli sguardi della gente, il disprezzo che hanno
verso di lui. Il tossico è un emarginato, tocca
il fondo, può salvarsi solo con l’aiuto di qual-
cuno che lo sostenga veramente. Il prezzo da
pagare è alto, spesso è la vita stessa.
Alfredo R
Il tossico ha un’amica artificiale, tutto ciò che
gli ruota attorno è apparenza, questa amica
lo porta in carcere, lo allontana dagli affetti, lo
illude di avere sempre delle persone vicine, ma
in realtà non gli regala nulla, può solo procu-
rargli sofferenza.
Massimo M.
Il tossico è una persona irrispettosa e irrispet-
tabile, costruisce e poi demolisce. Distrugge
se stesso, il lavoro e la famiglia.
Il tossico percorre sempre lo stesso itinerario,
si sveglia per cercare denaro, per racimolare la
sostanza e arrivare al giorno dopo
Paolo C.
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