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C U L T U R A - O S S I M O R I
Il “luogo che non c’era”
Di Giuseppe Frangi
uno spazio per statuto irregolare.
O meglio per anime irregolari. Per
questo non poteva chiamarsi al-
trimenti che
“Gliacrobati”
. È una
galleria nata due anni fa a Torino
da un’idea di
Raffaella Bortino
,
la fondatrice della comunità Fra-
gole celesti, che si occupa di dop-
pia diagnosi femminile: esporre
e dare voce all’
outsider art
, cioè all’arte che per
statuto non ha casa. Che l’idea fosse giusta ed ob-
bedisse ad una domanda che non trovava un luogo
dove esprimersi, lo dimostra l’intensità di proposte
che in questi mesi hanno contrassegnato la vita del-
la galleria. Mostre, workshop, incontri: Gliacrobati in
poco tempo si è affermato come il “luogo che non
c’era”. Per capire la sua filosofia espositiva basta
soffermarsi su una delle mostre più recenti organiz-
zate negli spazi della Galleria. È quella di
Cosimo
Cavallo
, torinese, nato nel 1968, che da 20 anni per-
corre le strade della sua città urlando, imprecando,
gesticolando, affidando a interlocutori immaginari le
sue riflessioni sulla pittura e sul senso ultimo delle
cose. Barba lunga e volto da profeta, Cosimo Caval-
lo è artista, anche se la sua attività è sempre stata
schiacciata sotto lo sguardo indice di quella parte
di società che frettolosamente consegna all’altro
il testimone della follia. Cavallo ha sorpreso tutti,
svelando in mostra una serie di volti; volti di uma-
noidi e alieni con i quali la materia pittorica dialoga,
creando suggestive sovrapposizioni fra strati di co-
lore e fondo decorato della carta da parati scelta
direttamente dall’artista come supporto: occhi e
bocche di visi severi e solenni che galleggiano sulla
superficie del foglio. È un mondo “altro” che trova
visibilità grazie alla sensibilità di un artista che non
hai mai avuto non solo riconoscimenti, ma neanche
riconoscibilità. «Sono volti, occhi, bocche, ripetuti
all’infinito eppure mai ripetitivi, l’ordito di una ener-
gia psichica che si avvera nello sguardo dell’artista»,
spiega Marzia Capannolo che ha curato la mostra
dell’artista torinese.
Lo spazio de Gliacrobati è diretto da
Francesco
Sena
, a sua volta artista arteterapeuta. «Gli artisti
da noi rappresentati», ci spiega, «perseguono ne-
cessità espressive mosse dall’impulso, in costante
dialogo con peculiarità interiori e specificità biogra-
fiche che segnano vissuti complessi, distanti dalle
regole sociali e dai meccanismi del sistema dell’ar-
te». La mission dello spazio torinese, spiega sempre
Sena «è quello di legittimare il lavoro sia di artisti
provenienti da percorsi formativi strutturati, che
completamente autodidatti e a volte persino incon-
sapevoli del proprio talento, ma che in entrambi i
casi operano al di fuori dei circuiti ufficiali dell’ar-
te». E poi aggiunge alcune categorie che qualifica-
Mostre, workshop, incontri ed un atelier che incontra il mondo “altro” dell’outsider art.
“Deve essere linguaggio
espressivamente istintivo,
esteticamente contundente
e artisticamente efficace”.
no il linguaggio di chi si affaccia con i suoi lavori
negli spazi de Gliacrobati: «Deve essere linguaggio
espressivamente istintivo, esteticamente contun-
dente e artisticamente efficace».
Non da oggi l’outsider art vive una grande riscoper-
ta: basti pensare alla Biennale del 2015 che Mas-
similiano Gioni aveva voluto dedicare ad una serie
importante di artisti borderline del ‘900. Ma va an-
notata anche l’esperienza straordinaria del Gugging
Art/Brut Center di Vienna, diventato luogo espositi-
vo di riferimento a livello europeo dell’outsider art.
Gliacrobati non sono solo un luogo espositivo, ma
un atelier, una galleria studio in cui gli artisti posso-
no creare liberamente e dove si tengono una serie
di attività, come laboratori di arti-terapie e di pre-
sentazione dei manufatti dei residenti di comunità
terapeutiche. È insomma un luogo dove si metto-
no in mostra non semplicemente le opere, ma il
processo creativo con tutto il suo portato di vita.
Emblematico da questo punto di vista è il progetto
Lalàgeatelier Dispositivi Vestimentari
, percorso
di design partecipativo progettato da
Sara Con-
forti
, artista, con le utenti della comunità Fragole
Celesti. A marzo alla galleria Gliacrobati sono state
infatti esposte le prime neonate opere tessili in una
formula inconsueta “da terminarsi”. Gli acquirenti
hanno potuto scegliere gli elementi e indicare una
forma futura, insieme all’artista; poi le pazienti del
centro hanno realizzato la collezione vera e propria,
che è stata consegnata a fine maggio.
Gliacrobati saranno presenti ad Ama Festival 2019
con un progetto che non prevede soltanto i lavori
“finiti” degli artisti, ma che raccoglie quella proces-
sualità che li ha visti evolvere nelle abilità tecniche
e inventive, tanto nella individualità quanto nel loro
essere in gruppo. Opere esteticamente più evolute
dialogheranno con lavori precoci che fanno parte
dell’attività laboratoriale e con fotografie che do-
cumentano l’atmosfera dei laboratori stessi, nel
tentativo di far emergere il lavoro della galleria in
quanto terza mano che interviene per sostenere gli
sforzi pratici del paziente, che lo aiuta nella picco-
la crisi passeggera in cui consiste ogni scelta. Una
mostra che si fonda sull’idea dell’arte come l’acro-
bazia, in cui l’artista risolve il proprio male di vivere
facendone bellezza.
Cosimo Cavallo, 2019,
Untitled, pen on paper,
cm 18,5x15,8
Giacomo De Vito, 2016,
Pappagallo, mixed technique,
cm 100x64
Zaira D’Agata, 2017,
le tube di strega, digital print,
cm 20x40
Noor Bahjat At-Massri, 2017,
Untitled, cm 30x30
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