Itaca n. 11 - page 3

“I toEye”
re ragazzi, otto mesi, tredici pa-
esi, due continenti. Un viaggio
in tandem lungo sedicimila chi-
lometri, da
Roma
a
Pechino
,
per portare un messaggio di in-
tegrazione e raccontare la ce-
cità in diverse parti del mondo.
Davide Valacchi
, 29 anni, nato
e cresciuto ad Ascoli Piceno, racconta: «Fino a
nove anni sono stato un bambino ipovedente. Di-
stinguevo il bianco della strada dal verde dei cam-
pi e andavo in bici, era la mia grande passione. A
quattordici il glaucoma la ebbe vinta sui miei oc-
chi, ma mio papà mi regalò un tandem e mi disse:
“Trovati qualcuno con cui pedalare!”».
Il progetto
“I to Eye”
, che gode del patrocinio
dell’
Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
e che ha tra i suoi sostenitori la
Cooperativa So-
ciale Ama Aquilone
, nasce quindi dall’esperienza
personale di Davide e dal desiderio di dimostrare
che è possibile vivere emozioni forti, abbattendo
le barriere. «Un viaggio come questo mi dà l’op-
portunità di confrontarmi con luoghi e persone
diverse. Cambiare ogni giorno prospettiva stan-
do su una bici, può dare ad un non vedente tutte
quelle emozioni che dà un viaggio a chi ha la vista.
Viaggiare su mezzi di trasporto convenzionali»
spiega Davide «non ti permette di avere un con-
tatto diretto con la realtà e si resta un po’ isolati.
Invece sulla bici si passa attraverso l’ambiente, se
ne colgono gli odori, i rumori, si percepisce l’aria
sul viso, viene restituita quella porzione di espe-
rienze che la mancanza della vista preclude.»
Lo scorso 9 marzo è partito da Roma per questa
nuova avventura. Oggi, dopo quasi cento giorni di
viaggio e una tabella di marcia rispettata alla per-
fezione, Davide e il suo compagno di viaggio, Mi-
chele Giuliano, hanno varcato il confine con l’Iran.
«L’entusiasmo cresce quotidianamente, il viaggio
dopo tre mesi ha stravolto continuamente la
mia routine. È un’esperienza molto intensa: si
suda, ci si bagna, si ha fame, ci si scotta, i vestiti
sono quasi sempre gli stessi, ma se prima tutto
questo era insolito, adesso è diventata la nostra
normalità. Nessuno si è mostrato ospitale come
il popolo iraniano. È il paese più accogliente in
cui sia stato. Percepisci l’entusiasmo vivo delle
persone che ti vedono per strada. Purtroppo l’I-
ran vive un regime, non è facile per loro uscire
dal paese, perciò quando incontrano dei turisti
per loro è un po’ come viaggiare. Tutti voglio-
no conoscerti, ospitarti, aiutarti, per adesso è il
mio Paese preferito!»
La grande impresa di Davide continua senza alcun
cenno di resa, sebbene da qualche giorno i corag-
giosi ciclo viaggiatori abbiano dovuto fronteggiare
uno degli imprevisti più temuti sin dall’inizio: la
rottura del telaio del loro tandem, dopo ben cin-
quemila chilometri percorsi.
Nonostante il contrattempo, sono riusciti a rag-
giungere ugualmente la capitale iraniana e si
stanno già muovendo per rimettersi “in sella”. Ad
aspettarli a Teheran c’è
Samuele Spriano
,
che
darà il cambio a Michele, per proseguire il viaggio
verso la meta, Pechino, in piazza Tienanmen, pre-
vista per il prossimo ottobre.
T
A T T U A L I T À - I L M O N D O P I C C O L O
Un’esperienza straordinaria, che parla di amicizia, integrazione,
incontri, persone e culture, ben oltre il limite del “visibile”.
Di Giada Di Nicola
siamo scesi sotto, zia ci ha detto quello che era
successo ed anche in televisione stavano tra-
smettendo le immagini di Amatrice completa-
mente distrutta […].
Già durante il viaggio di ritorno ho visto dal finestri-
no della macchina le case crollate a Grisciano, poi
Pescara, che era completamente rasa al suolo, ed
infine Arquata con la sua bella Rocca: anche lì si
vedevano molti crolli.
Simone F.
Il 30 Ottobre, il Comune ha deciso di evacuare
tutti gli abitanti di Arquata e ci hanno spostato
negli alberghi di San Benedetto.
Ancora non so di preciso cosa succederà, i
miei genitori non sanno bene se tornare o no,
perché intorno è tutto distrutto e molte perso-
ne non torneranno.
Sebastiano P.
Solo a ripensare a quell’immagine, che ancora mi
resta impressa negli occhi e nella mente, mi ri-
cordo che in quel momento non capivo nemme-
no io che cosa stesse succedendo, ma subito ho
avuto come la certezza che tutte le persone che
c’erano a Piedilama sarebbero andate via, che
ci sarebbe stato un forte cambiamento e che da
quel momento la mia vita sarebbe stata stravol-
ta. Tutti, infatti, quella mattina stessa hanno co-
minciato a partire, eravamo rimasti così pochi in
paese che non sapevamo cosa fare […].
Ora ci spetta la casetta di legno… Non vedo l’ora
di averla per tornare dalle mie parti. Mi immagino
la mia nuova casa bellissima, ho sempre sognato di
vivere in una villetta di legno, anche se preferivo in
un’altra situazione, forse in vacanza.
Il mio sogno è quello di tornare ad Arquata, a casa
mia, davanti a un camino acceso a guardare un film.
Beatrice P.
E poi c’è la vita dopo il terremoto, quella nella
quale perfino la mia casa, il luogo più sicuro, il
rifugio ideale, il mio angolo preferito non mi fa
sentire protetto […].
Una cosa buona però questo terremoto me l’ha
insegnata: è stata la grandissima solidarietà ri-
cevuta da tutte le parti del mondo, da Taiwan
all’America fino ad arrivare a Papa Francesco,
tutti sono venuti da lontano per starci vicino ed
aiutarci, non pretendendo niente in cambio se
non il nostro bene.
Mi manca moltissimo la vita di prima, che a me
piaceva tantissimo, so che la strada è ancora
lunga e tutta in salita, ma noi cercheremo di
prendere la vita giorno per giorno. Spero che tut-
to torni com’era e sono sicuro che con la forza di
volontà e l’unione tra i grandi ce la faremo, anzi
torneremo più forti di prima.
Davide L.
Cambiare ogni giorno
prospettiva
stando su una bici,
può dare ad un non
vedente tutte quelle
emozioni che dà un
viaggio a chi ha la vista.
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