Congresso XIX documento 1

XIX CONGRESSO IL LAVORO CREA IL FUTURO LA FUNZIONE STRATEGICA DEL CONGRESSO Questo nostro XIX Congresso si svolge in un momento straordinariamente complesso e inedito. Stiamo infatti vivendo la crisi più profonda dal dopoguerra e dobbiamo misurarci con eventi che condizioneranno il nostro futuro e le relazioni sul pianeta: pandemia, riscaldamento climatico, trasformazione digitale, del lavoro, demografica e il ritorno della guerra in Europa quale strumento di regolazione delle controversie tra gli Stati e le persone, con una nuova corsa al riarmo. È una fase storica difficile per la quale servono risposte adeguate alla complessità del momento. Cogliere tutti gli elementi di cambiamento dovrà, quindi, essere il compito di una discussione congressuale aperta sulle proposte che avanziamo e su come farle diventare azione sindacale concreta. La Cgil in questo passaggio storico, anche sulla base di quanto previsto dalla nostra Costituzione, ribadisce la propria contrarietà ad ogni forma di guerra, il proprio impegno per affermare la pace e uno sviluppo sostenibile. Per questa ragione riteniamo priorità assoluta riaffermare il valore fondamentale della democrazia politica ed economica, quale condizione per l’esistenza del Sindacato Confederale, per le libertà civili e del lavoro. Le centinaia di manifestazioni di solidarietà e sostegno alla nostra organizzazione da parte di sindacati ed associazioni di ogni parte del mondo, in seguito al vile attacco fascista del 9 ottobre 2021, sono un ulteriore incentivo e stimolo per un impegno ancora più intenso e programmato, per dare maggiore confederalità alla nostra azione, anche in vista delle prossime scadenze congressuali della Confederazione sindacale internazionale (CSI) e della Confederazione Europea dei Sindacati (CES). Per un Sindacato Confederale come è la CGIL dal 1906 -una peculiarità positiva da preservare nel panorama europeo- la ragione fondamentale di esistere è quella di rendere le donne e gli uomini soggetti dotati di diritti che si realizzano nella loro vita e nel loro lavoro. Ciò non semplicemente in una logica di parità ma assumendo, come CGIL, la differenza di genere, con l’obiettivo di trasformare sia l’organizzazione del lavoro che le relazioni ed i rapporti tra le persone. La contrattazione collettiva, a tutti i livelli, e la solidarietà sono gli strumenti che possono permettere alle lavoratrici e ai lavoratori, tramite l’azione sindacale, di migliorare le loro condizioni di lavoro e di partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese per affermare una pari dignità tra lavoro e impresa e una reale giustizia sociale. In questi anni così non è stato. Nel nome della globalizzazione, il lavoro è stato svalorizzato fino a rendere sempre più insicuri i luoghi di lavoro, mettendo a rischio la vita delle persone che lavorano; la ricchezza si è concentrata nelle mani di pochi, il potere economico e finanziario delle grandi multinazionali ha prevalso sulla politica e sugli Stati, indebolendo così la democrazia. 1

La disuguaglianza e i divari generazionali, di genere e territoriali sono aumentati, la precarietà del lavoro è diventato un eterno presente, al punto che si è poveri anche lavorando. Dentro questo difficile contesto abbiamo svolto, negli anni che abbiamo alle spalle, la nostra iniziativa con il Piano per il Lavoro, la Carta dei Diritti, i referendum, il Sindacato di Strada e una diffusa azione di contrattazione collettiva e vertenziale e abbiamo voluto affermare la centralità del lavoro, della sua qualità, dei sui diritti. Nel pieno della pandemia, anche attraverso la mobilitazione abbiamo strappato risultati importanti:  Sui protocolli su salute e sicurezza, frutto anche dell’impegno unitario e del ruolo fondamentale svolto dalle delegate e dai delegati e dagli RLS nei comitati aziendali e territoriali;  sulla tutela dei redditi e sul blocco dei licenziamenti;  sul rinnovo di importanti contratti nazionali, con aumenti salariali che hanno superato l’inflazione e con importanti conquiste normative;  sugli Appalti pubblici, stabilendo che i lavoratori in subappalto hanno le stesse tutele economiche e normative dei lavoratori delle ditte appaltatrici e sul ripristino della clausola sociale;  sui Protocolli sulle opere pubbliche, sul lavoro pubblico, sulla scuola e sull’attuazione del PNRR ai quali -in particolare gli ultimi due- bisogna dare attuazione; Inoltre, abbiamo dato vita a vertenze aziendali, di gruppo e territoriali a difesa del lavoro e contro le delocalizzazioni. Non abbiamo esitato a ricorrere, insieme alla UIL, allo sciopero generale lo scorso 16 dicembre quando su fisco, lotta alla precarietà, mezzogiorno, politiche industriali, pensioni, non ci sono state risposte o, se ci sono state, non andavano nella direzione da noi auspicata. È il momento di investire sul lavoro e sulla sua qualità, a partire dalla formazione permanente, un diritto fondamentale da conquistare con la nostra azione contrattuale, se non si vogliono subire le nuove forme di disuguaglianza di cui, l’esclusione dal sapere, rappresenta la forma più discriminatoria. Per questo le lavoratrici e i lavoratori devono conquistarsi il diritto di parola sulla natura degli investimenti, sulle scelte strategiche e sui modelli organizzativi delle imprese. Si tratta di pensare a nuove forme di democrazia economica per un nuovo protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori e per far sì che la Costituzione non rimanga fuori dai cancelli dei luoghi di lavoro. Non nascondiamoci che, insieme ai risultati raggiunti e alle tante esperienze positive di cui siamo protagonisti, permangono evidenti difficoltà. Per questa ragione nell’Assemblea Organizzativa di Rimini abbiamo deciso di cambiare il nostro modello organizzativo, guardando alla persona, non solo nell’esercizio del suo lavoro ma anche della sua condizione sociale complessiva lungo tutto l’arco della vita, investendo sulla digitalizzazione e la comunicazione, su un piano straordinario di formazione, allargando e ripensando la nostra capacità di rappresentanza nei luoghi di lavoro e nel territorio, nelle filiere produttive, estendo la democrazia e la partecipazione e indicando nuovi contenuti dell’azione contrattuale. Ora tocca al Congresso completare il cambiamento necessario. LA COMPLESSITÀ DELLA CRISI Siamo nel pieno di una crisi sistemica che investe l’intero assetto delle relazioni sociali, politiche, economiche e pone a rischio l’equilibrio e la convivenza tra umanità e natura. Un quadro reso ancora più difficile dal fatto che da tempo le forze politiche tutte, stentano a rappresentare le istanze del mondo del lavoro e ad esprimere di conseguenza un credibile progetto di cambiamento. Cambiamento da fondare su tre capisaldi:  la piena occupazione,  la libertà nel lavoro intesa come riconquista della propria condizione di lavoro che è il vero asse di lotta alla precarizzazione,  un nuovo stato sociale pubblico e universalistico. 2

Anche per queste ragioni è cresciuta in tutti i Paesi europei una destra nazionalista e xenofoba. La presenza di culture e forze nazionaliste e neofasciste colpisce la partecipazione democratica e il mondo del lavoro e propone un modello di società non coerente con i nostri valori. Il sindacato, infatti, è un obiettivo prioritario di questi movimenti LA GUERRA, L’EUROPA, IL NUOVO ORDINE MONDIALE Un nuovo drammatico conflitto si sta svolgendo nel cuore dell’Europa. La responsabilità di questa guerra è della Russia con la sua ingiustificabile e inaccettabile decisione di invadere l’Ucraina portando una grave lesione al diritto internazionale, all’autonomia e all’autodeterminazione di un popolo e di un Paese. In difesa di questo diritto sosteniamo il popolo ucraino con aiuti umanitari e progetti di accoglienza. Il livello dello scontro sta sempre più salendo e la guerra sta ridisegnando l’assetto geopolitico del mondo, mettendo anche in discussione la deterrenza quale strumento di equilibrio tra potenze nucleari. Ritorna la logica dei blocchi militari, viene meno la neutralità e il non allineamento della Svezia e della Finlandia. La Russia, con l’invasione dell’Ucraina, ha affermato di voler cambiare il corso e i valori della politica sostituendo “l’universalismo dei diritti” con un nuovo “pluralismo dei valori” e di far valere – in alternativa alla mediazione dei diversi interessi – il principio dei rapporti di forza e il conseguente ricorso al conflitto armato, quale strumento di riduzione delle controversie internazionali. Bisogna adoperarsi per fermare il conflitto armato in Ucraina e conquistare il negoziato. Oggi la guerra nucleare è una minaccia reale alla sopravvivenza del genere umano. È il momento di riprendere l’appello promosso nel 1955 da Einstein e Russel, portato avanti da Gino Strada con Emergency, ripreso di recente da Papa Francesco, che chiedeva a tutti i governi del mondo di rinunciare alla guerra e “trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutte le controversie”. Anche per questa ragione siamo contro le politiche di riarmo. Il conflitto in corso si riflette inevitabilmente sulla Cina. La sua apertura alla Russia era concepita quale risposta alle intenzioni degli Stati Uniti d’America di isolarla e ridurne le possibilità egemoniche. Inoltre, la Russia poteva rappresentare un fondamentale fornitore di materie prime. Il conflitto in corso mette in crisi questi presupposti. A ciò si aggiunge che l’epidemia di Covid-19 rallenta la circolazione delle merci e l’economia nel suo complesso. Un’altra crisi che si aggiunge ad un quadro già di per sé grave. È necessario che l’Europa maturi una propria visione in autonomia perché questa guerra è dentro il nostro territorio. L’Unione Europea deve dotarsi di una politica estera e, conseguentemente, di una politica di difesa comune, fondata sul concetto di sicurezza condivisa, ripartendo dalle finalità della conferenza di Helsinki per un’Europa di pace. In gioco vi è la sua stessa esistenza politica. Diversamente dalla Polonia e dai Paesi baltici, Francia, Spagna, Germania e Italia stanno chiedendo una soluzione politica e negoziata del conflitto, consapevoli dell’insostenibilità economica e sociale delle sue conseguenze. Bisogna allora rimettere in moto la politica per un immediato cessate il fuoco, condizione necessaria per arrivare ad una Conferenza Internazionale di pace, come proposto dal Presidente Mattarella. Il multilateralismo è l’unica strada possibile ed è un’Europa sociale unita, autonoma, che può costruirlo e affermarlo. In questo senso, intendiamo rafforzare il quadro di alleanza sindacale sulla Sicurezza Comune per impegnarci, a livello internazionale ed europeo, per il disarmo e per il ripristino dei trattati sul controllo degli armamenti. Lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, sono tra coloro che maggiormente subiscono le conseguenze delle guerre. Vengono colpiti i diritti e l’esercizio democratico atto a cambiare e migliorare le proprie condizioni. I conflitti, inoltre, alimentano nazionalismi, contrappongono i lavoratori tra loro e minano alle fondamenta il principio della solidarietà. Rafforzeremo l'impegno della CGIL per sostenere i sindacati democratici e rappresentativi nel mondo, alimentando la 3

solidarietà internazionale contro gli attacchi alla democrazia e ai diritti. Continueremo a impegnarci per una pace giusta in Israele-Palestina, chiedendo l'applicazione del diritto internazionale. Il sindacato in Europa ha un grande compito da svolgere ed è chiamato a costruire le condizioni per una nuova unità del mondo del lavoro e per affermare una nuova qualità dello sviluppo fondata sulla pace, la cooperazione tra i popoli, la qualità del lavoro e delle produzioni, un sistema sociale in grado di garantire benessere. IL NUOVO ORDINE MONDIALE TRA PANDEMIA E GUERRA Siamo al collasso di un sistema sul quale fragilmente si è retto l’ordine mondiale. Come può il mondo del lavoro affrontare il suo rapporto con tutto ciò che succede a livello internazionale? Con che strumenti le lavoratrici e i lavoratori possono interagire a livello globale per un progetto comune? Su questi punti dobbiamo essere sfidanti e costruire un’iniziativa internazionale in grado di rispondere a queste esigenze, in linea con i bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori. Per la complessità e l’urgenza di queste sfide globali, la CGIL continua il lavoro di alleanze e riflessioni per l’elaborazione di richieste e proposte alle istanze sindacali europee e internazionali e il rafforzamento di un’agenda sindacale europea e globale progressista, recuperando in particolare il profilo sindacale della CSI, per dar voce e rappresentanza alle periferie del mondo dove persistono ancora fenomeni intollerabili come il lavoro nero, il lavoro sfruttato, l’informalità senza diritti, la persecuzione di leader sindacali e la repressione della libertà di associazione da parte di regimi autoritari. Il contesto internazionale nel quale ci troviamo è noto. La crescita esponenziale dell’incertezza deprime i consumi e gli investimenti con effetti pesanti sul PIL e sull’occupazione. La prospettiva è quella di una consistente riduzione dei tassi di crescita, se non di una vera e propria recessione. Molti dati ci dicono che l’inflazione rimarrà oltre il 6% per tutto il 2022 con un effetto assai pesante sul potere di acquisto dei salari e delle pensioni. L’interruzione del commercio internazionale, l’aumento delle tensioni sui mercati dell’energia e delle materie prime, sommandosi ai problemi già emersi con la pandemia, stanno destabilizzando le catene globali del valore e stanno mettendo a rischio intere filiere industriali. Inoltre, la contrazione delle esportazioni e delle importazioni sta producendo una gravissima crisi alimentare che colpisce in particolare i Paesi già in difficoltà come, ad esempio, quelli del continente africano. La crisi afghana e ancor di più l’arrivo di ormai quasi 5 milioni di rifugiati dall’Ucraina hanno messo ulteriormente in evidenza le contraddizioni delle politiche dei Governi, in particolare di quelli dell’Unione Europea, relativamente alle politiche migratorie. Il Patto Europeo su immigrazione e asilo è il tentativo esplicito di cancellare il diritto d’asilo e di criminalizzare l’immigrazione e la solidarietà. La CGIL rifiuta le pratiche dei respingimenti e dei centri di detenzione, le chiusure dei porti e delle frontiere che caratterizzano la visione securitaria dell’Unione Europea. Chiediamo che alla prossima scadenza non venga riconfermato il memorandum Italia-Libia. Vogliamo un’Europa capace di reali politiche d’integrazione. La CGIL, in tal senso, conferma il suo impegno per la ratifica, la promozione e il monitoraggio – soprattutto nei Paesi in via di sviluppo – degli standard internazionali del lavoro, definiti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro, oltre che per l’adozione di norme sulle nuove forme di lavoro. Questo passa anche tramite una nuova stagione di accordi commerciali, in particolare con i Paesi africani, basata sul raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030, degli obiettivi climatici e sul rispetto dei diritti fondamentali del lavoro, a partire dalla partecipazione delle parti sociali nel loro monitoraggio. In tal senso, continueremo il nostro impegno per richiedere finanziamenti alla cooperazione e allo sviluppo volti al raggiungimento di tali obiettivi. La CGIL ritiene non rinviabile una profonda revisione dei trattati europei, come emerso nelle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa e come affermato con forza nel documento unitario redatto da CGIL, CISL e UIL in preparazione della Conferenza: occorre dare potere legislativo al Parlamento europeo, superare il meccanismo decisionale basato sull’unanimità ed estendere gli ambiti di competenza delle istituzioni UE oltre gli attuali. 4

Una riforma dell’architettura istituzionale non può prescindere da una revisione della governance economica, a partire dal superamento del Fiscal Compact e del Patto di stabilità e crescita, accompagnando i Trattati con un Protocollo per il progresso sociale che sancisca la prevalenza dei diritti sociali sulle libertà economiche. Occorrono regole omogenee sul piano fiscale, eliminare i paradisi fiscali e rafforzare il bilancio europeo, attraverso un aumento considerevole delle risorse proprie. Inoltre, dopo l’approvazione del Piano di Ripresa e Resilienza (Next generation EU), occorre dare vita a strumenti finanziari di mutualizzazione del debito (eurobond), quale condivisione dei rischi, e a politiche monetarie non convenzionali a sostegno delle politiche industriali europee in settori strategici, quali le tecnologie digitali orientate alla sostenibilità ambientale e alla riconversione energetica verso le fonti rinnovabili. Si può pensare, ad esempio, ad uno strumento sul modello del PNRR, ad esempio un nuovo recovery, che acceleri i processi di decarbonizzazione e che favorisca gli investimenti finalizzati alla riconversione industriale e alle fonti rinnovabili. La CGIL è impegnata per migliorare le proposte di iniziativa legislativa in ambito europeo su salari minimi e contrattazione, lavoro delle piattaforme, trasparenza salariale, equilibrio vita/lavoro e per rivendicare la piena attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali. SINDACATO E SISTEMA POLITICO Da tempo è aperta nel Paese una crisi di rappresentanza e di partecipazione democratica dovuta al fatto che le strade della politica e del sociale si sono divaricate e non si è ancora ricostruita una relazione. Viviamo un profondo cambiamento sociale, politico, economico e di rapporti tra le persone che sta sconvolgendo i valori e le identità. È una questione che riguarda anche il sindacato. Per questo democrazia, rappresentanza, contrattazione sono fulcro della nostra iniziativa fondate sul ruolo delle delegate, dei delegati, delle attiviste e degli attivisti delle leghe dello SPI. Vi è una crisi della politica che ha messo in discussione la fiducia, l’identità e lo stesso significato delle parole, che va affrontata in tutta la sua profondità. Ad esempio, la parola sinistra non sta più ad indicare la centralità del lavoro. Questo ha contribuito a cambiare la composizione sociale delle forze di sinistra lasciando scoperto tutto il territorio delle vecchie e nuove povertà e delle vecchie e nuove forme di sfruttamento. Ed in questo contesto hanno preso forza le pulsioni del populismo perché c’è un mondo sociale, sempre più vasto, senza voce e senza rappresentanza. È nostra convinzione, che proprio sulla grande questione del lavoro, si sia realizzata la maggior rottura tra la rappresentanza sociale e la rappresentanza politica tutta. Si è cancellata la centralità e la cultura del lavoro e non lo si è più pensato come soggetto collettivo. La crisi del lavoro è la crisi della sinistra. In secondo luogo si è affievolito il carattere alternativo dei programmi tra schieramenti diversi. E questo lo si è visto su molti temi e in diverse circostanze: ad esempio sulla precarietà del lavoro, sulla riforma delle pensioni, che ancora oggi grava sulle spalle di tutti, e storia più recente, sulle misure fiscali. La politica deve tornare a rappresentare la cultura del lavoro e gli interessi materiali delle lavoratrici e dei lavoratori. Deve superare la frattura sociale esistente. Ricostruire la rappresentanza e la partecipazione è un terreno fondamentale per dare nuova linfa alla stessa democrazia e agli stessi partiti. Noi vogliamo ambire a riunificare il mondo del lavoro, condizione imprescindibile per affermare una nuova cultura politica, fondata sulla centralità della libertà nel lavoro e dei suoi diritti e sulla capacità di affermarla nei luoghi di lavoro e nel territorio in cui si vive. Il nostro obiettivo non è essere il sindacato di opposizione o di governo. Il compito delle organizzazioni sindacali, nella loro totale autonomia, è quello di sviluppare con forza un’azione di pressione, di critica e di sfida progettuale nei confronti del sistema politico preso nel suo complesso, senza rapporti privilegiati e senza collateralismi. 5

Il sindacato, oggi più che nel passato, ha la responsabilità di promuovere una partecipazione di massa alla vita democratica nei luoghi di lavoro e nel Paese, assumendo l’obiettivo di una piena applicazione dei principi e dei valori della nostra Carta Costituzionale. La CGIL vuole essere un sindacato democratico, pluralista ed unitario delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, che vuole contrattare e realizzare accordi con le Imprese, con il Governo e con le Istituzioni. Siamo un soggetto sindacale che fa dell’autonomia e della confederalità i tratti distintivi del suo agire. Autonomia non è autosufficienza ma rappresenta la condizione per rivendicare ed esercitare con pari dignità, nei confronti di tutti gli interlocutori, un ruolo finalizzato alla trasformazione della società, in senso di maggiore giustizia sociale e libertà nella vita e nel lavoro. Confederalità significa anche far vivere un soggetto sindacale portatore di un progetto di cambiamento fondato sui bisogni e sugli interessi di chi rappresenta e non in una logica di scambio con la politica e con le imprese. UN NUOVO MODELLO SINDACALE PER L’UNITÀ In Italia, in Europa, nel Mondo esistono diversi modelli sindacali ed è aperta una discussione sul ruolo e la funzione della contrattazione e della partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori, in quanto è in gioco l’esistenza stessa del sindacato. In questi anni di globalizzazione dei mercati e della finanza, la tendenza che ha prevalso tra i capitalismi internazionali è stata la scomposizione dei cicli produttivi e dei servizi e quella di togliere al lavoro qualsiasi soggettività, non solo in termini di diritti, ma fino al punto di ridurre il lavoro a pura merce, non più elemento essenziale e centrale della società. La pandemia, la rivoluzione digitale, la crisi ambientale e la crescita demografica hanno accelerato e messo a nudo i limiti e le contraddizioni di tale modello, diventando oggetto di discussione e di preoccupazione non solo per il mondo del lavoro. La concentrazione di ricchezza e potere (finanza, multinazionali, organismi internazionali) hanno determinato la crescita delle diseguaglianze e la crisi delle democrazie. Con questo Congresso noi vogliamo avanzare una proposta di modello sindacale con l’obiettivo di avviare una nuova fase di unità del mondo del lavoro e sindacale ed una nuova capacità di contrattazione. Non è una discussione di routine quella che proponiamo a CISL e UIL, perché pensiamo ci sia bisogno di una svolta. In un mondo del lavoro che ha perso la sua omogeneità, la rappresentanza e la contrattazione vanno ripensate, per ricostruire la conoscenza dell’organizzazione del lavoro e per allargare la rappresentanza a tutte le forme di lavoro, anche sperimentando nuove pratiche mutualistiche e solidali e qualificando a bilateralità contrattuale. Un sindacato che affonda le sue radici materiali nelle condizioni di lavoro e di vita delle persone, che sia in grado di realizzare una contrattazione che agisce su tutti gli aspetti che compongono la prestazione lavorativa nell’era della digitalizzazione. Il movimento sindacale è forte se democratico e rappresentativo e non semplicemente se legittimato da Governo e controparti. Le nuove forme produttive cosiddette “snelle”, il tramonto della grande fabbrica come modello organizzativo della produzione industriale, la crescita di attività e servizi dove esistono condizioni di lavoro qualitativamente inadeguate e bassi salari, hanno avuto un impatto pesante sulla quantità e qualità dell’occupazione. Inoltre, la catena degli appalti e dei subappalti e le esternalizzazioni, che coinvolgono ampiamente anche il settore pubblico, hanno finito con il produrre disuguaglianze di reddito e di diritti. Le tecnologie della comunicazione e dell’informazione consentirebbero un’organizzazione del lavoro meno ripetitiva e gerarchica, più aperta, ove centrale diventa la stessa intelligenza e creatività del lavoratore. Oggi non è così. Prevale ancora, nella cosiddetta impresa moderna, una logica gestionale 6

ed organizzativa “di chiusura” degli spazi di democrazia e di libertà. C’è una contraddizione di fondo mai superata tra la libertà della persona, del cittadino, e il diritto di proprietà, che spesso nega alle lavoratrici e ai lavoratori il diritto di perseguire, anche nel lavoro, la realizzazione di sé, di conseguire attraverso di esso la propria indipendenza, di partecipare alle decisioni che si producono nei luoghi di lavoro. È per questo necessario con la contrattazione conquistare spazi di codeterminazione, fondati sul diritto all’informazione preventiva ed al diritto di proposta, sul diritto alla conoscenza ed alla formazione, alla mobilità professionale verso l’alto, all’eguaglianza di opportunità fra i soggetti ed i generi. Questa è la via di una partecipazione negoziata da realizzare nella fase di progettazione dei cambiamenti e delle scelte strategiche. Proponiamo un’idea dell’impresa come un sistema nel quale tutti i soggetti possono essere protagonisti attivi. In cui si supera il modello del comando unico ed esclusivo dove il sindacato è ammesso solo se assume a prescindere gli obiettivi dell’impresa. Per questo contrapporre il “sindacato conflittuale” e il “sindacato partecipativo”, come due modelli antitetici, non ha assolutamente alcun senso, perché questi due momenti sono sempre necessariamente intrecciati e l’uno rinvia all’altro. Il loro equilibrio può, di volta in volta, variare a seconda delle situazioni concrete, delle scelte degli attori in campo, dei rapporti di forza. Il punto chiave delle relazioni sindacali è riconoscere che l’impresa è un sistema sociale complesso nel quale convivono diversi punti di vista, diverse soggettività e se dunque si possa aprire uno spazio di negoziazione che renda possibile la definizione di un punto di equilibrio. Le nostre radici e l’esperienza di sindacato confederale ci permette di indicare con chiarezza un modello sindacale e di relazioni industriali fondato quindi sulla rappresentanza, la democrazia e la contrattazione. Per questo proponiamo di dare vita a una stagione di elezioni generalizzate delle RSU e di sperimentare, nelle imprese con meno di 15 dipendenti, forme di rappresentanza eletta dalle lavoratrici e dai lavoratori a livello territoriale, di zona e di bacino. Inoltre, per ampliare i luoghi della confederalità e dare impulso alla contrattazione inclusiva, si possono sperimentare nel territorio coordinamenti unitari, di sito e di filiera, di delegate e delegati. La democrazia è la condizione per una nuova e vera unità sindacale. Non pensiamo ad un sindacato unico. Pensiamo ad un sindacato democratico, autonomo e pluralista che garantisca alle iscritte e agli iscritti alle organizzazioni sindacali, e a tutte le lavoratrici ed i lavoratori, il diritto di validare, attraverso il voto, le piattaforme e gli accordi sindacali che li riguardano: aziendali, di gruppo, territoriali, nazionali. È giunto il momento di riunificare, nei Contratti Nazionali di lavoro, le tutele e i diritti di tutte le forme di lavoro e costruire proposte che consentano la riduzione del numero dei contratti e un loro accorpamento anche riducendo, così, il dumping contrattuale. Nello spirito degli accordi interconfederali e delle convenzioni, fin qui stipulate, consideriamo necessario un provvedimento legislativo di sostegno alla contrattazione collettiva, al diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di eleggere le Rsu e di validare, tramite il voto, le piattaforme e gli accordi che li riguardano; che dia validità erga omnes sia agli aspetti economici che agli aspetti normativi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, certificando la rappresentanza delle parti che li stipulano. Per la CGIL la concertazione, per ciò che riguarda i rapporti con il Governo ed il sistema delle imprese, rimane un importante metodo che presuppone obiettivi condivisi e non un fine dell’agire sindacale. Non vediamo oggi le condizioni di un generico patto sociale e di un’indistinta concertazione. È il momento di proseguire la mobilitazione unitaria a sostegno delle piattaforme costruite insieme a CISL e UIL per realizzare accordi con il Governo e con le controparti che superino la precarietà e creino lavoro stabile e ci facciano uscire da una vera e propria pandemia salariale; per una vera riforma fiscale e previdenziale, per nuove politiche energetiche, industriali e di sviluppo. IL RISCATTO DEL LAVORO PER RICOSTRUIRE L’ITALIA 7

Questo nostro Congresso deve far camminare insieme l’elaborazione e il pensiero con l’azione sindacale concreta nei luoghi di lavoro, nel territorio, nel Paese. Nella seconda parte di questo documento saranno indicati temi che completano ciò che la CGIL considera fondamentale per i prossimi 4 anni, con il dettaglio di proposte e obiettivi che si chiede al Congresso di discutere e di definire. La novità che proponiamo al Congresso di sperimentare è quella di indicare contemporaneamente delle azioni prioritarie su cui impegnare le Categorie e le Camere del Lavoro ad aprire vertenze, costruire iniziative di mobilitazione che accompagnino la nostra discussione nel rapporto con le delegate e i delegati, le attiviste e gli attivisti, le Leghe dello SPI anche in applicazione delle decisioni assunte alla nostra Assemblea Organizzativa. L’impatto indotto dalla pandemia, e ora dalla guerra in Ucraina, sta creando nel Paese una vera e propria emergenza sociale. I dati sull’occupazione delle donne, dei giovani e del Mezzogiorno, nella loro crudezza, sono una denuncia dell’emergenza sociale che viviamo. Nel 2021 il tasso di occupazione femminile era al 49,4%; per le giovani donne (15-24 anni) al 13,5% mentre nella fascia 15-34 era del 34,8% e il 44,6% delle donne tra i 15 e i 64 anni era inattivo. In questi anni in Italia è inoltre aumentato il part time involontario che coinvolge quasi 3 milioni di persone (delle quali oltre i ⅔ sono donne) e con un tasso tra i più alti dell’Unione Europea (62,8% nel 2021). Per i giovani il tasso di occupazione, nella fascia di età 15-24 anni, nel 2021 arrivava solo al 17,5% e il tasso di inattività al 75,1%, mentre nella fascia 15-34 anni il tasso di occupazione era al 41% e quello di inattività al 50,1%. La fotografia del Mezzogiorno riduce tutti gli indicatori. È qui che si concentra il maggior numero di giovani che hanno smesso di cercare lavoro e di studiare e quelli che decidono di lasciare il nostro Paese. Inoltre, i dati sulla ripresa economica realizzata nella fase di rallentamento della pandemia, rivelano che la crescita dell’occupazione dipendente interessa prevalentemente la componente a termine per oltre il 90%. Nel mese di marzo 2022 si registra il livello di occupazione precaria più alto dal 1977 (quasi 3,2 milioni di persone). Molti dati ci dicono che la massa salariale del nostro Paese ha subito un vero e proprio crollo: nel 2020, rispetto al 2019, nell’UE cala del 2% mentre in Italia del 7,3%. Nel 2021, invece, mentre in Italia non si è ancora recuperato il livello della massa salariale del 2019 (-0,1%), nell’UE si registra un importante incremento del 3,7%. Ciò produce una drastica riduzione della domanda interna. L’aumento dei prezzi di beni e servizi fondamentali si riversano sui redditi più bassi, rischiando di ampliare le disuguaglianze e di far crescere la povertà. Non si fanno da tempo politiche industriali nei settori strategici decisivi per il futuro del Paese. Le scelte ed i contenuti dell’azione di Governo, fino ad ora messe in campo, in assenza di un confronto strutturato con le organizzazioni sindacali, su salari, fisco, contrasto alla precarietà, politiche industriali, qualità dei servizi pubblici, non sono state in grado di rispondere a quella che è sempre più una vera emergenza sociale. LE 5 AZIONI PRIORITARIE Sono cinque le azioni prioritarie che proponiamo diventino vertenze diffuse per dare risposte adeguate alle lavoratrici, ai lavoratori, alle pensionate e ai pensionati che stanno subendo un netto peggioramento delle loro condizioni materiali. AUMENTARE I SALARI E RIFORMARE IL FISCO 8

La tutela e la crescita dei salari è obiettivo da perseguire nel rinnovo dei Contratti Collettivi Nazionali, con adeguati aumenti che vadano oltre l’inflazione, così come nella contrattazione di secondo livello agendo su tutti gli aspetti che riguardano i contenuti della prestazione lavorativa. La richiesta forte al Governo è di assumere misure sul piano delle politiche fiscali, che aumentino il netto in busta paga e delle pensioni, e per realizzare una vera riforma fiscale come richiesto nella Piattaforma di CGIL CISL UIL. Inoltre, è maturo il tempo di rivendicare al Governo un provvedimento legislativo che assegni valore “erga omnes” ai contratti nazionali firmati alle organizzazioni sindacali più rappresentative e in cui si misuri la rappresentanza di tutte le parti sociali e si garantisca il voto delle lavoratrici e dei lavoratori. Il salario minimo su cui è aperto il confronto con il Governo, sulla base del trattamento economico complessivo definito nei Contratti Nazionali, è uno strumento utile e positivo per superare il lavoro povero e le basse retribuzioni. STOP ALLA PRECARIETÀ E RIDUZIONE DEGLI ORARI DI LAVORO Vogliamo porre fine alla precarietà che penalizza in particolare giovani, donne, Mezzogiorno e che troppo spesso connota la condizione dei migranti, con azioni necessarie:  Aprire vertenze nei luoghi di lavoro pubblici e privati in cui rivendicare percorsi di stabilizzazione per le lavoratrici ed i lavoratori con rapporti di lavoro precari;  rivendicare nei confronti del Governo una nuova legislazione che superi il Jobs Act, per un nuovo Statuto dei Diritti per tutto il mondo del lavoro,  chiedere di condizionare i finanziamenti e le agevolazioni pubbliche erogate alle imprese collegandoli alla stabilità dell’occupazione.  Rivendicare nei contratti nazionali la riduzione e la redistribuzione degli orari di lavoro finalizzate all’occupazione e ai tempi di vita e di lavoro, sviluppando contemporaneamente una coerente e conseguente contrattazione aziendale.  Promuovere un provvedimento legislativo sulla riduzione e redistribuzione dei tempi di lavoro, per una nuova occupazione stabile, per il diritto alla formazione permanente, sostenendo così con l’azione legislativa quella contrattuale. IL FILO DELLA LEGALITÀ E LA SICUREZZA SUL LAVORO In questi anni illegalità diffusa, appalti, subappalti, esternalizzazioni, aumenti dei ritmi e carichi di lavoro hanno portato ad un peggioramento delle condizioni di lavoro e ad una conseguente crescita delle morti e degli infortuni. La lotta per la legalità e la sicurezza sul lavoro significa:  unificare e collegare, con una grande iniziativa nazionale, tutte le attività territoriali e di Categoria contro le mafie, il caporalato, il lavoro nero e grigio e le infiltrazioni mafiose nell’economia sana dei territori  lottare per estendere a tutto il sistema degli appalti e dei subappalti privati il rispetto e la applicazione dei Contratti nazionali e delle clausole sociali.  Puntare su prevenzione, formazione, salute e sicurezza quali temi dirimenti e prioritari dell’azione sindacale. NUOVO STATO SOCIALE Bisogna chiudere la stagione dei tagli lineari e investire in un rinnovato sistema pubblico di protezione sociale. È il momento di costruire una vertenza di tutto il sindacato confederale, che rivendichi nuovi investimenti ed assunzioni non precarie, finalizzata a realizzare, quali punti irrinunciabili di un nuovo stato sociale universale:  centralità del servizio sanitario pubblico e universalistico;  diritto universale alla formazione e alla conoscenza; 9

 legge nazionale per la non autosufficienza a politiche per l’invecchiamento attivo;  politiche inclusive per le persone con disabilità;  piena integrazione sociale e lavorativa per i cittadini migranti. L’assetto ereditato della “Riforma Fornero” ha costruito un sistema rigido e privo di solidarietà. Per questo è necessario dare seguito alle proposte contenute nella Piattaforma unitaria di CGIL CISL UIL finalizzate ad un cambiamento radicale dell’attuale assetto delle pensioni. Si tratta, infatti, di ricostruire un sistema previdenziale pubblico, solidaristico ed equo, che unifichi le generazioni e le diverse condizioni lavorative. POLITICHE DI SVILUPPO E NUOVO INTERVENTO PUBBLICO È in gioco il futuro industriale del nostro Paese e con esso la quantità e la qualità del lavoro e della nostra società. Il Congresso pertanto è chiamato a discutere, a partire dalle Categorie industriali e dei servizi, come sostenere con iniziative e mobilitazioni comuni e generali gli obiettivi di seguito indicati. Le grandi transizioni – ambientale, tecnologica, demografica – richiedono un cambiamento profondo degli indirizzi di politica economica e sociale. Servono politiche del lavoro, investimenti nel trasposto pubblico e nella mobilità sostenibile, nelle infrastrutture materiali e immateriali, nelle fonti rinnovabili, nell’agricoltura biologica, nel risanamento del territorio e delle aree urbane, nella cultura e nel turismo, nella logistica. Ciò è decisivo per superare i ritardi tra Nord e Sud. L’Italia non supera le sue fragilità e la sua crisi se non affronta con investimenti, nuove politiche industriali e servizi pubblici di qualità, la condizione di disagio diffuso nel Mezzogiorno. Per recuperare i divari territoriali e di sviluppo è necessario riqualificare e recuperare le grandi periferie urbane, le aree interne e quelle colpite dal sisma. La contrattazione per lo sviluppo rappresenta lo strumento per negoziare le condizioni di lavoro dignitoso e rispondere ai bisogni di oggi e a quelli delle future generazioni. Le tecnologie digitali possono consentire una diversa organizzazione del lavoro fondata sull’autonomia, il protagonismo e l’intelligenza delle lavoratrici e dei lavoratori. Se guidate dalla logica del profitto producono solo nuove divisioni, ripetitività e appiattimento delle mansioni, lavoro precario, maggior controllo sui tempi di lavoro e quelli di vita. La transizione tecnologica rappresenta un campo importante per l’iniziativa sindacale. “Contrattare l’algoritmo”, che non è neutrale, è la condizione per orientare l’innovazione digitale verso la qualità del lavoro e verso obiettivi sociali. È il momento quindi per cambiare le politiche economiche, sociali, industriali del Paese. C’è bisogno di un nuovo e autorevole intervento pubblico. Per questo proponiamo la costituzione di un’Agenzia per lo Sviluppo che, a partire dal Mezzogiorno e dall’obiettivo di superare i divari territoriali, definisca le priorità, costruisca e qualifichi filiere produttive, contribuisca ad aprire nuove opportunità per investimenti pubblici e privati, nei settori strategici per il futuro del Paese, e coordini gli indirizzi delle grandi aziende pubbliche, per affrontare i grandi temi oggi sul tappeto. Giusta transizione, innovazione digitale, riconversioni industriali devono essere accompagnati da piani e strumenti che garantiscano tutela sociale, riqualificazione e formazione per le lavoratrici ed i lavoratori coinvolti nei processi di riconversione. Per questo proponiamo si istituisca un Fondo nazionale che accompagni e sostenga le transizioni e le riconversioni industriali. Il Fondo dovrà prevedere investimenti di sostegno al reddito, di formazione, di aggiornamento delle competenze per le lavoratrici ed i lavoratori, con l’obiettivo di “non lasciare indietro nessuno e di garantire l’occupazione”. COMPITI DEL CONGRESSO Il Congresso è chiamato ad attuare le decisioni assunte all’Assemblea Organizzativa su temi fondamentali per il futuro del sindacato confederale: il rapporto con i giovani, le strategie per incrementare gli iscritti, il rapporto e la presa in carico dei loro bisogni, il ruolo centrale del territorio e delle Camere del Lavoro, la piena inclusione e rappresentanza dei lavoratori e delle 10

lavoratrici migranti nel sindacato, la partecipazione ed il necessario protagonismo delle delegate e dei delegati, delle attiviste e degli attivisti e delle Leghe dello SPI, il processo di digitalizzazione per rinnovare ed integrare il nostro modello organizzativo ed il modo di comunicare, la centralità della formazione. Di particolare rilievo, da questo punto di vista, sarà la verifica di come abbiamo fatto vivere dentro e fuori di noi il tema delle politiche di genere. Si tratta non solo di verificare quanto si è fatto e di attuare quanto previsto dalle norme statutarie ma di agire per incidere sui nostri modi di lavorare e di discutere; come e quanto il tema della differenza di genere diviene contenuto condiviso nelle piattaforme contrattuali, tenendo presente che proprio il movimento e l’elaborazione delle donne ha dato un contributo importante alla critica dell’attuale modello di crescita, alla conseguente necessità di una nuova organizzazione del rapporto tra i tempi di lavoro e quelli di vita, al diritto alla condivisione del lavoro di cura con l’estensione dei congedi di paternità, alla necessità di uno stato sociale universale in grado di dare risposte efficaci. È necessario che la CGIL continui nel suo impegno teso a prevenire e contrastare ogni forma di violenza e di discriminazione nei confronti delle donne e di tutte le soggettività lgbtqi+, rivendicando il diritto all’autodeterminazione e contrastando la cultura patriarcale e l’idea del possesso, per difendere i diritti di tutte e tutti. A tale finalità sarà necessario mettere al centro dell’azione contrattuale e sociale il tema della dignità, della libertà, dei diritti, del lavoro e delle ingiuste disparità; consolidare i percorsi per la difesa e la conquista dei diritti sociali; favorire la cultura del rispetto, anche facendoci promotori di iniziative specifiche. Inoltre, il Congresso rappresenta l’occasione per approfondire l’elaborazione programmatica e la declinazione del nuovo modello di sviluppo, per dare seguito ad un confronto già avviato da tempo con soggetti, portatori di istanze collettive, che vogliono insieme a noi essere protagonisti di un cambiamento profondo della società, fondato sui diritti, sulle libertà e sulla pace. 11

DEMOCRAZIA, LIBERTÀ E CONTRATTAZIONE 1) La contrattazione come strumento di democrazia e libertà, ricomposizione del mondo del lavoro e di rinegoziazione dei poteri nei luoghi di lavoro e nei territori. Difesa, centralità e valorizzazione del CCNL come fondamentale strumento di tutela universale e di rappresentanza collettiva che unisce e include. La contrattazione collettiva, in tutte le sue declinazioni, è strumento fondamentale per la realizzazione degli obiettivi strategici della nostra organizzazione. Ad essa affidiamo la funzione di redistribuzione della ricchezza e il compito sempre più complesso di ricomposizione del mondo del lavoro. A fronte dell’estrema frammentazione dei cicli produttivi e dei processi di lavoro, la contrattazione deve ricomporre i legami dentro il mondo del lavoro, deve garantirne un governo unitario, deve essere un argine ai fenomeni di ricatto a cui la parte più debole è quotidianamente esposta. In questo senso, lo strumento della contrattazione deve agire costantemente per consentire alle lavoratrici e ai lavoratori di ridefinire gli equilibri di potere nei luoghi di lavoro in un processo che rafforzi la democrazia e la libertà tra le persone, che migliori le condizioni di lavoro e ampli gli spazi di partecipazione. Il contratto collettivo nazionale rimane il perno attorno a cui ruota questo complesso processo di ri - composizione: è insieme autorità salariale e leva per l’inclusione dei soggetti più deboli, garanzia di legalità e di valorizzazione della crescita professionale, conquista di un’identità collettiva e tutela di diritti individuali. La nuova stagione contrattuale, punterà, innanzitutto, a incrementi salariali che rispondano alla crescita dell’inflazione reale; nonché a rafforzare il tratto di inclusività sul versante delle diverse tipologie contrattuali, per superare la precarietà e le discriminazioni di genere e generazionali. Dobbiamo perseguire l’obiettivo di una decisa riduzione del numero dei CCNL. Per realizzare ciò serve sia un lavoro di coordinamento confederale delle politiche negoziali in funzione di un possibile superamento delle sovrapposizioni dei perimetri contrattuali, affermando il principio del Ccnl di riferimento e di miglior favore in termini salariali e normativi e rendere vincolante la modalità di confronto fra le Categorie e la Confederazione in relazione all’ampliamento delle sfere di applicazione o nel caso di attribuzione di nuovi settori, sia un provvedimento legislativo di sostegno all’esercizio della contrattazione collettiva, che assegni validità generale ai contenuti dei Contratti Nazionali, certifichi la rappresentanza delle parti che li stipulano. È necessario valorizzare nella bilateralità la funzione d’inclusione, di gestione delle tutele che vengono attribuite dalla contrattazione e/o dalle norme, rafforzandone la funzionalità e la trasparenza anche attraverso la verifica della loro governance. Elezione ed estensione delle rappresentanze sindacali in tutti i luoghi di lavoro. Per dare più forza alla rappresentanza e alla democrazia nei luoghi di lavoro, diviene strategico un impegno straordinario dell'organizzazione affinché si promuova un processo di elezione delle RSU in tutti i luoghi di lavoro con almeno quindici dipendenti, sperimentando anche forme di rappresentanza a livello territoriale, di zona o bacino elette dalle lavoratrici e lavoratori, dipendenti di aziende con meno di 15 addetti. Per la CGIL, in ogni caso, la nomina delle RSA dovrà avvenire attraverso la modalità elettiva. Solo attraverso un investimento straordinario sulla partecipazione e la democrazia nei luoghi di lavoro è possibile dare un ulteriore impulso all’estensione della contrattazione integrativa nelle realtà in cui non è presente, e al rafforzamento della stessa nelle realtà in cui è ancora troppo debole. 12

Dobbiamo migliorare le condizioni di lavoro delle persone conquistando il diritto alla contrattazione dell’organizzazione del lavoro e del tempo di lavoro, per mettere in discussione gli attuali equilibri di potere e nella continua ricerca di spazi di libertà nell’ambito della prestazione. I contratti collettivi nazionali di lavoro dovranno contenere al loro interno le norme per la validazione degli accordi e delle piattaforme. La contrattazione territoriale - sociale e per lo sviluppo - come strumento di sicurezza sociale, sviluppo sostenibile e di creazione di occupazione. Le alleanze sociali nel territorio come motore di trasformazione e di negoziazione. La contrattazione territoriale, anche alla luce degli investimenti del Piano di ripresa e resilienza e dei fondi strutturali europei, rappresenta l’obiettivo strategico per determinare le condizioni della sostenibilità sociale, economica e ambientale e per creare nuova occupazione, anche oltre i confini del mercato e, in particolare, nei beni comuni e nell’innovazione sociale, in continuità e connessione con le vertenze nazionali. La Cgil, a partire dal Mezzogiorno, deve raccogliere la domanda di partecipazione oltre i confini tradizionali della rappresentanza sindacale e del rapporto con Cisl e Uil e le associazioni datoriali, con le associazioni del territorio e la società civile organizzata per il confronto sugli obiettivi, la definizione concordata delle priorità e dei progetti, le eventuali campagne di sensibilizzazione e mobilitazione necessarie, il monitoraggio dei risultati e momenti congiunti e istituzionalizzati di consultazione e verifica. La contrattazione territoriale sociale, raccordandosi con la contrattazione aziendale, deve integrare i diritti del lavoro e di cittadinanza e rappresenta uno dei pilastri della nostra azione per la diffusione di un sistema dei diritti omogeneo in tutto il Paese. A partite dai coordinamenti confederali, va dato seguito a quanto deciso all’ultima Assemblea d’organizzazione in merito alla contrattazione sociale territoriale, facendola diventare un’azione contrattuale confederale estesa ed inclusiva che si affianca alla contrattazione di categoria per dare riposte concrete sia ai diritti del lavoro che a quelli e di cittadinanza. La contrattazione territoriale per lo sviluppo deve tradurre nel territorio i “piani” economici per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo. In questo ambito, infatti, risiedono i momenti di programmazione negoziata delle risorse – comprese quelle connesse ai fondi comunitari e del Pnrr – dedicate agli investimenti, pubblici e privati. Le filiere di intervento da potenziare sono la digitalizzazione, green economy e l’economia circolare e la rigenerazione urbana (riassetto idrogeologico e manutenzione del territorio, edilizia sostenibile, prevenzione antisismica e messa in sicurezza, bonifiche, protezione del paesaggio e delle coste), oltre che salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, integrazione socio-lavorativa cittadini migranti, formazione, politiche industriali territoriali e il sistema degli appalti di servizi. Una programmazione negoziata che passa attraverso una forte capacità di interlocuzione, anche vertenziale, con le istituzioni pubbliche in grado di orientare secondo una logica complementare gli strumenti finanziari a disposizione di co-programmare gli interventi in modo integrato a livello territoriale, di sostenere meccanismi attuativi efficaci. 2) Tempi, salari e formazione: i pilastri della contrattazione. I tempi di vita e di lavoro e gli orari: contrattare e co-determinare tempi e organizzazione del lavoro La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario è sempre più un obiettivo strategico per il movimento sindacale. Il salto tecnologico determinato dalla digitalizzazione e il cambio di paradigma ambientale comportano mutamenti profondi nel lavoro e una riduzione della manodopera necessaria per produrre la stessa ricchezza e perciò rendono ancora più necessario riconoscere il valore del lavoro anche in termini di tempo e la sua redistribuzione. Per raggiungere questo obiettivo serve una legislazione di sostegno, insieme ad un coordinamento delle politiche 13

contrattuali anche a livello europeo. In un mercato del lavoro polarizzato l’obiettivo della riduzione strutturale degli orari di lavoro deve essere accompagnato dal contrasto al part-time involontario e al lavoro fortemente discontinuo. La richiesta di riduzione degli orari di lavoro a fronte dell’aumento del numero dei turni per un maggiore utilizzo degli impianti o per rispondere alle esigenze di flessibilità della produzione e/o del servizio deve essere strategia contrattuale sempre più estesa. A queste esigenze delle imprese va fatto corrispondere la crescita dell’occupazione e riconoscimenti nei salari. Proponiamo un provvedimento legislativo che sostenga la redistribuzione e riduzione dei tempi e degli orari di lavoro e il diritto alla formazione permanente per una nuova occupazione stabile. Salari: superare l’Ipca depurato dai beni energetici. Salario minimo e valore erga omnes dei contratti. La crescita dell’inflazione, ha definitivamente superato il parametro dell’IPCA depurato dei beni energetici come riferimento del recupero del potere di acquisto nei CCNL. Non riconoscere questo cambiamento significherebbe programmare la riduzione strutturale dei salari, già fra i più bassi di Europa. Le piattaforme per il rinnovo dei CCNL in scadenza dovranno porsi l’obiettivo della crescita del complesso delle retribuzioni, a partire dal riconoscimento dell’inflazione effettiva, per tutelare il potere di acquisto, cui aggiungere gli altri indicatori che la contrattazione individuerà. Nella contrattazione di secondo livello elementi quali la qualità e la produttività acquisiti dovranno essere riconosciuti anche attraverso il consolidamento di quote del salario variabile; in ogni caso va affrontato il tema di una maggiore redistribuzione collettiva della massa salariale tra le lavoratrici e i lavoratori, anche a termine, e contrastata una gestione unilaterale di quote crescenti di salario individuale discrezionale. La proposta avanzata dal Ministero del Lavoro di rispondere alla Direttiva europea del salario minimo prendendo a riferimento il trattamento economico complessivo definito dal CCNL del settore firmato dalle Organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative è condivisibile. Il nostro obiettivo è di dare attuazione alla Costituzione e attribuire la validità erga omnes dei contratti nella loro interezza, a partire dal tema del salario. Dalle 150 ore al diritto soggettivo ed universale alla formazione permanente e alla conoscenza per contrastare l’esclusione nel lavoro e nella cittadinanza. La formazione continua e la formazione permanente devono essere riconosciute come diritto soggettivo ed universale. È necessaria un’ottica di sistema, attraverso tre scelte strategiche: centralità del sistema pubblico di istruzione degli adulti; coerenza con le politiche del sistema di istruzione; politiche di sostegno all’esercizio del diritto al mantenimento e all’elevamento dei propri livelli di istruzione. Un sistema di istruzione e formazione altamente qualificato e inclusivo, capace di innalzare il livello di conoscenza e competenza dei cittadini di ogni età e di ogni territorio, è il principale strumento per contrastare le disuguaglianze e partecipare attivamente al mercato del lavoro senza subirne i cambiamenti. La contrattazione svolge per queste finalità, che i Fondi Interprofessionali e la bilateralità contrattuale devono sostenere ed accompagnare, un ruolo decisivo. Particolare attenzione va posta anche ai rapporti di lavoro precari e ai settori in cui sono prevalenti i rapporti di lavoro stagionali, discontinui o part-time al fine di garantire, anche in questi contesti, il diritto alla formazione e la sua certificabilità. Va sostenuto il diritto soggettivo alla formazione continua in orario di lavoro, anche con metodologie quali la FAD nelle sue diverse modalità. Per raggiungere questi obiettivi gli strumenti da agire, oltre la contrattazione collettiva, sono:  Fondo Nuove Competenze, da riqualificare per sostenere l’aggiornamento degli occupati finalizzato a rispondere alle sfide della transizione digitale ed ecologica. 14

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