Congresso XIX documento 1

Anche per queste ragioni è cresciuta in tutti i Paesi europei una destra nazionalista e xenofoba. La presenza di culture e forze nazionaliste e neofasciste colpisce la partecipazione democratica e il mondo del lavoro e propone un modello di società non coerente con i nostri valori. Il sindacato, infatti, è un obiettivo prioritario di questi movimenti LA GUERRA, L’EUROPA, IL NUOVO ORDINE MONDIALE Un nuovo drammatico conflitto si sta svolgendo nel cuore dell’Europa. La responsabilità di questa guerra è della Russia con la sua ingiustificabile e inaccettabile decisione di invadere l’Ucraina portando una grave lesione al diritto internazionale, all’autonomia e all’autodeterminazione di un popolo e di un Paese. In difesa di questo diritto sosteniamo il popolo ucraino con aiuti umanitari e progetti di accoglienza. Il livello dello scontro sta sempre più salendo e la guerra sta ridisegnando l’assetto geopolitico del mondo, mettendo anche in discussione la deterrenza quale strumento di equilibrio tra potenze nucleari. Ritorna la logica dei blocchi militari, viene meno la neutralità e il non allineamento della Svezia e della Finlandia. La Russia, con l’invasione dell’Ucraina, ha affermato di voler cambiare il corso e i valori della politica sostituendo “l’universalismo dei diritti” con un nuovo “pluralismo dei valori” e di far valere – in alternativa alla mediazione dei diversi interessi – il principio dei rapporti di forza e il conseguente ricorso al conflitto armato, quale strumento di riduzione delle controversie internazionali. Bisogna adoperarsi per fermare il conflitto armato in Ucraina e conquistare il negoziato. Oggi la guerra nucleare è una minaccia reale alla sopravvivenza del genere umano. È il momento di riprendere l’appello promosso nel 1955 da Einstein e Russel, portato avanti da Gino Strada con Emergency, ripreso di recente da Papa Francesco, che chiedeva a tutti i governi del mondo di rinunciare alla guerra e “trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutte le controversie”. Anche per questa ragione siamo contro le politiche di riarmo. Il conflitto in corso si riflette inevitabilmente sulla Cina. La sua apertura alla Russia era concepita quale risposta alle intenzioni degli Stati Uniti d’America di isolarla e ridurne le possibilità egemoniche. Inoltre, la Russia poteva rappresentare un fondamentale fornitore di materie prime. Il conflitto in corso mette in crisi questi presupposti. A ciò si aggiunge che l’epidemia di Covid-19 rallenta la circolazione delle merci e l’economia nel suo complesso. Un’altra crisi che si aggiunge ad un quadro già di per sé grave. È necessario che l’Europa maturi una propria visione in autonomia perché questa guerra è dentro il nostro territorio. L’Unione Europea deve dotarsi di una politica estera e, conseguentemente, di una politica di difesa comune, fondata sul concetto di sicurezza condivisa, ripartendo dalle finalità della conferenza di Helsinki per un’Europa di pace. In gioco vi è la sua stessa esistenza politica. Diversamente dalla Polonia e dai Paesi baltici, Francia, Spagna, Germania e Italia stanno chiedendo una soluzione politica e negoziata del conflitto, consapevoli dell’insostenibilità economica e sociale delle sue conseguenze. Bisogna allora rimettere in moto la politica per un immediato cessate il fuoco, condizione necessaria per arrivare ad una Conferenza Internazionale di pace, come proposto dal Presidente Mattarella. Il multilateralismo è l’unica strada possibile ed è un’Europa sociale unita, autonoma, che può costruirlo e affermarlo. In questo senso, intendiamo rafforzare il quadro di alleanza sindacale sulla Sicurezza Comune per impegnarci, a livello internazionale ed europeo, per il disarmo e per il ripristino dei trattati sul controllo degli armamenti. Lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, sono tra coloro che maggiormente subiscono le conseguenze delle guerre. Vengono colpiti i diritti e l’esercizio democratico atto a cambiare e migliorare le proprie condizioni. I conflitti, inoltre, alimentano nazionalismi, contrappongono i lavoratori tra loro e minano alle fondamenta il principio della solidarietà. Rafforzeremo l'impegno della CGIL per sostenere i sindacati democratici e rappresentativi nel mondo, alimentando la 3

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