Congresso XIX documento 1

Dobbiamo migliorare le condizioni di lavoro delle persone conquistando il diritto alla contrattazione dell’organizzazione del lavoro e del tempo di lavoro, per mettere in discussione gli attuali equilibri di potere e nella continua ricerca di spazi di libertà nell’ambito della prestazione. I contratti collettivi nazionali di lavoro dovranno contenere al loro interno le norme per la validazione degli accordi e delle piattaforme. La contrattazione territoriale - sociale e per lo sviluppo - come strumento di sicurezza sociale, sviluppo sostenibile e di creazione di occupazione. Le alleanze sociali nel territorio come motore di trasformazione e di negoziazione. La contrattazione territoriale, anche alla luce degli investimenti del Piano di ripresa e resilienza e dei fondi strutturali europei, rappresenta l’obiettivo strategico per determinare le condizioni della sostenibilità sociale, economica e ambientale e per creare nuova occupazione, anche oltre i confini del mercato e, in particolare, nei beni comuni e nell’innovazione sociale, in continuità e connessione con le vertenze nazionali. La Cgil, a partire dal Mezzogiorno, deve raccogliere la domanda di partecipazione oltre i confini tradizionali della rappresentanza sindacale e del rapporto con Cisl e Uil e le associazioni datoriali, con le associazioni del territorio e la società civile organizzata per il confronto sugli obiettivi, la definizione concordata delle priorità e dei progetti, le eventuali campagne di sensibilizzazione e mobilitazione necessarie, il monitoraggio dei risultati e momenti congiunti e istituzionalizzati di consultazione e verifica. La contrattazione territoriale sociale, raccordandosi con la contrattazione aziendale, deve integrare i diritti del lavoro e di cittadinanza e rappresenta uno dei pilastri della nostra azione per la diffusione di un sistema dei diritti omogeneo in tutto il Paese. A partite dai coordinamenti confederali, va dato seguito a quanto deciso all’ultima Assemblea d’organizzazione in merito alla contrattazione sociale territoriale, facendola diventare un’azione contrattuale confederale estesa ed inclusiva che si affianca alla contrattazione di categoria per dare riposte concrete sia ai diritti del lavoro che a quelli e di cittadinanza. La contrattazione territoriale per lo sviluppo deve tradurre nel territorio i “piani” economici per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo. In questo ambito, infatti, risiedono i momenti di programmazione negoziata delle risorse – comprese quelle connesse ai fondi comunitari e del Pnrr – dedicate agli investimenti, pubblici e privati. Le filiere di intervento da potenziare sono la digitalizzazione, green economy e l’economia circolare e la rigenerazione urbana (riassetto idrogeologico e manutenzione del territorio, edilizia sostenibile, prevenzione antisismica e messa in sicurezza, bonifiche, protezione del paesaggio e delle coste), oltre che salvaguardia e valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, integrazione socio-lavorativa cittadini migranti, formazione, politiche industriali territoriali e il sistema degli appalti di servizi. Una programmazione negoziata che passa attraverso una forte capacità di interlocuzione, anche vertenziale, con le istituzioni pubbliche in grado di orientare secondo una logica complementare gli strumenti finanziari a disposizione di co-programmare gli interventi in modo integrato a livello territoriale, di sostenere meccanismi attuativi efficaci. 2) Tempi, salari e formazione: i pilastri della contrattazione. I tempi di vita e di lavoro e gli orari: contrattare e co-determinare tempi e organizzazione del lavoro La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario è sempre più un obiettivo strategico per il movimento sindacale. Il salto tecnologico determinato dalla digitalizzazione e il cambio di paradigma ambientale comportano mutamenti profondi nel lavoro e una riduzione della manodopera necessaria per produrre la stessa ricchezza e perciò rendono ancora più necessario riconoscere il valore del lavoro anche in termini di tempo e la sua redistribuzione. Per raggiungere questo obiettivo serve una legislazione di sostegno, insieme ad un coordinamento delle politiche 13

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