Itaca n. 6 - page 1

visionari
di Hamadi ben Abdesslem
I
l 18 marzo 2015 due terroristi irrom-
pono nel Museo nazionale del Bardo.
Nell’attentato, che sarà rivendicato
dallo Stato Islamico, moriranno 24
persone.
I feriti saranno 45, molti dei quali turisti stra-
nieri. Si tratta della strage più sanguinosa ac-
caduta in Tunisia.
Quel giorno Hamadi ben Habdesslem, si tro-
va all’interno della struttura museale, per ac-
compagnare un gruppo di italiani.
Ho iniziato a fare la guida negli anni ’70, ho
studiato italiano e ho continuato la mia car-
riera di guida in Tunisia. Ho guadagnato la
simpatia di molti tour operator italiani e sono
diventato il loro rappresentante nel Paese. Ho
anche accompagnato diversi italiani all’este-
ro, in Costa d’Avorio, Senegal, Malta, Egitto
e Marocco, e poi sono tornato in Tunisia e ho
continuato a fare la guida.
Di solito io mi occupavo delle visite a Cartagi-
ne o alla medina di Tunisi, ma il caso ha voluto
che il 18 marzo 2015 mi capitasse il gruppo
che aveva in programma il Museo del Bardo.
Siamo arrivati al Bardo verso le 11 e abbia-
mo iniziato la nostra escursione. Era tutto
tranquillo. Siamo entrati al Museo, e non c’e-
ra niente di particolare, ma dopo mezz’ora
abbiamo iniziato a sentire delle sparatorie.
Non ho pensato subito a un attentato, non
mi sembrava possibile. Credevo invece che
fosse un’esercitazione militare, perché vicino
al Museo c’è una caserma. È stato uno dei
turisti a dirmi “ti sbagli Hamadi, è proprio un
attentato”, e poco dopo abbiamo visto una
pallottola passare vicino a noi.
A quel punto ci siamo messi tutti a terra
con un grande silenzio, e su di me, non
so come, è scesa una grande tranquil-
lità.
Conoscendo un po’ il museo, mi sono
diretto insieme a 45 turisti verso le scale che
portano all’amministrazione. Da lì poi c’è una
porta che dà sull’esterno, quindi siamo usciti
e abbiamo attraversato tutto il parco, fino ad
arrivare alla questura del Bardo, dove ci sia-
mo rifugiati.
Noi ci siamo salvati, ma due minuti dopo la
nostra fuga nella sala stessa dove eravamo
sono morte nove persone.
Mi commuovo quando mi definiscono un
“angelo custode”. Io credo molto in Dio,
e dico che la volontà di Dio ci ha porta-
to fuori. Noi vogliamo che questa pace
rimanga per sempre.
La storia di Hamadi si inserisce tra quelle dei
musulmani che alzano la testa contro l’estre-
mismo e dichiarano con forza la lontananza
del loro credo da questi inni di violenza.
Il 15 luglio 2016 a lui è stato dedicato uno
degli alberi del Giardino dei Giusti di Tuni-
si, il primo in un Paese arabo.
Le parti in corsivo sono prese dagli articoli
su Hamadi ben Abdesslem apparsi su
www.
gariwo.net
.
Itaca
AMA AQUILONE - Contrada Collecchio, 19 - 63082 Castel di Lama (AP) - tel. 0736.811370 -
- info:
- Dicembre 2016
Papillon
illustrazione di Elisa Talentino
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