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Da Arquata del Tronto l’impegno di
“Chiedi alla povere”, un gruppo di
giovani uniti “nel campo della pulita
informazione” e promotori di una
ricostruzione partecipata, volta alla
sostenibilità ed alla custodia delle radici
più profonde del territorio.
Dei ragazzi di “Chiedi alla Polvere”
S
ono i primi giorni di settembre e ci ri-
troviamo qua, nelle interminabili gior-
nate al campo di Borgo, scandite da
ritmi insoliti, rumori estranei, via vai di
gente sconosciuta mescolata alle solite perso-
ne. Dentro questo tempo sospeso abbiamo
facce stanche e sguardi logori, come quelli di
turisti al ritorno di una vacanza andata molto
male… un naufragio di massa. Siamo tutti
dentro la stessa storia eppure nessuno di noi
sente esattamente quello che prova il suo vici-
no: un coro di dolori singoli, perdite intime,
speranze effimere, sentimenti rimestati e con-
fusi come le perle di un caleidoscopio in con-
tinua rotazione.  I giornalisti appollaiati sulla
strada sopra sembrano avvoltoi in attesa di un
segnale, pronti a scattare alla vista di un pian-
to come di un palloncino. La polvere è ovun-
que: sui vestiti, dentro gli occhi, nelle scarpe,
nella tenda, la polvere ha nascosto e sospeso
il respiro a tutti quelli che erano lì, per la stra-
da quella notte. Alla fine si è posata su altra
polvere e in quel buio muto ha coperto vite,
identità, ricordi e  sacrifici. Ha inghiottito un
mondo. Il nostro mondo. 
“Stiamo vicini, restiamo uniti”… qualcuno lo
dice, altri lo pensano, molti lo fanno e noi lo
stiamo facendo, è la nostra forza, lo è sem-
pre stata, forse oggi la nostra storia diventa
anche più chiara e sembra voler ricominciare
proprio nel punto in cui sembrava finita.  
In questo limbo di attesa c’è un giorno che
può essere diverso dagli altri e per noi è stato
quello in cui abbiamo deciso di ricominciare
da quel poco che avevamo...
Siamo un gruppo di 15 ragazzi
di età compresa tra i 17 e i 22 anni,
ci impegniamo  principalmente nel
campo della pulita informazione
per poi abbracciare altri progetti
volti alla ricostruzione del
tessuto sociale, economico
e turistico del proprio paese.
Siamo nati inizialmente come pagina Face-
book, piattaforma sicuramente più semplice
ed efficace per dei ragazzi inesperti per dif-
fondere la propria iniziativa, ma con l’aiuto
di molti amici ed associazioni affini ci stia-
mo espandendo. Grazie soprattutto alla no-
stra amica
Elena Pascolini
e
Sara Vegni
,
quest’ultima membro di
Actionaid
, siamo in
seguito diventati un’associazione no profit
con un proprio conto corrente così da acco-
gliere le richieste di coloro che ci scriveva-
no sulla pagina Facebook chiedendoci a chi
avrebbero potuto indirizzare le proprie dona-
zioni e di chi voleva già indirizzarle a noi. 
Ora, dopo innumerevoli incontri con asso-
ciazioni, privati e amministrazioni abbiamo
in mente molti progetti di ricostruzione so-
cio-economica (e non) tra cui alcuni, come
ad esempio quello della costruzione di un
centro polivalente in paglia, sono già una fu-
tura realtà grazie a donazioni mirate e all’aiu-
to di professionisti. Come accennato ci sono
molti progetti di eco-sostenibilità che mirano
sia ad una ricostruzione partecipata (e quindi
del tessuto sociale) sia allo sfruttamento del-
le potenzialità del territorio, cercando di inte-
grare l’opera naturale con quella artificiale e
di ottenere così sia la conservazione dell’am-
biente che una ricostruzione valida, sicura e
controllata e magari una rinascita dal punto
di vista turistico. Ovviamente sottolineiamo
che non avendo potere decisionale o simile
le nostre rimangono sempre idee e progetti
e dovranno sempre essere accolte o respinte
dall’amministrazione. 
Abbiamo poi in mente progetti volti alla riva-
lutazione delle tradizioni come la trascrizione
della storia e dei miti che circondano il nostro
territorio e anche semplici raccolte di ricette
tipiche e affini.
Vogliamo semplicemente impedire che il
nostro paese cada nel dimenticatoio aiu-
tandolo nella rinascita spirituale ed eco-
nomica come meglio possiamo, raccon-
tando passo dopo passo come ci si rialza
dalla polvere.
attualità
il mondo piccolo
Ricostruire l’anima dei luoghi
Il Coraggio non trema
Intervista ad Anna Casini, Vicepresidente
della Regione Marche.
Di Redazione
I
l sisma che ha colpito il nostro terri-
torio è una ferita aperta, sia in termini
materiali che in termini umani. Qual è
oggi la situazione?
Purtroppo il sisma non è ancora finito, per-
ché comunque le scosse continuano. Dal 24
di agosto i sismi sono stati tre, quindi le ferite
sono state tante. La situazione è molto com-
plessa, i danni sono estesi ed i comuni colpiti
sono tanti. Sono state colpite sia le residen-
ze private, che le opere pubbliche, proprio
il cuore del sistema sociale, e quindi molte
Chiese, molti Municipi, e le scuole. In questo
momento si cerca di far ripartire tutte le atti-
vità, soprattutto sociali.
Quando un territorio è sconvolto da una
tragedia ambientale di queste proporzioni
ci si interroga sulla possibilità di interve-
nire non solo sull’emergenza, ma su una
prevenzione legale e trasparente. In molti
contesti di dibattito è emerso che parlare
di “fatalità” è un torto all’intelligenza. Qual
è la sua opinione su questo aspetto?
Parlare di “fatalità” è sicuramente un torto
all’intelligenza. Oggi si può prevedere dove
ci saranno terremoti, di che magnitudo sa-
ranno, ma non possiamo prevedere quando.
Bisogna fare molto di più per la prevenzione.
Abbiamo un patrimonio immobiliare molto
antico e sismicamente non adeguato. Stiamo
redigendo la nuova Legge Regionale Urba-
nistica che in parte parla proprio di questa
necessità di adeguamento, non solo dal pun-
to di vista, come si è fatto fino ad adesso,
“energetico”, ma anche dal punto di vista si-
smico, con tutta la problematica del dissesto
idrogeologico. Le tematiche sono legate, nel
senso che molto spesso il danno da terremo-
to è determinato sia dal tipo di costruzione
che dal luogo e dal tipo di terreno sul quale
è stata costruita. Dobbiamo fare di più per la
microzonazione sismica e bisogna comincia-
re a pensare che con il terremoto dovremo
convivere.
Restare vicini alle proprie radici è un dirit-
to, è in circostanze tragiche come questa
che l’Italia torna a manifestare il suo gran-
de cuore ed il suo essere comunità. Lei
è stata tra i primi a raggiungere i territori
colpiti dal sisma, che idea si è fatta delle
molteplici azioni di solidarietà, soprattut-
to quelle più silenziose dei volontari che
si sono avvicendate a sostegno della po-
polazione?
C’è stato un atteggiamento meraviglioso da
parte delle associazioni, un impegno mera-
viglioso da parte della Protezione Civile, un
impegno meraviglioso anche da parte di tutto
il sistema socio-sanitario. Già subito dopo la
scossa del 24, la mattina del 24, erano pre-
senti non soltanto degli operatori sanitari, ma
anche degli psicologi, che hanno supporta-
to la popolazione sconvolta dalla perdita di
parenti, familiari, amici o della propria casa.
Una grande solidarietà, che continua, anche
se le luci pare si siano spente, perché magari
i media non parlano più del terremoto, come
se fosse finito. Ed è una solidarietà anche
ben gestita, nel senso che tutti chiedono di
poter aiutare, sia dal punto di vista dell’aiuto
diretto, sia dal punto di vista dell’aiuto eco-
nomico. Chiedono “cosa posso fare?”, que-
sto è molto importante. Non sempre siamo in
grado di poter dare delle risposte, perché si
comincia a parlare di ricostruzione, ci sono
tutte le norme per poter ricostruite, ma siamo
ancora in un a fase emergenziale.
Ha più volte dichiarato di essere una per-
sona amante della montagna e del suo si-
lenzio; al di là del ruolo istituzionale che ri-
copre, quali sono i sentimenti più ricorrenti
di fronte alla devastazione di un luogo che
possiede una così grande carica spirituale ?
Sono molto legata a quei luoghi, perché
sono i luoghi della mia famiglia, le mie radici,
e quindi sono i miei luoghi. Il Vettore è ciò che
vedo uscendo di casa, nella nostra casa in
montagna, e dal Vettore ho sentito un rumore
tremendo, quello del primo terremoto e del
secondo terremoto. Un posto che è sempre
stato un luogo di ristoro e un luogo di tran-
quillità, di quiete, un luogo sicuro, è diventato
un luogo di paura, quasi nemico. Per pochi
minuti, perché è tornato ad essere un luogo
amato immediatamente dopo, perché anche
quel luogo ha subìto il terremoto, la Natura è
cambiata, il Vettore è cambiato. Quei luoghi
sono stati anche loro violati. Il sentimento,
quando vedo le macerie, è un sentimento di
dispiacere, di paura che non tutto torni come
prima. Parallelamente però c’è una grande
tenacia, una grande volontà e l’idea che si
possa e si debba ricostruire l’anima di quei
luoghi. Forse “tutto com’era e dov’era” come
dice Errani, non sarà possibile, né dal punto
di vista tecnico né da quello urbanistico. Però
ricostruire l’anima di quei luoghi per farci tor-
nare i residenti e per far tornare chi, come me
e tanti altri, ha la casa di famiglia, le radici,
credo che sia un obiettivo importante.
Dopo il sisma è esplosa, da parte degli
abitanti delle zone colpite, la volontà di
resistere alla disperazione, raccontando,
documentando, e cercando di ridestare,
da subito, attraverso diversi linguaggi,
l’anima di una terra. Quanto è importante
l’attaccamento al territorio per una vera
opera di ricostruzione?
Determinante. La fortuna è che ci sono tanti
ragazzi che hanno scelto di rimanere in que-
sti luoghi, pur sapendo che rimanere in zone
montane significa avere meno servizi, pen-
siamo alla viabilità, alle scuole, al fatto che
c’è di inverno la neve, a tutti i disagi che ci
possono essere anche di tipo meteorologico.
Scegliere di rimanere lì è scegliere di combat-
tere, di amare e combattere anche con la Na-
tura. Credo che la loro tenacia sarà una forza
ulteriore, perché molti intendono rimanere,
quindi noi dobbiamo assolutamente, tutti in-
sieme, parlo a nome delle Istituzioni, facilitare
questo percorso di ricostruzione e, soprattut-
to, far capire che non sono soli e che possia-
mo ridare loro la speranza. Ma dobbiamo ri-
dare loro anche una prospettiva, perché oggi
abbiamo il dovere di guardare in particolare
le aree interne come a delle aree che hanno
grandissime risorse e che possono bilancia-
re, dal punto di vista turistico, idrogeologico
e sociale, tutta la nostra regione Marche. Per
bilanciare l’ipertrofia della costa dobbiamo
pensare a delle strategie. Per quello che ri-
guarda l’agricoltura lo si sta già facendo.
Ho incontrato il ministro Martina con gli altri
assessori il giorno 27, subito dopo la prima
scossa del 24, ed il giorno 1 di novembre,
quindi subito dopo il sisma del 30. Il Governo
coprirà il 17% del PSR, 538 milioni di euro,
per 4 anni, quindi quasi 16 milioni l’anno, per
una strategia delle aree interne, ed è già un
passo. Inoltre il Ministero dell’Agricoltura ha
deciso di stanziare circa 400 euro a capo di
bovino come un aiuto per il reddito che è an-
dato perso. Nel frattempo stiamo realizzando
le piazzole per mettere le stalle, il Governo ci
ha consentito di andare oltre il quinto d’obbli-
go, quindi di poterne acquistare non soltanto
il 20% in più, ma tutte quelle che ci servono.
Stiamo lottando contro il tempo per consen-
tire agli animali di sopravvivere all’inverno,
perché soprattutto nelle zone montane stanno
scendendo adesso dai pascoli, quindi vanno
ricoverati urgentemente.
Cosa può fare un cittadino per aiutare il
territorio colpito dal sisma?
Un cittadino può innanzitutto mantenere at-
tiva l’attenzione e pensare che il sisma non è
finito, il sisma c’è ancora, e che queste po-
polazioni hanno bisogno di essere aiutate in
tutti i modi. La Regione Marche sta dando un
grande aiuto, in particolare abbiamo pensa-
to, col Servizio Agricoltura, di creare un sito
nel quale sono elencati tutti i prodotti agroa-
limentari, certificati (dai DOP al QM=qualità
marche) e non, delle Marche. È un sito aper-
to, tutti i produttori si possono iscrivere, noi
abbiamo già inviato la comunicazione a tutte
le associazioni di categoria. I cittadini potran-
no scegliere i prodotti da acquistare, maga-
ri anche comprandoli direttamente dal sito
dell’azienda. Così è nato “Sostieni le Marche”
un portale che la Regione mette a disposizio-
ne dei cittadini, perché non vogliamo che ci
siano sciacallaggi dal punto di vista agroali-
mentare. Dobbiamo aiutare le zone colpite, il
cittadino può scegliere di farlo, sostenendo la
qualità dei prodotti della nostra regione.
Le Marche vantano, oggi, sei Dop
(denominazioni origine protetta), set-
te Igp (indicazioni geografiche protet-
te) e una Sgt (specialità
tradizionale garantita), alle quali
vanno aggiunte le denominazioni
vitivinicole, per un totale di 35
produzioni a indicazione geografica.
Inoltre altri 84 prodotti sono certificati con il
marchio QM e 151 sono iscritti nell’elenco
nazionale. A questi dati si sommano gli oltre
55mila ettari coltivati ad agricoltura biologica
(più del 10% della superficie regionale) che
coinvolge oltre 2.100 operatori marchigiani.
Non da ultimo, sono circa cento le aziende
che aderiscono al Sistema qualità nazionale
di produzione integrata, di recente attivazio-
ne. La maggior parte di queste produzioni
certificate sono state danneggiate dal sisma,
con il caso eclatante del Ciauscolo Igp, per il
quale la Regione ha già chiesto al Ministero
deroghe sul disciplinare.
Gli interessati possono chiedere informa-
zioni contattando l’assessorato regionale
all’Agricoltura (071/8063886, 071/8063545,
071/8063600).
Una sezione dedicata del sito “Sostieni le
Marche”, in corso di implementazione è rag-
giungibile direttamente dalla homepage del
sito
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