Itaca n. 9 - page 8

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CULTURA •
OSSIMORI
Nel cuore delle Marche, a Belvede-
re Ostrense in Provincia di Ancona
-
cinale che imprime nelle trame dei
suoi tessuti storie e antiche ricette.
“Circondarsi di elementi naturali è
uno dei modi più semplici per ritor-
nare a sentirsi, per connettersi con il
gnare le antiche tecniche tintorie e per-
mettere, a chiunque lo voglia, di speri-
mentarle.
Per la tintura si utilizzano parti del-
cortecce. Oltre alla
Reseda luteola
che
Sandra coltiva personalmente nel cuore
delle Marche, a
Belvedere Ostrense
in
brare la mente, assaporavo odori e colori
dell’ambiente circostante. La biologia mi
ha sempre affascinato ed in particolare
le piante, per la loro capacità di adattarsi
all’ambiente circostante e per il modo in
cui comunicano fra loro e con la terra.
Anche i composti colorati o cromofo-
ri, che si possono estrarre dalle piante,
sono sostanze che esse utilizzano per
ne che è quella di produrre in modo na-
turale piante e colori per tessuti. Credere
ridurre gli sprechi nella vita di tutti I gior-
ni e di valutare cosa è prioritario e cosa
e in modo più semplice. Questo non mi
La bellezza è una ferita
C’
Di Eleonora Tassoni
è una grande saggezza nel binomio apparente ossimorico “incurabile
bellezza” che fa da tema centrale ad Ama Festival. Quando per la prima
volta mi è stato rivelato il titolo, così evocativo e profondo, ho avvertito
come una vertigine. La ragione di questa sensazione destabilizzante
eppure esaltante è semplice. Siamo abituati a pensare
la bellezza associata solo a concetti positivi: il bello è
perfezione, il bello è, nel nostro mondo contemporaneo,
sinonimo di successo e approvazione. Tale accezione
della bellezza è solo una scheggia. La bellezza è una
parola-mondo che contiene, come l’Aleph, l’intero
universo. Alla bellezza ben si addice l’incurabilità e la
ferita. Se a prima vista questo accostamento sembra
fuori luogo pensate alla pratica del Kintsugi giapponese
oppure provate a guardare meglio la passione di Cristo.
In fondo la luce della salvezza passa attraverso le piaghe della più ignominiosa delle
morti, quella sulla croce. Alla bellezza che subisce i colpi e che continua a rialzarsi
dedico questo percorso di lettura. Il primo libro che segnalo è un romanzo di Erri De
Luca, “La natura esposta”: uno sculture, una statua ferita, il senso più profondo di
che cosa vuol dire farsi carne. Nel testo troviamo l’immagine di un Crocefisso
sfregiato che le mani del protagonista sono chiamate a sanare. Un lavoro di restauro
dell’oggetto che diventa ricostruzione del senso della vita. Ma solo accettando che
il colpo c’è stato e ha lasciato il suo “sigillo” sarà possibile giungere a una bellezza
nuova, ancora più splendente perché solcata dal taglio. Il secondo libro che includo
è un saggio, ma evocativo e illuminante. Si tratta del
“Codice dell’anima” di James Hillman. Tutti abbiamo
una voce dentro e la nostra bellezza più essenziale
troverà la strada per uscire se l’ascoltiamo. Il Daimon di
Socrate è l’incarnazione di questa voce citata da
Hillman. È l’energia dell’anima che si fa garante della
nostra autenticità, e ci richiama a farci degni di ciò che
siamo. Voglio chiudere questo viaggio letterario, che
per la natura stessa dell’argomento è destinato a essere
incompleto, con una poetessa. Perché le parole-mondo
respirano meglio tra le ampie stanze della poesia (come avrebbe detto anche Emily
Dickinson). Di Alda Merini, che della sua carne ha fatto bellezza e ferita, vi cito la
raccolta “Vuoto d’amore” e con essa i versi più amati della voce:
“Sono nata il ventuno a primavera/ma non sapevo che nascere folle,/aprire le
zolle/potesse scatenar tempesta”.
La bellezza è una
parola-mondo che contiene,
come l’Aleph, l’intero universo.
Alla bellezza ben si addice
l’inguaribilità e la ferita.
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