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INTERVISTE •
PERL’APPUNTO
Incurabilità,
imperfezione, unicità, bellezza
Di Redazione
L
Raffaella Bortino psicologa psicotera-
peuta arteterapeuta. Specializzata nel
campo della doppia diagnosi, autrice di
numerosi articoli scientifici e di pubbli-
cazioni, direttrice didattica de “Il Porto
ADEG” di Torino in collaborazione con
la New York University, membro
dell’Associazione Americana Arte
Terapia, della Società Italiana di Medi-
cina Psicosomatica e della Società
internazionale
di
psicopatologia
dell’espressione.
a Sua esperienza professio-
nale inizia nel 1968, quando
nel nostro Paese il dibattito
sull’apertura degli ospedali
psichiatrici conosce una svolta cultu-
rale senza precedenti. Che cosa
ricorda di quel periodo?
Ricordo che il manicomio di Collegno
era solo urla, puzza di piscio ed elettro-
shock. Pascal fece la rivoluzione, io con
Piero Gilardi ed un gruppo di artisti
abbiamo portato l’arte come strumento
che riconosceva il tumulto dell’essere
umano e offriva la possibilità di uno
strumento per uscire, raccontare e
trasformare.
A quarant’anni dalla Legge Basaglia,
quale pensa possa essere il bilancio di
questa riforma psichiatrica che fece
dell’Italia un esempio unico in Europa,
tra elogi e diffidenze, riconoscendo
appieno i diritti umani dei pazienti
seguiti e curati nelle strutture?
Della Basaglia non posso che dire bene,
tutti ormai sanno cosa era il mondo
manicomiale pre-Basaglia e non può
essere messo in dubbio che nulla di
buono poteva accadere in quelle prigio-
ni. In aggiunta in Piemonte si è gestita la
situazione al meglio attraverso repartini
e cliniche che hanno dato un contenito-
re e costruito percorsi per i pazienti che,
chiusi i manicomi, necessitano comun-
que di cura e attenzione.
provenienti da zone di guerra, favoren-
done la pratica come mezzo di cono-
scenza e liberazione della propria realtà
interiore.
Che l’artista cerchi un ritorno all’origine
dell’espressività come forza pura o che
racconti una storia giocando con la
propria memoria e quotidianità, ciò che
ci interessa è il superamento del proces-
so creativo in quanto prodotto di regole
tecniche, materiali o di scopo. Il nostro
approccio parte da un’attenzione
all’espressività in sé, proponendosi però
di esplicarne la dimensione psicologica,
estetica o sociologica, senza che un
orientamento prevalga sull’altro.
Non solo spazio espositivo, ma anche
atelier e galleria studio, in cui gli artisti
possono creare liberamente. Un vasto
programma di attività, tra cui incontri
con gli artisti, laboratori di arti – terapie e
presentazioni di manufatti realizzati da
residenti di comunità terapeutiche,
permette di mettere in luce la genesi e la
vita del processo creativo, nelle sue
innumerevoli manifestazioni.
La Galleria Gliacrobati, situata in Via
Ornato 4 a Torino, nasce dalle Comunità
terapeutiche Fermata d’autobus e
Fragole Celesti con cui collabora
nell’esposizione degli artisti residenti e,
attraverso
i
suoi
terapeuti,
nell’organizzazione di laboratori di
arti-terapie per le scuole elementari e
medie.
Il pubblico, all’inizio maggiormente del
settore, oggi diventa maggiormente
trasversale e fidelizzato ad un’arte che,
superando le etichette di “brut” o
“irregolare” resta esclusivamente “incu-
rabile bellezza”.
Che cos’è per Lei “Incurabile Bellezza”?
D’istinto, rispetto alla vostra domanda
ho pensato che, se fosse un modo per
definire la follia come bellezza, allora
penso alla follia di Holderlin o di Walser,
al genio e follia di Jaspers, a Van Gogh,
etc... Dunque come mai la bellezza e la
creatività artistica si apparentano a volte
alla follia, all’incurabilità? Rilke nella
prima elegia duinese diceva che il bello
è soltanto l’inizio del terribile (perché
distrugge i nostri schemi ad esempio
aggiungo io).
Nel concreto se pensassi che incurabili-
tà=imperfezione=unicità=bellezza allora
l’incurabile bellezza è ciò che si mette in
mostra nella nostra galleria, l’arte che
nasce da una sofferenza, che diventa
pulsione e che genera benessere.
Nel 1983 è fondatrice della Comunità
Il Porto a Torino, nel 1998, assieme ad
un gruppo di professionisti nel settore
delle dipendenze patologiche, onda
Fermata d’Autobus, un circuito di
cura che si occupa di accogliere
persone in doppia diagnosi. Il nome
“Fermata d’Autobus” è ispirato ad un
celebre film interpretato da Marilyn
Monroe. Ci parla di questo accosta-
mento apparentemente così origina-
le?
‟A che serve quella riga?
Si può dire che quella riga è la storia
della mia vita fino ad oggi”
Con questa frase, una bellissima e
trentenne Marilyn Monroe esprime il
desiderio di ‟Cherie”, la protagonista di
‟Fermata d’Autobus”, il film da cui
l’associazione prende il nome, di andare
a Hollywood.
La bionda ballerina del Sud, più di ogni
altro personaggio, rappresenta le
dolorose vicende di Norma Jean: ‟Gli
uomini si sono interessati a me da
quando avevo tredici anni”, dice in una
scena del film.
Mentre Cherie nel film, proprio durante
una sosta in un viaggio in autobus, riesce
a mettere fine alla sua folle corsa, Marilyn
invece nel turbolento percorso verso la
celebrità, non è riuscita a trovare, il
tempo ed il luogo, per superare i traumi
del suo passato.
Nel 1998 la sede dell’associazione si
trovava proprio davanti ad una fermata
d’autobus e mentre si ragionava su
quale nome darle è sorta spontanea
l’associazione con il film. Fermata
d’autobus vuole essere il punto di sosta
e ristoro per tutti coloro che come
Norma e Cherie hanno bisogno di
recuperare forza e coraggio per abban-
donare dannose dipendenze risolvendo
antichi traumi.
ll Suo lavoro di ricerca rivolge partico-
lare attenzione ai problemi legati
all’esperienza di abuso in famiglia. Tra
le Comunità del Suo circuito di cura
c’è Fragole Celesti, una struttura
unica in Italia, che segue le donne
vittime di abusi sessuali. Tra le attività
più importanti di questo “contenitore
terapeutico” c’è un laboratorio artisti-
co. In che modo, a Suo avviso, l’arte
aiuta a superare dolore e dipendenza?
Le modalità operative dell’atelier di
Arteterapia sono caratterizzate dall’uso
di mezzi di espressione e di comunica-
zione non verbali. La non verbalità è un
requisito sostanziale: il silenzio dà spazio
e libera l’inconscio. La funzione di prote-
zione e contenimento peculiare del
gruppo genera una holding attenta e
lessibile di aiuto e sostegno alla ricostru-
zione del sé, in un clima in cui ogni tipo di
tensione può essere stemperarata, la
paura, le esitazioni, le resistenze iniziali
diluite.
Il paziente può pervenire all’espressione
oggettuale attraverso un percorso soft,
acquisendo uno stile proprio, necessa-
rio a colmare le istanze narcisistiche e le
frustrazioni più profonde. Oltre all’op-
portunità di esprimere emozioni, le
realizzazioni oggettuali divengono un
mezzo di sostegno dell’io, e aiutano lo
sviluppo dell’identità e il rispetto del sé
che sovente i vari pazienti non ricevono
dall’ambiente in cui vivono quotidiana-
mente. Le facilitazioni e il sostegno
dell’arteterapeuta aiutano il paziente ad
affrontare sia la banalizzazione insita
negli esercizi e negli atti reiterati, sia le
eventuali conseguenti situazioni di caos
e/o confusione.
L’Arteterapia integra e sostiene la
psicoterapia – senza tuttavia sostituirla –
grazie alla relazione che si stabilisce tra
il paziente e l’arteterapeuta con la
mediazione del prodotto visuale. Il
disegno spontaneo adoperato nei
gruppi di Arteterapia per raggiungere
l’inconscio, combattere blocchi e
stereotipie e agevolare un accesso ai
meccanismi di difesa, libera la fantasia a
favore di regressioni positive verso una
produzioni libera da condizionamenti
effettivi. Più in generale, l’uso dei
materiali riveste un’importanza notevole
e consente di accedere ai contenuti
latenti della comunicazione. Questa
impostazione metodologica, che ha
molti punti in comune con la libera
associazione usata in psicoanalisi,
deriva dalla Scuola americana di Edith
Kramer.
Tra i Suoi interessi iniziali c’è l’Artete-
rapia. Da un’attenzione per l’espressi-
vità in sé, come manifestazione
psicologica ed estetica, che non
considera il processo creativo in
quanto prodotto di tecniche, materiali
o di scopo, nasce la Galleria Gliacro-
bati. Ci può raccontare i dettagli di
questa esperienza e come è stata
accolta dal pubblico?
Gliacrobati è una galleria d’arte che si
occupa di arte irregolare e arti – terapie,
e presenta artisti internazionali, alcuni
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