Itaca n. 9 - page 1

Di Francesco Cicchi
m a g a z i n e
A m a A q u i l o n e • l u g l i o 2 0 1 8
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LUGLIO
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Contrasti, buio, miserie, cadute. Orrore,
talvolta.
Un’armonia dissonante che eleva la
nostra unicità a
preghiera semplice
,
per l’altro e per l’Infinito universale.
Nel mio libro parlo degli Angeli come
rappresentazione del
vero volto dell’uma-
no,
“fatto di scarpe scomode e di fragili-
tà”, di persone che hanno bussato ed
atteso: “Ricordo Massimo che piano
piano perdeva la vista, ma non la dignità.
I suoi occhi che ogni giorno di più si
velavano dell’inesorabile malattia oppor-
tunistica, emanavano profondità, luce,
una luce introspettiva, ogni giorno era
come se fosse il primo di una lunga vita
da venire. Roberto che sognava una
casa con il suo nome sul campanello,
luogo dopo tanti non luoghi. Mauro che
accoglieva il suo cancro, come forza
generatrice per la scoperta dell’uomo
che era in sé, celebrando il funerale del
drogato cheera stato. Ancora, anni
dopo, ed ancora dopo, Monica, piccola
e giovane donna schiacciata dalla narra-
zione di una vita breve ma tormentata,
spezzata nell’anima, perché non era
importante riuscire a volare, ma lanciar-
si”.
Sono le cicatrici “che non sanguinano
più”
a rendere autentico anche il più
piccolo dei cammini.
E ad affermare la
sacralità
del tossicodi-
pendente e del bocciolo di rosa.
Incontrare l’
incurabilità
permette all’impo-
ssibile di compiersi in noi stessi. È
questa la Bellezza.
elebrare
l’incurabilità
è entrare
nella pienezza della nostra
origine.
È ben lontana
dall’inguaribilità
, da quella
sentenza disperante che divide i “salva-
tori” dai “vinti” nell’ottica di un’onnipote-
nza che osserva con opacità superba,
perché nega alla luce la sua ombra.
Incurabile, nell’umanità come nella
frattura della montagna, è
la meraviglia
di un’imperfezione
che non deveessere
violata.
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