Itaca n. 9 - page 15

15
VITE STRAORDINARIE
Iacopo Melio:
abbracciamo gli ostacoli
Di Valentina Falcioni
G
ià dalle prime righe che usa per descriversi Iacopo Melio rivela uno spirito
vivace e brillante inanellato ad un’arguta intelligenza emotiva: “Sono
orgoglioso e rompiscatole quanto basta, con quattro ruote per spostarmi
perché nato comodo”. Iacopo è venuto al mondo con la sindrome di
Escobar, una malattia rara che in fretta avrebbe dovuto strapparlo alla vita, ma
davanti alla sua ostinazione è stata costretta a riscrivere le ciniche regole di una
prognosi infausta. La luce perspicace che i suoi occhi emanano è un invito brioso a
dilatare la conoscenza. Iacopo si descrive come “un amante dell’arte e di ogni forma
di espressione, schierato con la libertà di pensiero sempre e comunque. Musical-
mente comunista; idealmente progressista, pacifista e liberal-socialista; utopica-
mente anarchico. Professa l’Amore Universale come unica Fede; la laicità di Stato
come dogma; il buddismo come filosofia e ispirazione di vita. Vede la comunicazione
come uno strumento sociale per dare voce a chi ha subito la violenza del non ascolto
e per ripartire giustizia. (…) Odia la prepotenza, la superficialità, la compassione, il
qualunquismo. Il ‘fascismo’ come atteggiamento socia-
le, non solo politico. I conservatori, i fanatici, i razzisti,
gli omofobi e i vuoti di pensiero. Chi non rompe gli
schemi, l’apatia, gli insensibili, il menefreghismo e gli
egoisti”.
Dopo pochi attimi trascorsi a leggere le riflessioni di
Iacopo, riemergono spontanee dalla memoria alcune
considerazioni di Robert Baden-Powell, il fondatore del
movimento mondiale dello scautismo. Nel 1922, infatti,
ha ricordato che ogni essere umano può imbattersi
lungo la rotta in difficoltà e pericoli, banchi e tempeste.
Senza peripezie, complicazioni o impedimenti il viaggio non accrescerebbe la
consapevolezza delle proprie risorse e non svilupperebbe la capacità di discernere i
lineamenti delicati, effimeri e spesso silenziosi della bellezza. Per Baden-Powell,
inoltre, “poco importa quanto piccolo fosse il ruscello dal quale un giorno si è partiti”.
Iacopo, infatti, è salpato da un paesino immerso nelle dolci colline toscane e col
tempo il suo attivismo civile, volto ad abbattere quella che considera la peggiore
disabilità sociale - l’insensibilità - ha oltrepassato i confini nazionali. Durante l’intervi-
sta per Itaca ha spiegato: «La mia avventura è nata principalmente da una campa-
gna di sensibilizzazione, ironica, riguardante l’abbattimento delle barriere architetto-
niche e diventata subito virale sul web. All’epoca ho deciso di non disperdere l’at-
tenzione e la bella energia che si era creata, fondando pochi mesi dopo, nel 2015, la
onlus “Vorreiprendereiltreno” con l’obiettivo di continuare a informare e portare
avanti progetti sul territorio riguardanti la disabilità, in particolar modo l’inclusione e
l’accessibilità. Lavoravo già da prima nella comunicazione, anche se non con un
vero e proprio attivismo sociale e civile. Ad oggi, sono un giornalista di Fanpage.it e
autore Mondadori (ma resto, ahimè, anche uno studente di Scienze Politiche… ad
un esame dalla tanto agognata laurea)». Nel giugno 2017 Iacopo è stato insignito,
grazie alla onlus di un prestigioso riconoscimento. Compare, infatti, fra i vincitori del
Premio del cittadino europeo 2017. In realtà le sue vivaci campagne per la promozio-
ne di una cultura inclusiva della disabilità, riguardanti problematiche come le barriere
architettoniche, ma anche i complessi limiti culturali stratificatisi lungo i secoli fra
pregiudizi e tabù sociali, sono iniziate ben prima. Nel raccontare le iniziative a lui più
care ha specificato: «Ci sarebbe tantissimo da raccontare di questi ultimi quattro
anni. Accenno solamente al traguardo più grande tagliato, simbolo del lavoro che
vorrei fosse portato avanti dall’associazione: nel 2016 siamo riusciti ad acquistare
un’auto nuova, completamente accessibile, del valore di 25.000€ utilizzando
solamente le donazioni dell’anno precedente. Il Fiat Doblò è stato dato in comodato
d’uso gratuito ad una cooperativa del comune di Cerreto Guidi (FI), dove vivo io, per
il trasporto scolastico di ragazzi disabili. Una soddisfazione enorme che ci ricorda
quanto basti poco, anche solamente un euro al mese, purché siano in tanti a donarlo,
per cambiare le cose. Solamente insieme, accanto, possiamo rendere questa società
più inclusiva. D’altra parte il mare è fatto di tante piccole
gocce, e noi vogliamo navigare nei sogni più belli».
Scegliere di essere felici, combattere per esserlo e
decidere di abbracciare gli ostacoli, invece di saltarli,
sono parole convinte che affiorano spesso dalle labbra
di Iacopo Melio che di recente ha affermato: «Diciamoci
la verità: toccare un po’ il nero del fondale non fa male,
se ci permette di apprezzare di più la bellezza del cielo
quando torniamo a galla. Lasciamoci annegare, ogni
tanto. Che di correnti favorevoli, a cullarci in salvo, se ne
trovano sempre». Ciò che lo contraddistingue è un
linguaggio diretto, propositivo, ironico, carismatico, mai venato di pietismo. Dalle sue
parole emerge costantemente uno spirito combattivo e contagioso, ma anche una
grazia empatica che ispira coloro che si trovano davanti a un ostacolo e temono che
abbracciandolo possano diventare una sola entità col problema. Spesso si ha paura
di smarrire la propria identità, i sogni e le aspettative concepiti prima che lo scoglio
spuntasse con un movimento tellurico scioccante. Alla domanda: «Cosa ti ha spinto
per la prima volta a formulare il concetto secondo cui il male può capovolgersi in
bene, se lo sappiamo valorizzare?» Ha risposto: «Credo sia dovuto ad una sorta di
istinto di sopravvivenza, non vedendo alternative. Possiamo scegliere se farci affos-
sare dalla vita (e di occasioni ce ne sarebbero troppe, ogni giorno) oppure se provare
a trasformare le difficoltà in trampolini di lancio per fare dei benedetti salti (come
provo a raccontare in Faccio salti altissimi, appunto, la mia autobiografia). Ognuno di
noi ha tantissimo da dare: porre l’accento sulle fragilità non serve a nulla se non a
ricordarci che siamo umani e, per questo, belli. Poniamo invece l’evidenziatore sulle
potenzialità e sulle risorse a disposizione, e soprattutto imponiamoci di vedere il
bicchiere il più possibile mezzo pieno. Solo così riusciremo a goderci davvero la vita,
apprezzando tutti gli “alti” ma anche i “bassi”».
Ognuno di noi ha tantissimo
da dare: porre l’accento sulle
fragilità non serve a nulla se
non a ricordarci che siamo
umani e, per questo, belli.
1...,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14 16,17,18,19,20
Powered by FlippingBook