Il Monastero - Il restauro - page 20

costretti spesso ad affidare l'ufficiatura delle loro chiese private
ai monaci e, più tardi, ai frati mendicanti per la carenza del
clero secolare. D’altra parte, nei periodi di crisi politiche e
militari, molti nobili ricorsero allo stratagemma di fingere
donazioni e vendite alle comunità monastiche per mettere al
sicuro i loro beni.
Gelosi delle loro prerogative, i patroni vietarono sempre
un’intromissione allotria nelle chiese di cui avevano lo juspa-
tronato. È clamoroso l’episodio accaduto nella prepositura di
San Benedetto nel 1778, allorché il marchese Francesco Maria
Sgariglia vietò all’erede di don Loreto Polzoni di Villa Valle
d'Acqua di costruire un altare alla Madonna del Rosario nella
chiesa, ‘trattandosi di Persona assai vile, e plebea per cui sem-
brava disdicevole che allo stemma di Casa Sgariglia esistente
nella Chiesa si veggesse posto di fronte quello di un uomo
semisconosciuto, e di bassissima condizione’
38
.
Nel 1476, allorché i monaci di Farfa cercarono di non
tenere in nessun conto il loro diritto di presentazione, nomi-
nando senza interpellarli il nuovo rettore, i patroni ricorsero a
Roma e Sisto IV diede loro ragione.
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Dalla seconda metà del ’500 fino all’ultimo ’700 il
diritto di nomina dei preposti di S. Benedetto fu il motivo di
un aspro contrasto fra gli abati commendatari di Farfa e i pre-
suli ascolani
40
, che intendevano esercitare la piena giurisdizio-
ne su tutto il territorio diocesano ed esaminare i candidati nei
concorsi ‘delle Parrocchiali di Farfa nella loro diocesi’
41
, non
riconoscendo in pratica il diritto di
abbazia nullius
[dioece-
sos] alla abbazia reatina
42
. Una delle chiese al centro della con-
troversia fu proprio quella di Valle d’Acqua perché ‘nel 1680, il
vescovo di Ascoli accettò la rinuncia del titolare della parroc-
chia. Il Vicario del Signor Cardinale Farnese dichiarò detta
rinuntia mal fatta come fatta avanti a Giudice Incompetente.
Poi conferì la parrocchia a Lorenzo Sforzini approvato da due
Curati dell'Abbatia esaminatori destinati per la diocesi di Ascoli
dallo stesso Signor. Cardinale Farnese’
43
. La lunga vertenza fu risol-
ta dal pontefice Benedetto XIV con la bolla
Etsi ea
del 1747
44
.
La decisione pontificia previde che pure la chiesa di
Valle d'Acqua venisse posta sotto la piena giurisdizione del
vescovo di Ascoli, anche se l’abbazia sabina continuò a consi-
derare la parrocchia dell'Acquasantano ‘una cura farfense’ e a
godere di alcuni antichi privilegi
45
.
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pagina successiva
Bolla di nomina del prevosto Antonio Vannarelli, r., a., 1694,
Archivio vescovile di Ascoli Piceno
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