Il Monastero - Il restauro - page 109

Quattrocento e degli inizi del Cinquecento, la sostituzione del
tetto e ove possibile il recupero degli infissi. Tutte le aperture
tamponate nei secoli passati sono state messe in luce. La porta
all’inizio della navata è tornata a collegare l’ala nord del mona-
stero con l’aula sacra e quella posta al centro, sullo stesso lato,
comunica di nuovo con l’area esterna. L’apertura soprastante
testimonia la passata funzione di collegamento tra la chiesa e
il piano superiore del monastero. L’antica monofora in faccia-
ta è stata recuperata e, come quella posta al centro dell’abside,
è tornata a scandire il passare delle ore e delle stagioni con le
proiezioni luminose sul pavimento e sulle pareti in ombra. Il
recupero delle due monofore poste sul lato sud della navata
non ha permesso di ricreare l’analoga funzione per la presen-
za dell’ampliamento che ancora le ingloba.
Il restauro dell’area presbiteriale, maggiormente coinvol-
ta nelle demolizioni degli anni ottanta, ha mantenuto le tra-
sformazioni apportate, evitando ricostruzioni arbitrarie e
ricreando in tal modo la spazialità degli inizi del Cinquecento,
con le pareti in pietra a vista in parte affrescate e l’altare posto
al centro su un gradino sopraelevato. L’antica porta sul muro
nord è stata in parte riaperta per collocarvi il tabernacolo,
mentre la porticina a sud, in alto, collega ancora visivamente il
presbiterio al locale posto sopra l’attuale sacrestia, ora adibito
a sala capitolare. Della volta posta sopra l’altare, costruita agli
inizi del Seicento, restano solo le cornici in travertino, poste
sopra quelle originarie scalpellate, dei muri più spessi del pre-
sbiterio, poiché la volta fu solo addossata alla parete absidale,
già intonacata e imbiancata, come prescritto nelle prime visite
pastorali del Cinquecento. Restano invece tracce della demoli-
zione dell’arco trionfale, avvenuta nel XV secolo, negli angoli
intonacati del presbiterio, nell’attacco con i muri perimetrali e
nei quattro ossari gemelli della navata costruiti con il materia-
le di risulta. Antistante all’altare è tornata visibile la pietra di
copertura dell’ossario più antico, costruito con i conci affresca-
ti della seconda chiesa del secolo XI.
La pavimentazione della navata mantiene le originarie
mattonelle in cotto, di cui una datata 1856, le cornici in tra-
vertino e le pietre di copertura dei quattro ossari più antichi,
dell’ossario del 1857, al centro, e di quello dei bambini, posto
a destra dell’ingresso. La lastra sepolcrale del 1835 del prepo-
sto De Angelis resta al centro della navata, mentre quella set-
tecentesca del Vannarelli, rimossa nel 1980-82, è stata collo-
cata nella sacrestia. L’altare, il tabernacolo e l’ambone sono
stati predisposti dalla comunità camaldolese con la collabora-
zione del maestro Goffredo Gaeta, che ha anche realizzato le
vetrate e la lunetta soprastante il portale principale.
L’ala nord del monastero è stata completamente recupe-
rata per la vita monastica con la realizzazione di una cappella,
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Il monastero prima del restauro e nella fase di ricostruzione
vedute da sud-ovest
sotto e a sinistra
Consolidamento della scarpata lungo il fosso di Luco
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