Itaca n.2 - page 12

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interviste · perl’appunto
piccole note a margine di una conversazione
perl’Appunto è le note a margine di una con-
versazione, sono gli appunti scritti a matita a
piè di pagina. Sono note personali, esclusive
e sempre segnate dall’emotività. Note fatte
di parole, quelle più sentite e proprio per
questo vere e in controluce, nitide. Arrivano
da questioni comuni questi intimi colloqui,
tanto comuni che alla fine del rigo riusciamo
ad essere uno. Qual è il tuo colore preferito?
Che cosa stai leggendo? Cosa ti meraviglia e
cosa ti rende felice? Non solo certamente, ma
anche, e qualche volta in modo particolare,
“esprimi un desiderio”. Le interviste di Itaca
sono in notturna, fatte di quelle domande
che mai ci si aspetterebbe, somministrate
alle 21.21. ad un’ora doppia come è doppio
il titolo di questa rubrica. Il processo creati-
vo che l’intervista vuole innescare è volto ad
una ricerca introspettiva che analizza l’animo
umano, le crisi e i dubbi che riguardano il
proprio ruolo e poi l’essenza. Per l’appunto, le
note a margine di Itaca, vogliono testimoniare
l’esperienza umana attraverso la registrazione
e la condivisione della storia mentre ques-
ta si manifesta. Mostrandone i paradigmi, i
modelli di riferimento, per mezzo di editoriali,
reportage e interviste a personaggi che nel
loro settore incarnano un “modello” o che
questo modello “perl’Appunto” lo mettono in
discussione. “perl’Appunto” ci ricorda da dove
veniamo, racconta che cosa siamo e proprio
grazie a questo ci aiuta a rileggere il mondo
che ci circonda trasformando, il “dove stiamo
andando”.
Le suggestioni che produce sono molteplici
e non tanto per confutare o condividere, ma
soprattutto per riflettere sulle esperienze per-
sonali e raccontarne l’anima.
Vito Mancuso
è un teologo italiano. È stato
docente di Teologia moderna e contempo-
ranea presso la Facoltà di Filosofia dell’Uni-
versità San Raffaele di Milano dal 2004 al
2011. I suoi scritti hanno suscitato notevole
attenzione da parte del pubblico, in parti-
colare “
L’anima e il suo destino”
(Raffaello
Cortina, 2007), “
Io e Dio Una guida dei perp-
lessi”
 (Garzanti, 2011), “
Il principio passione
La forza che ci spinge ad amare”
 (Garzanti
2013), tre bestseller da oltre centomila copie
con traduzioni in altre lingue e una poderosa
rassegna stampa, radiofonica e televisiva.
Il suo pensiero è oggetto di discussioni
e polemiche per le posizioni non sempre
allineate con le gerarchie ecclesiastiche,
sia in campo etico sia in campo stretta-
mente dogmatico. Dal 2009 è editorialista
del quotidiano “la Repubblica”. Il suo ultimo
libro è “
Io Amo. Piccola filosofia dell’amore
(Garzanti Editore, settembre 2014). Da
marzo 2013 è docente di “Storia delle dot-
trine Teologiche” presso l’Università degli
Studi di Padova. 
Prendersi con filosofia, le crisi, la spiritual-
ità e l’uomo nero.
Intervista a Vito Mancuso
D. Dott. Mancuso Lei è sia teologo che
filosofo, entrambe le questioni ci metto-
no davanti alla possibilità di una doman-
da molto attuale: in che consiste oggi la
dimensione religiosa dell’essere umano?
R. In quello che consisteva nei secoli passa-
ti. Religione significa collegamento, relazione
e quindi la dimensione religiosa dell’essere
umano è quella dimensione che in alcuni
esseri umani, in alcune persone, non in tutte, li
porta a collegare la propria libertà al senso ulti-
mo del mondo. Questa è la religione. È quando
uno sente di avere la possibilità di collegare la
propria solitudine e cioè la propria interiorità,
il luogo in cui “consiste” in quanto persona, in
una logica più ampia. Questo collegamento è
la religione, e in questo consiste il viverla.
D. Sono passaggi critici quelli che stiamo
attraversando. La crisi economica ci ha
assorbito e rende il futuro senza scenari
certi ne prospettive. Cosa significa rispon-
dere alla crisi (etica, morale, economica,
relazionale) con filosofia?
R. Il nostro tempo in occidente e certamente
in preda a una crisi economia - finanziaria
questo lo vediamo. Ma sotto c’è una crisi
etica e questo lo vediamo con la corruzione
che pervade il tessuto sociale e politico.
Naturalmente la crisi dell’etica rimanda a una
crisi spirituale delle persone che come dire
si fanno corrompere perché non riescono a
concepire nessun valore più importante del
proprio ego e del proprio tornaconto. Quindi
la filosofia che cosa deve fare? - La filosofia e
più in generale la spiritualità, deve far si che gli
esseri umani vengano abitati da una modalità
di concepire se stessi non all’insegna dell’ego,
ma all’insegna del noi e della relazione. Se si
fa questo passaggio si costruisce un fonda-
mento sulla quale si potrà edificare una nuova
etica e su questa nuova etica si potrà costruire
una nuova politica, e da qui anche una nuova
economia e probabilmente a poco a poco da
questa crisi, da questo gorgo, ne dovremmo
cominciare a uscire.
D. Quando è perché ha deciso che avreb-
be preso la vita con “filosofia” e come è
cambiata in lei, in seguito a questa scelta
filosofica, la percezione del mondo che la
circonda?
R: Probabilmente ci si scopre strani, un po’
diversi sin da bambini. Io ero uno a cui piaceva
molto il giocare nella dimensione comunitaria
e al contempo sentivo il bisogno della soli-
tudine, il bisogno di quel clima di malinconia
che ti porta a pensare. Perché il pensare, si
può generare solamente se c’è un clima di
malinconia rispetto alla vita. Di amore certo,
ma al contempo di distacco perché è gra-
zie al distacco che si riesce a vedere anche
l’imperfezione della vita. Il pensiero nasce
dall’ambivalenza fra queste due cose. Occorre
avere amore, avere amore per la vita e occorre
avere anche la capacità di capire che la vita
non è tale da compiere tutte le promesse
che fa. Non le mantiene tutte e da qui nasce
il desiderio di altri orizzonti. Questa cosa l’ho
sempre percepita dentro di me e poi via via
si è prima approfondita come prosecuzione,
diciamo così, della dimensione religiosa e
adesso oltre la dimensione religiosa, sento
che devo affrontare altre tematiche, difatti il
mio ultimo libro sull’amore è più un trattato di
filosofia che di teologia.
D. Dott. Mancuso, la Cooperativa ogni anno
con il “pretesto” dell’Ama Festival indaga
attraverso il mezzo culturale, la natura
umana, le relazioni, il mondo circostante
e di riflesso il proprio lavoro, le respons-
abilità terapeutiche e la vita di tutti i giorni.
Quest’anno il motivo d’indagine è “Chi
ha paura dell’uomo nero?”. Cos’è l’uomo
nero?
R. L’uomo Nero è l’uomo incapace di luce,
è un buco nero che attrae a sé tutte le cose.
Un buco nero che cos’è? - È quell’attrazione
verso di sé che porta a far scomparire tutto,
persino la luce. L’uomo nero è l’uomo egoico
che conosce solamente il proprio ego, sol-
amente la propria concupiscenza, la propria
volontà di sé e che non capisce che invece
il suo essere tanto più si espanderà quanto
più sarà capace di relazioni. La paura è tanto
più intensa perché l’uomo nero è l’uomo che
viene decantato dalla Società dei consumi,
dalla fiction, dagli spot ed è contro questo che
dobbiamo combattere.
perl’Appunto
La paura è tanto più intensa perché l’uomo nero è
l’uomo che viene decantato dalla Società dei consumi.
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