Itaca n. 18

8 La salvezza è orizzontale Daniele Mencarelli Un dualismo che non c’è «Io soffro sempre il dualismo tra ciò che ci fa stare bene e ciò che invece ci mette alla prova in senso negativo. Queste due esperienze della vita in realtà sono meno separate rispetto alla nostra immaginazione. In fondo è quasi sempre il nostro più grande amore che ci fa soffrire: soffriamo per le cose a cui più teniamo. Per le cose che non ci sfiorano, non soffriamo. Invece, se io amo davvero una persona, ho desiderio di salvarla, di vederla viva; ma so che questa salvezza non dipende da me e questo mi mette alla prova e può farmi soffrire, perché sperimentiamo il limite naturale dell’amore che ha a che fare con il dolore». Corpo a corpo Per Mencarelli l’essere scrittore è tutt’uno con un percorso di svelamento delle tante strade attraverso cui si palesa la salvezza. Per questo non risparmia nelle sue pagine i risvolti più drammatici e sanguinanti della realtà. «La letteratura vera parla sempre al presente, è un corpo a corpo con il presente. Secondo me la letteratura è la grande chiave politica che oggi manca, perché ci si accontenta di farne una forma alta di intrattenimento, e così sembra che non abbia più nessun ruolo civile, sociale e politico. Lo dico non da scrittore, ma innanzitutto da lettore. È quello che cercavo e che mi ha salvato quando ero adolescente. Cercavo una lingua che mi mettesse in contatto in maniera profonda, umana e reale con chi avevo attorno, anche con chi è nato e morto prima di me. Mi riferisco alla lingua di scrittori come Pasolini, Caproni o Testori». L’altro è alto La ricerca di parole vere porta allo scoperto anche l’ipocrisia di tante parole sulla bocca di tutti. Ad esempio “ben-essere” è sempre pensato come dimensione egoistica e individuale. Il rischio è che in questa spirale finisca anche la parola “salvezza”. Ma per Mencarelli si tratterebbe di una contraddizione in termini. «Lo spiego con un gioco di parole: “l’altro è alto e l’alto è altro”. L’altro non solo è elemento di sostegno, ma anche un banco di prova per chi ha a cuore il tema della salvezza e non pensa soltanto alla propria. Alla base c’è una visione comune che ci salva: non “mi” salva, ma “ci” salva. In questo grande lavorio attorno alla salvezza, l’altro è quello che devo salvare insieme a me, quello che se non salvo, non metto al riparo neanche la mia salvezza. Esiste una salvezza orizzontale, verso l’altro: è una salvezza dell’altro che schiude all’esperienza della salvezza verticale, che io penso sia l’ispirazione di chi non si fa bastare questo mondo e desidera qualcosa d’altro». Una vita più ampia I suoi romanzi con il successo sono diventati strumenti attivatori di comunità. Mencarelli non si sottrae dall’impegno di decine di incontri, in particolare con i giovani: la sua agenda è sempre fitta di appuntamenti. «Sono convinto che sia fondamentale riscoprire il gusto della comunità. Oggi chi vive l’esperienza di un sentimento religioso, che spesso si traduce in un’appartenenza, è chi ha più un’idea dell’esistenza come comunità che va oltre il proprio piccolo nucleo borghese. Quando ho scritto Fame d’aria ho voluto affrontare proprio questo tema: la comunità riesce, vince laddove il piccolo nucleo familiare fallisce, proprio per una concreta mancanza di braccia a disposizione, di relazioni. Il nucleo ha bisogno della forza della comunità e per questo deve aprirsi. Siamo fatti per vivere in maniera più ampia rispetto a quanto sentiamo e pensiamo. Il compito, anche della letteratura, è far riscoprire questo sentimento». «Salute, s. f. [lat. Salus -ūtis «salvezza, incolumità, integrità, salute», affine a salvus «salvo»]. – 1. letter. Salvezza, soprattutto come stato di benessere, di tranquillità, d’integrità, individuale o collettiva». È voce tratta dal dizionario Treccani. “Salute” quindi ha la stessa etimologia di “salvezza”. Un concetto che è ben chiaro a Daniele Mencarelli, scrittore che ha messo questa parola nel titolo del suo romanzo più popolare, “Tutto chiede salvezza”. Nella sua biografia Mencarelli ha fatto esperienza di una sofferenza sia fisica che psichica. Ed è proprio da questa esperienza che è nata la coscienza di un’equivalenza tra salute e salvezza. Patrick Tuttofuoco perVetra Building Milano.

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