Itaca n. 18

3 La spesa sanitaria assorbe il 7% del bilancio dello Stato, per una cifra che oscilla tra i 120-130 miliardi. Il nostro Paese garantisce la cura con un servizio unico, universale e gratuito. Non è così nel mondo: anche in Paesi evoluti e benestanti occorre far fronte con le proprie risorse per curarsi; condizione che determina l’abbandono dei poveri. L’attenzione e la cura della salute ha permesso l’allungamento della vita: in Italia l’attesa di vita, in media, è di 85 anni per le donne, 82 per gli uomini; aumentano i centenari. Problema serio è la non autosufficienza: una vita fisica che ha perduto autonomia e scarse attese da raggiungere. La società moderna, costretta a correre, lascia indietro chi non tiene il passo. Si rimane soli, senza compagnia ed amicizie. Uguale condizione per quelle persone, in disabilità, la cui famiglia è inesistente e scomparsa. Si è costretti ad affidarsi a terze mani, nella ricerca di un ambiente affettuoso, sano, ma anche capace di rispondere alle esigenze del vivere quotidiano. Sono sempre più rari i luoghi nei quali, pur vivendo in gruppo, si rispettano gli equilibri fisici, emotivi e relazionali. Interconnesse con la salute fisica, perché necessarie al suo equilibrio, sono condizioni psicologiche che offrano armonia e stabilità. Le malattie dello spirito (psichiatria) coinvolgono, nel nostro Paese il 20% della popolazione, con oltre 700 mila persone in carico alle strutture specialistiche. La gravità di tali disturbi è difficile da catalogare ed anche da prevedere: disturbi schizofrenici, disturbi di personalità, disturbi da abuso di sostanze, ritardo mentale, disturbi affettivi, nevrotici e depressivi. La “carriera” psichiatrica nasce dalle visite del medico di base, per passare agli specialisti, fino a strutture di affidamento per problematiche serie ed irreversibili. I farmaci non guariscono, ma servono a placare i disturbi. Da aggiungere lo “stigma” che la malattia psichiatrica porta son sé, anche se è esagerato e spesso infondato. Il malato viene respinto perché illogico: rimane invece una persona da rispettare e della quale non aver paura. L’atteggiamento migliore è quello di capire qual è la “sua” logica, anche se, in alcuni momenti, è distorta e di difficile comprensione. Se tutelata e placata, la persona con malattia psichiatrica continua a vivere con i propri sogni e speranze. L’equilibrio delle affettività è fondamentale per sentirsi in salute. La sua mancanza spesso è inguaribile: la perdita di una persona cara, una violenza subita, l’abbandono vissuto creano il vuoto che determina lo squilibrio di tutta la vita. Solo il recupero di persone vicine ed affettuose può lenire il dolore della solitudine. Non sono sufficienti le attenzioni dettate da misericordia e da aiuto: gli affetti profondi esigono convinzione, continuità, presenza, profondità. La solitudine può esser vissuta in tenera età, ma anche da adulti: un vuoto difficile da scoprire e soprattutto da colmare. Può portare all’isolamento, ma anche alla rabbia e all’aggressività. Gian Maria Tosatti, Sette Stagioni dello Spirito Da non dimenticare la storia del territorio dove si nasce e si vive. La casa, la città, il quartiere, il lavoro influenzano la crescita e la vivibilità della vita. Non è uguale nascere in un “qualsiasi” luogo: cultura, occasioni, clima sociale, speranze contribuiscono a rendere la vita giusta o almeno vivibile qualche spezzone di salute. Se si vive in ambienti degradati, la crescita e le relazioni subiscono traumi, anche se, nei dettagli, non si riesce ad enucleare cause ed effetti: il bambino non sarà il primo della classe, il lavoro sarà marginale, precario e povero, la famiglia rischia di essere sconnessa, con problematiche serie di relazione. Due fenomeni sono recentemente venuti alla luce, a proposito di salute: il salutismo a tutti i costi e la globalizzazione delle risorse. Il salutismo ha come obiettivo la bellezza dei corpi: saune, massaggi, creme, integratori, medicina estetica offrono mille occasioni per correggere le pelli, gli organi, i muscoli, l’andatura. È un surplus che si possono permettere popolazioni benestanti. L’obiettivo è combattere l’imperfezione e, soprattutto, la vecchiaia. Non si accetta il ritmo biologico affidato agli umani. Per gli elettrodomestici hanno inventato il tempo di durata; la natura ha pensato alle sue creature. Se da una parte la tendenza è valorizzare la vita, dall’altra non si accettano la sua durata e le sue imperfezioni. Il danno parte dalle età giovanili e mature, in quanto si perdono le occasioni di vita intensa, non volendo immaginare un’epoca da anziani che ha ritmi più lenti, minore evidenza sociale: alla fin fine meno considerazione. Spingere sull’allungamento della vita non porta da nessuna parte: l’unica strada è quella di rispettare ogni età, prendendosi carico dei limiti che il tempo assegna all’esistenza. Con l’aggiunta che un ritmo elevato di vita abbandona chi non è in grado di correre: essere vecchi diventa una vergogna ed un peso. Invertire la tendenza dipende da chi, con forza e vigore, può riequilibrare il senso dell’esistenza per ogni sua fase. Il secondo fenomeno che incide sulla salute è la tutela dell’ambiente. La coscienza dell’influsso benefico o malefico del creato sulla salute non è ancora presente nella coscienza collettiva. Eppure, la scienza ha dimostrato che vivere in ambiente salubre allunga la vita: i cibi, i lavori, la famiglia, l’istruzione, gli stress influenzano non solo la salute singola, ma i meccanismi interi degli equilibri sociali e politici dell’intero mondo. L’acuirsi di guerre, di catastrofi, del cambiamento climatico, delle violenze ha le sue cause che sembrano ignote; eppure le origini della frammentazione delle famiglie, delle istituzioni, delle disuguaglianze, degli sfruttamenti sono opera umana. La natura offre il prezzo dell’agire umano. Il risveglio delle coscienze nella profondità dell’umano può invertire la rotta del declino. Impegno che sembra appartenere al “mondo”; in realtà è a disposizione di ognuno.

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