Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

3 Peraltro, in coerenza con queste considerazioni, i risultati dei focus group realizzati nell’ambito della nostra indagine, con la partecipazione di numerosi anziani iscritti allo SPI CGIL e aventi per oggetto le tematiche della povertà, descrivono il sentimento di peggioramento della propria condizione che molti intervistati hanno espresso; peggioramento che deriverebbe in primo luogo dalla riduzione delle risorse pubbliche (in modo particolare in capo al bilancio regionale) e dalla perdita di alcuni “privilegi” rispetto ad un prima che era in grado di offrire molto più supporto, dal tesserino per viaggiare in autobus gratuitamente, ai buoni benzina, dai bonus per gli affitti a quelli per il riscaldamento ( bon de chauffage ), ecc. Dall’analisi del panel CAAF ‐ CGIL (in sostanza abbiamo analizzato i dati delle persone e delle famiglie che negli ultimi anni hanno utilizzato il nostro CAAF per preparare la dichiarazione dei redditi) emerge una distribuzione fortemente asimmetrica nel caso dei redditi dichiarati ai fini ISEE e questo comporta anche degli elevati indicatori di diffusione ed intensità della povertà. Pur evidenziando i problemi derivanti dalla scarsa rappresentatività del campione panel, si può comunque tracciare un profilo generale per l’individuo i cui redditi sono inferiori alla soglia di povertà: si tratta di un individuo di nazionalità italiana, titolare di un contratto di locazione, con 65 anni o più (o tra i 35 ed i 44), pensionato o lavoratore dipendente (o disoccupato), membro di un nucleo familiare monocomponente che risiede nei comuni di Aosta, Châtillon, Saint ‐ Vincent, Pont ‐ Saint ‐ Martin, Verrès, Sarre, Donnas o Saint ‐ Pierre. I redditi relativi alle dichiarazioni 730 presentano una distribuzione più simmetrica e per questo gli indicatori di povertà assumono valori meno consistenti rispetto a quelli calcolati sulla base dell’ISEE. Il profilo tipico dell’individuo in condizioni di povertà equivale a quello già tracciato con la sola eccezione che in questo caso risultano più rilevanti le percentuali calcolate tra i proprietari di abitazione. I comuni di residenza sono gli stessi che sono già stati elencati cui però si aggiungono Issogne, Morgex e Quart. L’idea di fondo che muove la ricerca nel suo complesso è che per poter contrastare efficacemente un fenomeno come la povertà appare determinante capire come questo viene individuato ed interpretato anche da coloro che quotidianamente vi si confrontano per lavoro o vocazione personale. Abbiamo dunque intervistato un campione significativo di testimoni privilegiati (associazioni sociali, uffici sociali dei comuni e della Regione, esperti, il ceto politico locale, rappresentanti di associazioni datoriali e organizzazioni sindacali, giornalisti, rappresentanti di parrocchie, ecc.) e il questionario somministrato ha indagato le condizioni sociali della popolazione in Valle d’Aosta attraverso la declinazione di una numerosa serie di variabili. In prima battuta, si è chiesto agli intervistati di indicare quale tipologia di fattori (economici, sociali, individuali, psicologici) rappresentasse la maggior fonte di disagio nel territorio, stilando una sorta di “classifica”, in cui al primo posto viene indicato dalla maggior parte degli intervistati il disagio economico. Questo dato riflette l’importanza data al fattore economico nella raffigurazione del fenomeno povertà, il quale tuttavia, va integrato con altre dimensioni del disagio, che se non considerate rischiano anzi di causare il fallimento delle politiche di sostegno ed il misconoscimento delle dinamiche non solo della caduta in povertà, ma soprattutto della permanenza in questo stato. Se queste politiche si dovessero infatti ridurre ad un sussidio puramente economico, senza un’azione sinergica sulle altre dimensioni, il percorso di uscita dal rischio risulterebbe sicuramente più incerto.

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