Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

8 segnalato che «la finanza degli Enti locali è stata oggetto predatorio, di conseguenza sono sempre meno le azioni che i Comuni possono mettere in campo; forse resta loro il compito della messa in atto di un attento e puntuale monitoraggio dei fenomeni». Passando alle imprese, se qualcuno sostiene come sia già un successo quando riescono a mantenersi in piedi, poiché non possono fare nient’altro in questo momento di crisi, altri chiedono uno sblocco, un rilancio del settore produttivo, con l’assunzione di maggiori rischi anche in termini di investimenti per lo sviluppo e la preferenza a forme di occupazione stabile. Per quanto riguarda i sindacati, da un lato troviamo chi chiede più unità tra le diverse forze, affinché diventino un punto di riferimento per tutti i lavoratori e tutelino quelli più deboli, collaborando «con gli altri attori al miglioramento delle condizioni di lavoro»; dall’altro voci più critiche suggeriscono di «uscire dalle logiche corporative», rivedendo il loro impianto e riacquistando «credibilità e incisività nelle loro azioni, [per non rischiare di rimanere] soggetti esclusivamente autoreferenziali». Da ultimo, alle associazioni sociali e alla Chiesa spetterebbe il compito di favorire le occasioni di aggregazione, giovanile e non solo, ma anche lo sviluppo di progetti comuni di intervento, attraverso una maggiore integrazione con i servizi e una più efficace interlocuzione con gli enti pubblici. Parallelamente, tra le proposte avanzate dai nostri testimoni compare proprio la creazione di una rete tra gli attori del territorio che possa favorire un maggior coordinamento degli interventi, anche tramite «l’attivazione di cooperative di impegno civile», solo uno dei suggerimenti portati avanti dagli intervistati, che parlano anche di emporio solidale, di investimenti sul territorio come risorsa per l’occupazione, di formule di restituzione sociale degli aiuti ricevuti, ad esempio con lavori in favore della comunità a fronte del sostegno economico o di agevolazioni sui costi dei servizi, di ammodernamento dei servizi, di sfruttamento delle nuove tecnologie di comunicazione e di trasporto per combattere il rischio di spopolamento delle zone montagnose. Evidentemente, ad un problema così complesso come quello che si è cercato di analizzare in questa sede, non è facile dare un’unica risposta.

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