Povertà in VDA. Nota introduttiva Novembre 2016

7 attori coinvolti, anche non istituzionali, come per esempio le parrocchie o le associazioni di volontariato. La domanda che concerneva in modo specifico il provvedimento regionale di nostro interesse (legge regionale 10 novembre 2015, n.18 – “Misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito”) era articolata in tre dimensioni: i punti di forza, i punti di criticità e le strategie migliorative, che gli intervistati potevano esprimere liberamente. Accanto a questo quesito aperto veniva poi richiesto di formulare un giudizio sintetico sulla capacità del provvedimento di offrire risposte efficaci al rischio di povertà in Valle d’Aosta. Tale giudizio si è rivelato abbastanza severo, infatti la maggior parte dei testimoni si è collocato sulla parte bassa della scala di valore 4 : il 75% degli intervistati ritiene che esso sia poco efficace nel dare risposte al rischio di povertà in Regione. Se infatti viene comunque riconosciuto il merito di fornire quantomeno un «sostegno al reddito dei più bisognosi» e un «aiuto in situazioni molto gravi», sono diversi i dubbi che gravano sullo strumento 5 , alcuni legati proprio alla selettività della misura, con «requisiti troppo restrittivi» e un «accesso ai benefici circoscritto a casi di estrema indigenza». Va detto che un testimone aggiunge: «il reddito minimo garantito ha come valore aggiunto, rispetto alle tradizionali misure di sostegno, la sottoscrizione di un patto, finalizzato all’inclusione sociale, di formazione, di occupabilità e di inserimento lavorativo, nonché di riduzione dei rischi di marginalità connessi all'intero nucleo familiare». Le critiche si concentrano tuttavia sul fatto che il provvedimento non sembra possa essere risolutivo del problema, con il «rischio che sia l’ennesima forma contributiva con carattere di assistenza», essendo un «provvedimento non strutturale». Le strategie migliorative suggerite sono infatti legate alla creazione di maggiori opportunità, soprattutto lavorative, con il sostegno alle imprese che assumono giovani e disoccupati o la lotta al lavoro nero, ma riguardano anche l’allargamento della platea degli aventi diritto, attraverso la «ridefinizione dei criteri di accesso ai benefici al fine di rispondere anche a quella fascia di popolazione borderline oggi esclusa», e ancora il coordinamento delle «differenti forme di intervento per una reale presa in carico integrata del soggetto e della famiglia». L’ultima parte dell’intervista ha cercato di sollecitare gli intervistati ad indicare da un lato cosa gli enti territoriali e gli altri attori presenti sul territorio, dalla Regione, ai Comuni, dalle imprese e le loro associazioni ai sindacati, dalle associazioni sociali alla Chiesa, dovrebbero fare in più per poter contrastare il disagio economico e la povertà, dall’altro a proporre loro stessi delle iniziative da mettere in atto per agire sul fenomeno. Per quanto riguarda il primo aspetto, alla Regione viene sostanzialmente demandato un ruolo di guida nelle politiche del lavoro, incentivando la creazione di lavoro e sostenendo le «iniziative imprenditoriali dei singoli»; le viene anche chiesto di «affrontare il problema strutturalmente e non con interventi tampone, partendo da una consistente e organizzata raccolta di dati relativa al fenomeno», ottimizzando l’utilizzo delle risorse a disposizione. Ai Comuni viene assegnato invece principalmente un ruolo di collante del tessuto sociale, con la capacità di «attivare le reti di prossimità e lo spirito di comunità». Viene d’altro canto 4 Molto, abbastanza, poco, per nulla. 5 Va detto che l’indagine attraverso questionario è stata condotta nel gennaio 2016, con la misura ancora non pienamente operativa (poiché il bando era al momento aperto ai cittadini), pertanto è difficile fare una valutazione della sua efficacia; ciò su cui si può comunque esprimere un giudizio sono gli obiettivi e i principi ispiratori del provvedimento (che peraltro è stato oggetto di un vivace dibattito tra i rappresentanti politici della Regione, riscontrabile nelle cronache locali).

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