Cinquantesimo (1966-2016)

VI  della comunità. Tutto per narrare la storia di un popolo, che nel corso degli anni è diventato sempre più comunità, sempre più famiglia: anzi famiglia di famiglie, vocazione di ogni parrocchia. Molto volentieri aggiungo una mia parola di gratitudine per quanto già compiuto, mentre incoraggio a proseguire nel cammino intrapreso, dando risposte sempre concrete alle sfide pastorali e sociali del momento presente. Il Concilio Vaticano II ha messo in luce la vocazione della Chiesa a essere popolo di Dio in cammino nella storia, e ogni battezzato è chiamato a farsi protagonista dell’evangelizzazione nella varietà dei ministeri e dei carismi che arricchiscono e rendono vivace la vita ecclesiale. Gli scandali e i problemi emersi in questi mesi nella Chiesa, sempre pochi rispetto al bene che viene compiuto silenziosamente dalla stragrande maggioranza dei credenti, non affievoliscano il nostro entusiasmo, ma anzi devono incrementarlo e rafforzarlo, puntando soprattutto sulla preghiera. La preghiera dei cristiani aiuta il mondo a “restare in piedi”, come scriveva Aristide l’Apologeta. Mentre con viva partecipazione mi unisco alle previste celebrazioni del 50° della parrocchia, mi piace concludere queste considerazioni con una riflessione dello scrittore francese Georges Bernanos. Nel “Diario di un parroco di campagna” nota che “un popolo di cristiani non è un popolo dai colli torti. La Chiesa ha i nervi saldi, il peccato non le fa paura, al contrario. Lo guarda in faccia, tranquillamente, e persino, secondo l’esempio di Cristo, lo prende a proprio carico, se lo assume… il contrario di un popolo cristiano è un popolo triste, un popolo di vecchi”. È proprio così: ogni parrocchia deve sentirsi comunità di gente felice, consapevole della propria fragilità, ma al tempo stesso coraggiosa nell’andare contro corrente rispetto alle logiche mondane per testimoniare la gioia del vangelo, come papa Francesco non si stanca di ripetere. Con affetto a tutti una speciale benedizione. † Giovanni D’Ercole Vescovo di Ascoli Piceno

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