Congresso XIX documento 2

Definitivo – Direttivo CGIL, 20 giugno 2022 15 mercato con la distinzione dei lotti deboli e la relativa contrazione dei servizi all’utenza. Il trasporto su gomma rappresenta ancora l’85% del transito delle merci. Nel settore ferroviario, i grandi investimenti hanno privilegiato il profitto, disinvestendo sul trasporto regionale e dei pendolari. Nemmeno le stragi, prima tra tutte quella di Viareggio, sono servite a imporre un modello diverso, che sottraesse finalmente questo settore alle logiche del profitto e del Capitale. In tutti questi settori, la sicurezza e la salute di chi lavora, di chi utilizza il servizio e dei territori attraversati devono essere la priorità. Bisogna rivendicare la mobilità sostenibile, non soltanto con gli incentivi alle auto elettriche e investendo sulle infrastrutture necessarie, ma soprattutto valorizzando il trasporto pubblico locale e le reti dei pendolari e ripensando, a monte, i tempi e gli spazi delle città. Le infrastrutture producono ricchezza ma sottraggono territorio alla collettività. La Cgil deve esercitare una pressione costante sulle scelte di progettazione e realizzazione delle opere infrastrutturali che sono necessarie, salvaguardando al tempo stesso il territorio. Deve schierarsi, insieme ai movimenti, contro le tante grandi opere inutili, come la TAV, che è il caso più emblematico di un’opera dannosa, imposta, che spreca risorse e diventa terreno fertile per malaffare e tangenti. Le nostre grandi opere devono essere la scuola e la sanità pubblica, lo sviluppo della rete ferroviaria periferica in particolare al Sud e la messa in sicurezza del territorio. 7.3 Per lo sviluppo e la crescita del Sud In generale, va sostenuta una politica di investimento nel Sud, assente dall’agenda politica del paese oramai da decenni, per responsabilità di natura politica ma anche per la debolezza con cui il sindacato la ha sostenuta come una priorità del paese. Le regioni del Sud si sono desertificate e, a parte qualche eccezione, interi territori sono deindustrializzati, impoveriti, arretrati sotto vari profili. Persino la speranza di vita è inferiore e continua senza sosta la migrazione di giovani verso il Nord e all’estero. Sanità, scuola e università sono in una condizione di strutturale debolezza e il divario con il resto del paese e con l’Europa è enorme. La disoccupazione giovanile e femminile raggiunge livelli inaccettabili. La dignità di intere popolazioni è mortificata da un sistema economico che produce ricchezze che non vengono redistribuite. Nonostante un patrimonio culturale, archeologico, storico e paesaggistico immenso, il Sud soccombe sotto l’incapacità di una classe dirigente che non ha a cuore o non riesce a promuovere la sua valorizzazione. La Cgil deve lanciare una campagna di mobilitazione per il riscatto etico, politico, sociale ed economico di milioni di persone. Occorrono infrastrutture, investimenti nei servizi, nuove politiche industriali, il recupero del dissesto idrogeologico, politiche del turismo ecocompatibili e di respiro internazionale. Bisogna cambiare anche il modo di fare azione sociale e di rappresentanza perché proprio nel Mezzogiorno, senza un vero rilancio, le nostre sedi territoriali rischiano di restare dentro una crisi di carattere gestionale oramai cronica. 8. I diritti civili e sociali. Basta discriminazioni e odio. La Cgil deve recuperare autorevolezza attraverso una maggiore conflittualità sociale, sul terreno essenziale dei diritti sociali e economici, a partire da salario, pensioni, orario di lavoro, Stato Sociale. Troppo spesso, in questi anni, questi bisogni sono stati strumentalizzati da altri come pretesto per alimentare odio sociale e divisioni: anziani contro giovani, italiani contro migranti, uomini contro donne, lavoratori stabili contro precari, pubblici contro privati, Nord contro Sud. Questa logica va spezzata e va messa in discussione la falsa contrapposizione tra diritti sociali e civili. Non soltanto perché questo fa parte della nostra identità, che rivendichiamo con fermezza, ma anche perché, se i diritti non sono di tutti/e, sono privilegi. Nessuno migliora le proprie condizioni a spese di altri, la debolezza di alcuni, alla fine, rende deboli tutti/e. Dobbiamo, quindi, rilanciare con convinzione una serie di campagne su solidarietà sociale, lotta al razzismo, al fascismo e alle discriminazioni di genere, affermando il nostro impegno sul terreno dei diritti civili, contro caporalato, malaffare, lavoro nero e mafie. Dobbiamo opporci con nuova energia a tutte le politiche securitarie di questi anni, portate avanti da ogni governo, indipendentemente dal colore politico. 8.1 Contro razzismo, fascismo e repressione

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