Itaca n. 18

14 Il “ben-essere”, se è vero, è condizione contigua alla beatitudine. Proprio per questo una delle più belle e sicure esemplificazioni è il Discorso della Montagna, riportato da Matteo nel V capitolo del suo Vangelo. Oltre alla lettura di quelle pagine, a noi resta la possibilità di immaginare quel momento, in cui la parola di Gesù con decisione e dolcezza aveva disegnato gli orizzonti di una beatitudine non utopistica, ma praticabile. Pochi artisti si sono cimentati in questo tentativo di immaginazione, forse pensando che in quell’episodio il peso delle parole fosse troppo preponderante ed impossibile da rendere visivamente. Ma qualcuno ci ha provato con convinzione ed è curiosamente un artista della stagione più secolarizzata della storia umana, cioè la nostra. Si chiama David Hockney, inglese, ed è uno dei pittori più desiderati dai collezionisti, dai musei: in una parola dal mercato. È un artista dalla vena libera e felice, e questo lo ha aiutato a puntare lo sguardo su quel soggetto così importante e così difficile da rappresentare. È accaduto nel 2010, quando, in visita ad un museo di New York, ha scoperto un quadro di un celebre pittore francese, dedicato proprio al Discorso della Montagna. Paradossalmente è un quadro “silenzioso”, in quanto la scena è immaginata vista da lontano: si scorge Gesù sulla cima, attorniato dai discepoli, tutti in dimensioni miniaturistiche per la distanza. DAVID HOCKNEY E I L DI SCORSO DEL LA MONTAGNA B E N - E S S E R E È B E A T I T U D I N E

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