Il Monastero - Il restauro

dentro il Legno della Santissima Croce’ custoditi nella chiesa prepositurale, il rettore Sofia acennò pure al fonte Battesimale fatto di legno dorato, alla ‘piccola Sagrestia con le sue suppel- lettili, che si trovava dalla parte destra della Chiesa’. Il lungo e dettagliatissimo inventario si conclude con l’elenco dei ‘pezzi di terra’ di proprietà della prepositura (ven- tidue) e ‘delle spese e collette dovute al rettore (4,44 scudi) di ogni anno’ 78 . Conclusioni Nell’Otto-Novecento, le notizie relative alla prepositura di San Benedetto sono piuttosto rare e, in generale, di scarso interesse. In questi due secoli, comunque, le calamità naturali (nevicate, terremoti, ecc.), la negligenza e la disinvoltura di alcuni prepo- sti, i danni subiti in occasione della rappresaglia delle truppe piemontesi del generale Ferdinando Pinelli contro il legittimi- smo acquasantano nel gennaio-febbraio del 1861 avvilirono ulteriormente l’edificio, che all'inizio dell’ottavo decennio del secolo scorso venne dichiarato inagibile e, per conseguenza, chiuso al culto. Ad esempio, nel 1858, una formidabile frana caduta a levante della chiesa ‘sbarrò’ il corso al torrente detto fosso di Valle d’Acqua ed innalzò il livello delle acque al piano della chiesa prepositurale, facendo temere il peggio 79 . Come è noto, dopo l’unificazione della penisola, lo Stato avocò a sé la gestione dei benefici vacanti , ossia di quel complesso di beni destinati al mantenimento del titolare di un ufficio sacro rimasto senza un legittimo possessore per la morte o la rinuncia dell'ultimo investito. Dopo la morte del preposto Giovanni Bernardini (1900) e la rinuncia del successore don Giovanni Narcisi (1912), il Regio Subeconomo dei benefici vacanti di Ascoli Antonio Belli si portò due volte a Villa Valle d’Acqua per ‘fare l’inventario dei mobili e arredi sacri che si trovavano nella chiesa di S. Benedetto e nella figliola (sic) di S. Maria delle Grazie’ 80 . Dai due documenti risulta che la chiesa era dotata di due altari: il maggiore intitolato al S. Crocifisso e ai Ss. Benedetto abate e martire e uno laterale con un quadro oleo- grafico rappresentante il Cuore di Gesù 81 . Oltre ai quattordi- ci quadri della Via Crucis in cattivo stato, la chiesa possede- va tre dipinti (‘Addolorata e S. Lucia’, ‘Cattura di Gesù nel- l’orto’, ‘Santo Sepolcro’ di stile barocco), quattro statue (‘Santa Bibiana’, posta sotto la porta d'ingresso, ‘San Benedetto’, ‘San Donato’ e ‘Vergine del Rosario’, due confes- sionali, tre banchi, molti ex-voto con orecchini e anelli d’oro e cuori d’argento, una campana di sessantotto chilogrammi, numerosi mobili (cassettoni, cassapanca, ecc.), uno ‘stendar- do con l'immagine della Madonna di Pompei’ e, ovviamen- te, reliquari, calici, candelieri, una ‘coltre per funerali’, para- menti sacri, fiori finti, ecc. 82 . Nel 1992, la chiesa e gli edifici annessi erano ormai dei miseri ruderi, che si inserivavano indiscreti nella poetica e sug- gestiva campagna di Valledacqua. Nello stesso anno e, soprat- tutto, nel biennio 2000-2002 – come si dirà in altra parte del volume – si sono effettuati radicali lavori di restauro, i quali hanno ridato all'antico cenobio benedettino la primitiva dignità e la passata funzionalità di luogo tranquillo e isolato particolarmente idoneo a vivere un’esperienza di vita spirituale. sotto Nomina del rettore Ottorino Angelini, part., 22 aprile 1913, Archivio di Stato di Ascoli Piceno, Prefettura - IV Culto, cat. 10, b. 45 27

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