Piano per la salute. Osservazioni e proposte.

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 7 montagna, malattie oncologiche ed epidemiologiche), attraverso l'attivazione di percorsi di studio e ricerca, con le Facoltà di Medicina: occorre quindi un forte investimento tra Sanità e Ricerca, che crei valore aggiunto su discipline mediche particolarmente attrattive. Riteniamo inoltre che vada rivisto il sistema del reclutamento concentrandosi sulle professionalità necessarie (tutte), individuandone i percorsi utili a supplire all’insufficiente offerta professionale intraregionale. Si ritiene infine che l'attrattività anche economica, vada ricondotta nell'alveo della contrattazione integrativa (e solo su questa ci si può fare promotrici a livello nazionale). Art. 19 Forte contrarietà. Infine 1.2 de DEFR: ferma contrarietà a qualsiasi iniziativa come prevista sulla regionalizzazione del contratto collettivo di lavoro, considerandola illegittima ed impraticabile, vista la stessa onerosità prevista nel documento stesso. Welfare e politiche sociali Sull'ente Strumentale di cui alla Macro Area 4, si ricordano gli impegni dell' Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche Sociali della Regione Autonoma Valle d'Aosta, di cui all'8 novembre 2016. Disabilità Attualmente non sono presenti differenziazioni tra centri diurni con finalità a prevalenza socioassistenziale e socio-sanitaria (in analisi dei servizi e delle prestazioni socio-assistenziali e socioeducative p. 6) e non esiste un centro diurno a prevalenza socio-sanitaria. La Delibera n. 1051/2020 individua i requisiti organizzativi (e quelli strutturali?) per l’accreditamento delle strutture sociosanitarie semi-residenziali. Il primo accreditamento è stato fatto per l’SDA, divenuto socio-sanitario (area 2 p.39). C’è poca chiarezza rispetto all’applicazione delle delibere cui si fa riferimento per acquisire il servizio dei centri diurni non CEA (adesso è ancora per gara d’appalto la fornitura dei servizi diurno non direttamente gestiti dalla Regione). Progetto DAMA (area 3 p.8) ovvero Disabled Advanced Medical Assistence. Occorre individuare i referenti per il progetto che non siano solo sanitari ma educativi e socioassistenziali al fine di promuovere un servizio che abbia realmente le caratteristiche di funzionalità e efficacia (promozione e sperimentazione di percorsi già messi in evidenza per problematicità in modo da basarsi su dati concreti). Richiesta di collaborazione ai CEA che sono a gestione diretta. Le linee guida regionali sulla co-progettazione e co-programmazione dovrebbero essere riviste in una direzione di maggiore riconoscimento dell’autonomia progettuale anche dei servizi sul territorio, in modo da alleggerire le procedure e riuscire a rispondere ai bisogni che emergono in modo più snello (es.: da progetti di vita che hanno una specifica individuale spesso emergono bisogni universali la cui risposta sarebbe da generalizzare; spesso è una perdita di tempo e di risorse non valorizzare - dando una forma più organizzata e generale - iter che si sono messi in piedi su singole persone con disabilità che fanno emergere in maniera evidente un bisogno universale). Supervisione professionale (area 4 p. 5): sembra voler “ingessare” in un modello precostituito la risposta al bisogno di supervisione che è molto variabile e che necessita di notevole “specificazione e personalizzazione” per essere efficace. In politiche e servizi per la disabilità emerge la centralità del ruolo dell’ UVMDi e, di conseguenza, quello del case manager: perché non attribuire maggiore connotazioni professionalizzanti a questa figura che, così come indicata in questa fase, non si capisce tra quali professionalità dovrebbe essere individuata? In un’altra parte del documento (Analisi p. 5), infatti, si cita il case manager prioritariamente individuato tra gli educatori professionali. Tra l’altro il ruolo di coordinatore vicario dell’UVMDi e di coordinatore dei case manager è affidato a un educatore professionale.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTczNjg=