Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 4 altre soluzioni con accoglienza di tipo alberghiero. Tale impostazione è, secondo diversi testimoni intervistati, oggi poco adeguata a rispondere efficacemente alla domanda sociale espressa dalla popolazione, sia sul piano della sanitarizzazione e dell’integrazione socio-sanitaria, sia su quello della governance (c’è chi suggerisce di trasferire le competenze su queste strutture dai comuni all’USL). Una situazione simile caratterizza anche i servizi a domicilio, abbastanza sviluppati per quanto riguarda l’assistenza domiciliare socio-assistenziale dei servizi sociali, molto poco per quanto riguarda l’assistenza domiciliare integrata di cui hanno beneficiato nel 2019 appena 0,6 anziani ogni 100. Non è semplice, comunque, esprimere una valutazione sui risultati dei Sistemi Sanitari né sull’efficacia della spesa sanitaria. Basti pensare alla mole di variabili, non strettamente connesse alle risorse del settore sanitario, e tuttavia determinati per le condizioni di salute degli individui (prevenzione, stili di vita, qualità dell’ambiente, istruzione, supporto familiare, …). Ciononostante, non è possibile ignorare la discrepanza tra le ingenti risorse veicolate, sia dalla Regione, sia dai cittadini tramite spesa out of pocket, e i modesti traguardi ottenuti nella speranza di vita e, rispetto alle due principali realtà comparabili – Trento e Bolzano –, anche nello stato di salute della popolazione. Nel 2018, infatti, la nostra regione era la quinta in Italia per spesa sanitaria pubblica e la prima per spesa sanitaria privata. Nonostante la spesa veicolata dalla regione superi i 2.000 euro pro capite, a fronte di una media italiana di 1.875 euro, i valdostani hanno destinato circa 1.038 euro di spesa privata pro capite ai consumi sanitari. Anche la spesa per le compartecipazioni dirette dei cittadini ai costi dei farmaci e delle prestazioni è la più alta in assoluto (90 euro pro capite). Valutazioni sul piano Osservazioni generali Partecipazione Nel piano non si parla della costituzione di tavoli permanenti con le associazioni e con le OO.SS. Non viene mai richiamata la consulta e la sua funzione prevista dalla legge regionale 25 ottobre 2010 n. 34.. Quando si parla di Distretto si parla di “coinvolgimento dei cittadini” e nel passaggio che riguarda il governo delle liste d’ attesa si dice che l’Azienda Usl deve riorganizzare la propria offerta tra i diversi punti di erogazione , “insieme ai cittadini”. Nella parte riferita ai consultori si dispone che il piano di riordino sia condiviso tra tutte le componenti interessate e “approvato anche dai comitati dei cittadini”. Questi principi di coinvolgimento come verranno attuati? Ci saranno appositi organismi? Chi sono questi comitati dei cittadini? Inoltre non viene costituita a livello regionale la consulta delle professioni sanitarie che è ormai presente in molte regioni. A livello nazionale è stata istituita con il DM 07/07/2020. Il metodo Riteniamo che il Piano debba rimanere triennale, così come nelle disposizioni di cui alla LN 502/1992. La dilazione dei tempi pare più funzionale a “prendere tempo”, che a predisporre indirizzi determinati nel medio/lungo periodo. Chiediamo il pieno ottemperamento dei LEA come determinati dal SSN. Analisi, studio e ricerca da conferire agli enti competenti (Università, Ausl, ARPA...) più compiuta sullo scostamento negativo dell'aspettativa di vita in Regione, piuttosto che sull'incidenza delle malattie oncologiche, della Pandemia stessa e delle azioni anticonservative. Occorre ricomprendere nel Piano un indirizzo sulla Sanità Penitenziaria. Sul capitolo VIOLENZA DI GENERE ambiremmo ad una maggiore presenza del pubblico, anche a livello di finanziamento degli interventi. Il contrasto alla violenza di genere deve diventare elemento imprescindibile dell'azione dell'Assessorato, attraverso il fattivo e costante supporto economico
RkJQdWJsaXNoZXIy NTczNjg=