Piano per la salute. Osservazioni e proposte.

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 3 autolesionismo (per i quali la Valle d’Aosta detiene il triste primato nazionale) che evidenziano le carenze dei servizi territoriali per la tutela della salute mentale. Le caratteristiche morfologiche del territorio, la presenza di aree interne e piccoli comuni, l’insufficiente grado di cooperazione istituzionale costituiscono ulteriori elementi di debolezza che ostacolano le economie di scala e rendono particolarmente complesso il rapporto tra ospedale e territorio e tra servizio sanitario e servizi sociali, uno dei principali nodi irrisolti del nostro sistema regionale. Peraltro, la legge regionale approvata nel dicembre 2020 che contiene, tra le altre, disposizioni urgenti per la revisione degli ambiti territoriali sovracomunali (di cui alla legge regionale n. 6/2014), ha in qualche modo indebolito l’esperienza della gestione associata, dando la possibilità ai comuni di associarsi senza il vincolo di doverlo fare con Comuni contigui, mentre per quelli che superano i duemila abitanti è stato tolto l'obbligo di associare i servizi con altri Comuni. Inoltre, questa Legge è stata definita "legge-ponte", perché entro il 31 dicembre 2021 il Consiglio regionale avrebbe dovuto approdare all'approvazione di un Testo unico sugli enti locali, in modo da disciplinare in modo definitivo le attività dei Comuni, uniformando tutta la vigente normativa, adattandola alle nuove esigenze delle piccole realtà, approvazione che invece non sembra essere così vicina. Guardando ai principali “outcome” considerati dalla letteratura specialistica per valutare lo stato di salute e benessere della popolazione, gli indicatori disponibili forniscono indicazioni non sempre convergenti. Se, da un lato, appaiono molto positivi i risultati ottenuti dalla nostra regione relativamente alla mortalità infantile e alla qualità di vita degli anziani e delle persone con malattie croniche, considerando il principale indicatore adottato a livello internazionale – la speranza di vita alla nascita – il quadro appare meno edificante. Nel 2020, in seguito allo straordinario eccesso di mortalità dovuto alla pandemia da Covid-19, essa si è attestata ad 80,9 anni, il valore più basso in Italia. Anche nel 2019, quando era di 82,7 anni, era inferiore a tutte le altre regioni italiane, fatta eccezione per la Campania, la Sicilia, la Calabria e la Basilicata. Un dato poco soddisfacente che impatta negativamente sulla speranza di vita riguarda la frequenza delle morti che si verificano ogni anno pur essendo “evitabili” se si attuassero trattamenti tempestivi ed efficaci, azioni di prevenzione (secondaria e primaria) e interventi di salute pubblica. I servizi territoriali, a questo proposito, come si è evince dai dati riportati nella ricerca, appaiono ancora sacrificati in favore di un approccio alla cura “ospedalocentrico”, poco adatto alla presa in carico delle cronicità. Indicazioni preoccupanti circa lo stato dei servizi sanitari offerti dalla Regione provengono inoltre dal monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza. Nel 2018, in un quadro di generale incremento delle valutazioni, la nostra regione ha migliorato il proprio punteggio rispetto al 2017 ma, data la presenza di diversi indicatori “critici” con scostamenti rilevanti dal target e non in miglioramento, continuava a trovarsi nel ristretto gruppo delle regioni inadempienti, assieme alla Sardegna e alla Provincia Autonoma di Bolzano. Alcune aree di indagine rilevanti che mostrano uno scarto dall’obiettivo fissato dai LEA riguardano la copertura vaccinale, i posti disponibili nelle strutture per anziani e disabili, l’assistenza a domicilio e l’intervallo che intercorre tra la chiamata e l’arrivo dei mezzi di soccorso. E’meritevole di attenzione anche il fenomeno dell’iperafflusso nei pronto soccorso, spia di carenze che possono riguardare diversi nodi della filiera del servizio sanitario (prevenzione primaria, prevenzione secondaria, assistenza territoriale, assistenza ospedaliera) e che produce ricadute negative sulla pressione a cui è sottoposto il personale sanitario, la gestione dei casi critici e i costi dell’assistenza. La Valle d’Aosta è ai primi posti non soltanto per il numero di accessi ogni 1.000 abitanti ma anche per la percentuale di codici bianchi, assimilabili ad accessi impropri, che richiederebbero l’attivazione di visite e trattamenti programmati. Il fenomeno sembra in parte connesso al tema ancora irrisolto dei lunghi tempi di attesa che interessano sia gli esami diagnostici sia gli interventi. Relativamente al settore socio-sanitario, il livello di presa in carico risulta molto basso al confronto con le regioni comparabili. Secondo Italia Longeva, nel 2019 appena lo 0,9% degli ultra65enni erano ospiti di RSA (la stessa percentuale supera il 4% in Piemonte e Lombardia), un dato coerente con l’offerta residenziale sviluppata in regione, costituita prevalentemente da case di riposo, strutture protette e

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