Piano per la salute. Osservazioni e proposte.

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 1 Osservazioni e proposte SPI AOSTA e CGIL VDA su Piano per la salute e il benessere sociale della regione Valle d’Aosta

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 2 SPI CGIL - CGIL 17 dicembre 2021 Piano per la salute e il benessere sociale della regione Valle d’Aosta Osservazioni sul Piano Premessa Prendendo atto delle gravi difficoltà indotte dalla pandemia e delle preesistenti carenze del settore sanitario, la Giunta Regionale si è impegnata, con il DEFR 2021-2023, a predisporre il nuovo «Piano regionale per la salute e il benessere sociale» la cui validità si estenderà fino al 2025. Il Piano, secondo gli indirizzi fissati un anno fa, mira a risolvere alcuni dei nodi strutturali che affliggono questo settore. In particolare, si propone di realizzare un nuovo modello di assistenza territoriale che migliori la presa in carico dei pazienti con patologie croniche; di riorganizzare i servizi territoriali del dipartimento di salute mentale; di sviluppare la telemedicina e l’assistenza domiciliare; di incrementare l’offerta di tipo sociosanitario da parte delle strutture che ospitano anziani, oggi prevalentemente orientate all’accoglienza socio-assistenziale e alberghiera; introdurre meccanismi che incentivino i professionisti della salute a trasferirsi e a permanere in Valle d’Aosta, al fine di colmare le attuali carenze di personale di cui soffre il Servizio Sanitario Regionale. Esso ha assunto anche l’impegno di scegliere una soluzione efficace e di qualità circa l’offerta ospedaliera. A fronte della proposta di piano varata dalla Regione Valle d’Aosta riteniamo che quegli indirizzi non trovino adeguata formulazione nel nuovo documento di programmazione, e che alcune importanti criticità rilevati nel nostro sistema della salute non vengano affatto intaccate. A questo proposito, osserviamo un significativo quanto discutibile tentativo di conseguire economie di scala nell’assistenza territoriale, allontanando ancora di più che in passato i presidi socio-sanitari dalle residenze dei cittadini attraverso l’innalzamento delle soglie dimensionali per la costituzione dei distretti, e un marcato orientamento alla privatizzazione dei servizi sanitari e per il benessere sociale, in controtendenza invece con gli indirizzi fissati a livello nazionale a seguito dell’emergenza pandemica. La situazione del sistema della salute in Valle d’Aosta Il sistema della salute governato dalla regione Valle d’Aosta sembra trovarsi oggi in una fase di crisi, non riuscendo a fornire, in diversi casi, una risposta efficace alle recenti evoluzioni della domanda sociale. Sono in corso nella nostra regione diversi cambiamenti di carattere strutturale che richiederebbero di essere governati con maggiore attenzione. In primo luogo, l’avanzare del processo di senilizzazione - particolarmente pronunciato nella nostra regione anche a causa di un’insufficiente sostituzione migratoria - che determina non soltanto una crescita della domanda di servizi sanitari e di lungoassistenza ma anche un indebolimento dei legami interpersonali e un’atomizzazione degli stili di vita. Questi processi si innestano su un tessuto sociale già particolarmente frammentato (la Valle d’Aosta è la prima regione italiana per incidenza di nuclei abitativi composti da una sola persona) e rappresentano una minaccia alla qualità della vita nella terza e quarta età. Vi sono altri fattori di rischio specifici della popolazione valdostana, relativamente agli stili di vita, che non appaiono sufficientemente considerati all’interno della proposta di Piano per la salute e il benessere sociale elaborata dalla Regione, e che invece imporrebbero un maggiore sforzo delle politiche verso le attività di prevenzione. Ci riferiamo, in particolare, all’elevata incidenza di “forti bevitori” di alcolici che eccedono nel consumo quotidiano o praticano il binge drinking (23%, il tasso più alto in Italia dopo quello di Bolzano), alle dipendenze da sostanze stupefacenti e agli elevati tassi di mortalità per suicidio e

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 3 autolesionismo (per i quali la Valle d’Aosta detiene il triste primato nazionale) che evidenziano le carenze dei servizi territoriali per la tutela della salute mentale. Le caratteristiche morfologiche del territorio, la presenza di aree interne e piccoli comuni, l’insufficiente grado di cooperazione istituzionale costituiscono ulteriori elementi di debolezza che ostacolano le economie di scala e rendono particolarmente complesso il rapporto tra ospedale e territorio e tra servizio sanitario e servizi sociali, uno dei principali nodi irrisolti del nostro sistema regionale. Peraltro, la legge regionale approvata nel dicembre 2020 che contiene, tra le altre, disposizioni urgenti per la revisione degli ambiti territoriali sovracomunali (di cui alla legge regionale n. 6/2014), ha in qualche modo indebolito l’esperienza della gestione associata, dando la possibilità ai comuni di associarsi senza il vincolo di doverlo fare con Comuni contigui, mentre per quelli che superano i duemila abitanti è stato tolto l'obbligo di associare i servizi con altri Comuni. Inoltre, questa Legge è stata definita "legge-ponte", perché entro il 31 dicembre 2021 il Consiglio regionale avrebbe dovuto approdare all'approvazione di un Testo unico sugli enti locali, in modo da disciplinare in modo definitivo le attività dei Comuni, uniformando tutta la vigente normativa, adattandola alle nuove esigenze delle piccole realtà, approvazione che invece non sembra essere così vicina. Guardando ai principali “outcome” considerati dalla letteratura specialistica per valutare lo stato di salute e benessere della popolazione, gli indicatori disponibili forniscono indicazioni non sempre convergenti. Se, da un lato, appaiono molto positivi i risultati ottenuti dalla nostra regione relativamente alla mortalità infantile e alla qualità di vita degli anziani e delle persone con malattie croniche, considerando il principale indicatore adottato a livello internazionale – la speranza di vita alla nascita – il quadro appare meno edificante. Nel 2020, in seguito allo straordinario eccesso di mortalità dovuto alla pandemia da Covid-19, essa si è attestata ad 80,9 anni, il valore più basso in Italia. Anche nel 2019, quando era di 82,7 anni, era inferiore a tutte le altre regioni italiane, fatta eccezione per la Campania, la Sicilia, la Calabria e la Basilicata. Un dato poco soddisfacente che impatta negativamente sulla speranza di vita riguarda la frequenza delle morti che si verificano ogni anno pur essendo “evitabili” se si attuassero trattamenti tempestivi ed efficaci, azioni di prevenzione (secondaria e primaria) e interventi di salute pubblica. I servizi territoriali, a questo proposito, come si è evince dai dati riportati nella ricerca, appaiono ancora sacrificati in favore di un approccio alla cura “ospedalocentrico”, poco adatto alla presa in carico delle cronicità. Indicazioni preoccupanti circa lo stato dei servizi sanitari offerti dalla Regione provengono inoltre dal monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza. Nel 2018, in un quadro di generale incremento delle valutazioni, la nostra regione ha migliorato il proprio punteggio rispetto al 2017 ma, data la presenza di diversi indicatori “critici” con scostamenti rilevanti dal target e non in miglioramento, continuava a trovarsi nel ristretto gruppo delle regioni inadempienti, assieme alla Sardegna e alla Provincia Autonoma di Bolzano. Alcune aree di indagine rilevanti che mostrano uno scarto dall’obiettivo fissato dai LEA riguardano la copertura vaccinale, i posti disponibili nelle strutture per anziani e disabili, l’assistenza a domicilio e l’intervallo che intercorre tra la chiamata e l’arrivo dei mezzi di soccorso. E’meritevole di attenzione anche il fenomeno dell’iperafflusso nei pronto soccorso, spia di carenze che possono riguardare diversi nodi della filiera del servizio sanitario (prevenzione primaria, prevenzione secondaria, assistenza territoriale, assistenza ospedaliera) e che produce ricadute negative sulla pressione a cui è sottoposto il personale sanitario, la gestione dei casi critici e i costi dell’assistenza. La Valle d’Aosta è ai primi posti non soltanto per il numero di accessi ogni 1.000 abitanti ma anche per la percentuale di codici bianchi, assimilabili ad accessi impropri, che richiederebbero l’attivazione di visite e trattamenti programmati. Il fenomeno sembra in parte connesso al tema ancora irrisolto dei lunghi tempi di attesa che interessano sia gli esami diagnostici sia gli interventi. Relativamente al settore socio-sanitario, il livello di presa in carico risulta molto basso al confronto con le regioni comparabili. Secondo Italia Longeva, nel 2019 appena lo 0,9% degli ultra65enni erano ospiti di RSA (la stessa percentuale supera il 4% in Piemonte e Lombardia), un dato coerente con l’offerta residenziale sviluppata in regione, costituita prevalentemente da case di riposo, strutture protette e

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 4 altre soluzioni con accoglienza di tipo alberghiero. Tale impostazione è, secondo diversi testimoni intervistati, oggi poco adeguata a rispondere efficacemente alla domanda sociale espressa dalla popolazione, sia sul piano della sanitarizzazione e dell’integrazione socio-sanitaria, sia su quello della governance (c’è chi suggerisce di trasferire le competenze su queste strutture dai comuni all’USL). Una situazione simile caratterizza anche i servizi a domicilio, abbastanza sviluppati per quanto riguarda l’assistenza domiciliare socio-assistenziale dei servizi sociali, molto poco per quanto riguarda l’assistenza domiciliare integrata di cui hanno beneficiato nel 2019 appena 0,6 anziani ogni 100. Non è semplice, comunque, esprimere una valutazione sui risultati dei Sistemi Sanitari né sull’efficacia della spesa sanitaria. Basti pensare alla mole di variabili, non strettamente connesse alle risorse del settore sanitario, e tuttavia determinati per le condizioni di salute degli individui (prevenzione, stili di vita, qualità dell’ambiente, istruzione, supporto familiare, …). Ciononostante, non è possibile ignorare la discrepanza tra le ingenti risorse veicolate, sia dalla Regione, sia dai cittadini tramite spesa out of pocket, e i modesti traguardi ottenuti nella speranza di vita e, rispetto alle due principali realtà comparabili – Trento e Bolzano –, anche nello stato di salute della popolazione. Nel 2018, infatti, la nostra regione era la quinta in Italia per spesa sanitaria pubblica e la prima per spesa sanitaria privata. Nonostante la spesa veicolata dalla regione superi i 2.000 euro pro capite, a fronte di una media italiana di 1.875 euro, i valdostani hanno destinato circa 1.038 euro di spesa privata pro capite ai consumi sanitari. Anche la spesa per le compartecipazioni dirette dei cittadini ai costi dei farmaci e delle prestazioni è la più alta in assoluto (90 euro pro capite). Valutazioni sul piano Osservazioni generali Partecipazione Nel piano non si parla della costituzione di tavoli permanenti con le associazioni e con le OO.SS. Non viene mai richiamata la consulta e la sua funzione prevista dalla legge regionale 25 ottobre 2010 n. 34.. Quando si parla di Distretto si parla di “coinvolgimento dei cittadini” e nel passaggio che riguarda il governo delle liste d’ attesa si dice che l’Azienda Usl deve riorganizzare la propria offerta tra i diversi punti di erogazione , “insieme ai cittadini”. Nella parte riferita ai consultori si dispone che il piano di riordino sia condiviso tra tutte le componenti interessate e “approvato anche dai comitati dei cittadini”. Questi principi di coinvolgimento come verranno attuati? Ci saranno appositi organismi? Chi sono questi comitati dei cittadini? Inoltre non viene costituita a livello regionale la consulta delle professioni sanitarie che è ormai presente in molte regioni. A livello nazionale è stata istituita con il DM 07/07/2020. Il metodo Riteniamo che il Piano debba rimanere triennale, così come nelle disposizioni di cui alla LN 502/1992. La dilazione dei tempi pare più funzionale a “prendere tempo”, che a predisporre indirizzi determinati nel medio/lungo periodo. Chiediamo il pieno ottemperamento dei LEA come determinati dal SSN. Analisi, studio e ricerca da conferire agli enti competenti (Università, Ausl, ARPA...) più compiuta sullo scostamento negativo dell'aspettativa di vita in Regione, piuttosto che sull'incidenza delle malattie oncologiche, della Pandemia stessa e delle azioni anticonservative. Occorre ricomprendere nel Piano un indirizzo sulla Sanità Penitenziaria. Sul capitolo VIOLENZA DI GENERE ambiremmo ad una maggiore presenza del pubblico, anche a livello di finanziamento degli interventi. Il contrasto alla violenza di genere deve diventare elemento imprescindibile dell'azione dell'Assessorato, attraverso il fattivo e costante supporto economico

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 5 finanziario, di tutti gli interventi utili e già attivi (centri d'ascolto, strutture d'accoglienza e protezione...), grazie anche al volontariato; auspichiamo sperimentazione e progettazione su supporto preventivo e proattivo, psicologico, educativo, di mutuo aiuto sulle persone a rischio, come avviene in alcune affermate realtà del paese. Distretti Siamo in totale disaccordo con la riduzione del numero dei distretti . La legge regionale 25 Gennaio 2000 n. 5 all’art. 30 punto 2 afferma che “in considerazioni delle caratteristiche geomorfologiche del territorio e della distribuzione delle popolazione residente, nonché di esigenze di efficienza e di economicità, il territorio in cui opera l’ azienda Usl è articolato in quattro distretti aventi sede a Morgex, Aosta , Chatillon e Donnas”. Nulla è cambiato dal 2000 rispetto alle caratteristiche geomorfologiche e della distribuzione della popolazione. Il Servizio Sanitario Regionale deve garantire l'accesso ai servizi sanitari e socio sanitari a tutti i cittadini anche in territori che per le loro caratteristiche geografiche vengono considerati disagiati e che, come tali, possono creare una discriminazione nella fruizione dei servizi. Bisogna valorizzare maggiormente i servizi territoriali diversificandoli in relazione ai bisogni di salute dei diversi ambiti territoriali. Importante anche in questo caso la partecipazione degli utenti che deve operare tanto nella fase della programmazione, quanto in quella dell’implementazione e del monitoraggio e della valutazione degli andamenti e dei risultati della propria zona. L’ alta valle non ha le stesse necessità di salute rispetto alla città di Aosta. La Lombardia ha confermato che nelle zone di montagna i distretti saranno ogni 20.000 abitanti. Consultori Esprimiamo la nostra totale contrarietà con la scelta di ridurre i consultori, che diventerebbero uno ogni 30.000 abitanti dagli attuali 8. I consultori familiari sono da considerarsi i più importanti servizi di base a tutela della donna, del bambino, della coppia e della famiglia. La loro riduzione significa meno prossimità dei servizi compromettendo un servizio imprescindibile. Andrebbero riviste le competenze aggiungendo anche la figura dell’andrologo e rendendo inoltre gratuite le prestazioni quali le visite ed esami per infezioni, per le malattie sessualmente trasmissibili, le visite per la meno pausa, la consulenza sessuologia e favorendo un accesso gratuito alla contraccezione. Ospedale di comunità Non siamo d’accordo sulla gestione dei privati negli ospedali di comunità. Questa struttura che fa da ponte tra i ricoveri ospedalieri e i servizi territoriali, è pur sempre un OSPEDALE, e come tale deve restare pubblica. Medicina di genere Nel piano non se ne parla, malgrado siano passati due anni dal 13 Giugno 2019 e cioè da quando il ministero della salute ha approvato il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale firmando il decreto relativo della legge 3/2018. L’esigenza di promuovere la medicina di genere, da includere in tutte le specialità mediche, nasce dalla crescente consapevolezza delle differenze associate al genere, con il fine ultimo di garantire ad ogni persona, sia uomo che donna, la migliore cura, rafforzando ulteriormente il concetto di “centralità del paziente” e di “personalizzazione delle terapie”. Piano della non autosufficienza

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 6 E’ molto grave l’assenza nel documento del piano per la non autosufficienza, in quanto è ancora in corso l’approvazione da parte degli organi regionali competenti. Piano che dovrebbe rappresentare il pilastro portante delle politiche future per le persone con disabilità nei prossimi anni. Invecchiamento attivo Analogamente al piano della non autosufficienza non viene proposto alcun intervento legislativo sul tema. Ospedale Nella relazione iniziale del Piano per la salute e il benessere sociale riguardante la macroarea 3, si mette in evidenza che l’attuale presidio è strutturato su 3 sedi. La soluzione proposta è un intervento di ristrutturazione e ampliamento del Parini e la conversione del Beauregard per la riabilitazione e la lungodegenza. Gli ospedali per lungodegenza sono strutture riservate a quei pazienti che, conclusa la fase acuta del ricovero, necessitano di un prolungamento dell’intervento assistenziale ospedaliero considerato che presentano ancora una situazione funzionale compromessa e con un quadro clinico ancora instabile. Questo significa che al Beauregard, che andrà parzialmente ristrutturato con ulteriori oneri economici, dovranno essere assicurati i trattamenti sanitari medici, infermieristici e riabilitativi con sorveglianza 24 ore su 24 con la possibilità di fare accertamenti in loco (es.radiografie, visite specialistiche) se non si vorranno trasportare i pazienti al Parini . Di fatto si mantiene in piedi una seconda struttura ospedaliera non raggiungendo lo scopo di realizzare l’unificazione delle 3 sedi ospedaliere in un’unica sede. Questo comporterà maggior spreco di risorse sia economiche che organizzative. È fortemente discutibile la decisione di affidare ad una società partecipata (la SIV), in un quadro regionale in cui alcune società in house sembrano, per quanto ci riguarda, funzionalmente pleonastiche, l'intera gestione dei lavori sul Parini. Ribadiamo la posizione già precedentemente espressa dalla CGIL, che andrebbe cioè urgentemente affrontata un’analisi tecnica comparata di costi benefici, tra il progetto attuale di ristrutturazione del vecchio nosocomio e il progetto di un nuovo ospedale da individuare in sede diversa. Non vorremmo farci “Cassandre” su un percorso che a nostro parere, rischia di diventare eccessivamente oneroso e prolungato nel tempo, in raffronto ad uno completamente innovativo. Stranieri Non ci pare che nel piano si parli sul come accogliere e integrare le persone straniere sul territorio, in una logica di inclusione e coesione sociale, per sostenere percorsi di empowerment individuale e di sviluppo delle comunità, anche in un'ottica di recupero autonomo degli strumenti più lungimiranti precedenti al cosiddetto “decreto Salvini su immigrazione e sicurezza (vedere sistema degli Sprar e dell'accoglienza) Regionalizzazione personale e contratto collettivo di lavoro Per comodità produciamo lo stesso parere già esplicitato verso l'attuale legge di bilancio ed il DEFR: sugli Art 16 e 17 L'aumento delle risorse di cui ai commi e 2 diminuiscono nelle previsioni 2023 e 2024. Si ritiene debbano essere consolidate al 2022.Risorse di cui al comma 3 lettera a), insufficienti rispetto il rinnovo CCNL, già in previsione 2021. Si ritiene che esso possa attestarsi su un valore complessivo di 5,9 milioni di euro. Lettera d), oltre ai calcoli erronei usciti sui media, si ritiene che l'impegno sia fortemente a rischio di impugnativa dello stato e si richiede quindi di rivederne le risorse sull'aumento complessivo del CCNL. Riteniamo che l'attrattività sia percorribile attraverso lo sviluppo e l'investimento su dipartimenti innovativi e competitivi con altre ASL del Nord Italia, attraverso una riorganizzazione confacente dell'azienda, priva di ingerenze di interesse “corporativo”. Nel merito si ritiene utile l'attivazione di borse di studio e ricerca sulle medicine anche peculiari al nostro territorio (medicina della

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 7 montagna, malattie oncologiche ed epidemiologiche), attraverso l'attivazione di percorsi di studio e ricerca, con le Facoltà di Medicina: occorre quindi un forte investimento tra Sanità e Ricerca, che crei valore aggiunto su discipline mediche particolarmente attrattive. Riteniamo inoltre che vada rivisto il sistema del reclutamento concentrandosi sulle professionalità necessarie (tutte), individuandone i percorsi utili a supplire all’insufficiente offerta professionale intraregionale. Si ritiene infine che l'attrattività anche economica, vada ricondotta nell'alveo della contrattazione integrativa (e solo su questa ci si può fare promotrici a livello nazionale). Art. 19 Forte contrarietà. Infine 1.2 de DEFR: ferma contrarietà a qualsiasi iniziativa come prevista sulla regionalizzazione del contratto collettivo di lavoro, considerandola illegittima ed impraticabile, vista la stessa onerosità prevista nel documento stesso. Welfare e politiche sociali Sull'ente Strumentale di cui alla Macro Area 4, si ricordano gli impegni dell' Assessorato alla Sanità, Salute e Politiche Sociali della Regione Autonoma Valle d'Aosta, di cui all'8 novembre 2016. Disabilità Attualmente non sono presenti differenziazioni tra centri diurni con finalità a prevalenza socioassistenziale e socio-sanitaria (in analisi dei servizi e delle prestazioni socio-assistenziali e socioeducative p. 6) e non esiste un centro diurno a prevalenza socio-sanitaria. La Delibera n. 1051/2020 individua i requisiti organizzativi (e quelli strutturali?) per l’accreditamento delle strutture sociosanitarie semi-residenziali. Il primo accreditamento è stato fatto per l’SDA, divenuto socio-sanitario (area 2 p.39). C’è poca chiarezza rispetto all’applicazione delle delibere cui si fa riferimento per acquisire il servizio dei centri diurni non CEA (adesso è ancora per gara d’appalto la fornitura dei servizi diurno non direttamente gestiti dalla Regione). Progetto DAMA (area 3 p.8) ovvero Disabled Advanced Medical Assistence. Occorre individuare i referenti per il progetto che non siano solo sanitari ma educativi e socioassistenziali al fine di promuovere un servizio che abbia realmente le caratteristiche di funzionalità e efficacia (promozione e sperimentazione di percorsi già messi in evidenza per problematicità in modo da basarsi su dati concreti). Richiesta di collaborazione ai CEA che sono a gestione diretta. Le linee guida regionali sulla co-progettazione e co-programmazione dovrebbero essere riviste in una direzione di maggiore riconoscimento dell’autonomia progettuale anche dei servizi sul territorio, in modo da alleggerire le procedure e riuscire a rispondere ai bisogni che emergono in modo più snello (es.: da progetti di vita che hanno una specifica individuale spesso emergono bisogni universali la cui risposta sarebbe da generalizzare; spesso è una perdita di tempo e di risorse non valorizzare - dando una forma più organizzata e generale - iter che si sono messi in piedi su singole persone con disabilità che fanno emergere in maniera evidente un bisogno universale). Supervisione professionale (area 4 p. 5): sembra voler “ingessare” in un modello precostituito la risposta al bisogno di supervisione che è molto variabile e che necessita di notevole “specificazione e personalizzazione” per essere efficace. In politiche e servizi per la disabilità emerge la centralità del ruolo dell’ UVMDi e, di conseguenza, quello del case manager: perché non attribuire maggiore connotazioni professionalizzanti a questa figura che, così come indicata in questa fase, non si capisce tra quali professionalità dovrebbe essere individuata? In un’altra parte del documento (Analisi p. 5), infatti, si cita il case manager prioritariamente individuato tra gli educatori professionali. Tra l’altro il ruolo di coordinatore vicario dell’UVMDi e di coordinatore dei case manager è affidato a un educatore professionale.

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 8 Approfondimenti Macroarea 1 Non è dato intendere quali pianificazioni ed azioni verranno attuate per i ritardi sugli screening. Salute e ambiente: poco sviluppato il tema, gli intendimenti e le competenze in capo ad ARPA. Potenziamento organici: richiediamo un confronto attivo tra Azienda e parti sociali per evidenziare i nodi critici e prospettare le soluzioni. Politiche tariffarie, quali indirizzi si intendono intraprendere, fermo restando che sin da subito esprimiamo diffidenza sull'eventuale uso generalizzato dei voucher: Attenzione all'equità ed al contrasto delle diseguaglianze: non viene sviluppato alcun ragionamento sullo “sviluppo di comunità” ed inerenti modelli pedagogici. Contrasto dipendenze patologiche: sarebbe opportuno una più approfondita declinazione dei modelli d'intervento. Occorrerebbe una maggiore esplicitazione dei fabbisogni e delle necessarie implementazioni delle figure professionali, sul personale del Dipartimento di prevenzione. Macroarea 2 Sull'Osservatorio Regionale sulle Liste di Attesa ribadiamo la necessità della presenza costante delle OO.SS. Ribadiamo il no alla riduzione dei consultori ed invitiamo ad esporre tutte le prestazioni inerenti alla LN 194/78, non essendoci alcun riferimento all'interruzione volontaria della gravidanza. Maggior chiarezza sulla valorizzazione delle USCA. Declinazione più chiara sulle strutture anziani, in riferimento alla non autosufficenza ed al fabbisogno sanitario effettivo. Nella bozza del piano non si capisce quanto nel medio/ lungo periodo si intendano erogare prestazioni di tipo prevalentemente sanitario, socio sanitario ed alberghiero. Il timore è un'istituzionalizzazione sanitaria tout court delle prestazioni agli anziani. Non comprendiamo la necessità di affermare il “budget della salute”, essendo il tema ancora del tutto sperimentale. Necessaria riforma degli standard minimi. Quelli in essere sono anacronistici e da superare in aumento delle prestazioni. Macroarea 3 Ribadiamo con fermezza quanto espresso nelle considerazioni generali sull' Ospedale Macroarea 4 Sull'Ente strumentale, sul welfare e le politiche sociali, sulle disabilità, e su tutte le aree del disagio, ribadiamo quanto già espresso nelle considerazioni generali. Riterremmo consono avere delle linee guida utili di riordino del sistema, risolvere “promiscuità” pubblico e privato tracciando linee di demarcazione nette: è fondante l'esperienza del terzo settore sui suoi ambiti di origine (servizi della de-istituzionalizzazione psichiatrica, dei minori a rischio, delle dipendenze, dei sostegni socio educativi), ma è da ribadire il primato pubblico sui servizi essenziali (la figura dell'Assistente Sociale che è preminente nel piano stesso, ma è a gestione fortemente privatistica). Si ritiene opportuna l'entrata a regime dei LEPS, per una riforma più articolata del sistema Macroarea 5 La Governance di sistema diventa tale, ovvero coerente ed articolata nelle linee di indirizzo e di previsione delle risorse necessarie, solo se si crea un corretto quadro d'insieme delle macroaree (pur condivisibili), e non una sommatoria (che il Piano palesa) di competenze (meritorie ed avanzate per molti passaggi) ed ambizioni, che appaiono inanellare troppe discontinuità.

Osservazioni al Piano regionale per la salute e il benessere sociale SPI CGIL VdA – CGIL VdA pag. 9 Appare in generale, una visione non composita e di difficoltà nell'individuare i temi che la Salute comporta (anche nella profusione di argomenti di comprovata letteratura sociologica/pedagogica), da quelli della Sanità (altrettanto forbiti nell'evocazione della letteratura medico/scientifica.

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