Indagine Sistema Socio-Sanitario Luglio 2021
I FATTORI DI RISCHIO, LE CONDIZIONI DI SALUTE E LA SPERANZA DI VITA 23 Nonostante il quadro degli stili di vita della popolazione sia complessivamente positivo (come confermato dalla valutazione del Comitato LEA) la speranza di vita alla nascita nel 2019 era pari soltanto ad 82,7 anni, ovvero più bassa di mezzo anno rispetto a quella nazionale. Tutte le regioni del Centro-Nord avevano all’epoca una maggiore speranza di vita e, nel quadro nazionale, soltanto Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia si posizionavano dietro la Valle d’Aosta . L’attesa di vita relativamente bassa dei valdostani appare paradossale rispetto agli importanti traguardi raggiunti nelle condizioni di salute, misurabili secondo varie dimensioni. Infatti, al di là dell’incidenza di patologie croniche, che dipende in primo luogo dalla struttura demografica, in Valle d’Aosta quasi un malato cronico su due dichiara di essere in uno stato di buona salute (in Piemonte solo quattro su dieci). Se si considerano poi le condizioni degli anziani con più di 75 anni, coloro che hanno tre o più patologie croniche o le cui condizioni di salute rappresentano un impedimento nello svolgere le attività quotidiane sono il 29,9%, un tasso molto contenuto, tenuto conto che in Piemonte e Lombardia superano il 46% e in alcune regioni del Mezzogiorno il 60%. La speranza di vita «senza limitazioni nelle attività» dei 65enni, pari a 11,9 anni, è seconda soltanto a quella di Bolzano. Un dato poco soddisfacente che impatta negativamente sulla speranza di vita riguarda la frequenza delle morti che si verificano ogni anno ma che sarebbero state «evitabili» se si fossero attuati trattamenti tempestivi ed efficaci, azioni di prevenzione (secondaria e primaria) e interventi di salute pubblica. Il tasso annuale delle morti riconducibili a questa categoria di cause ammontava nel 2018 a 17,2 ogni 10.000 residenti con meno di 75 anni, risultando non solo più alto di quello nazionale (16,8) ma anche di tutte le altre regioni del Centro-Nord escluso il Piemonte (17,5). Come in tutte le altre aree del Paese, la mortalità evitabile impatta più significativamente sulla popolazione maschile (24,6 ogni 10.000) rispetto a quella femminile (10,1).
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