Spazio al Lavoro n. 1 del 2014

| 8 spazi o lavoro a l congresso immigrati ci rubano il lavoro? È una notizia falsa, uno studio della Banca d’Italia ha dimostrato che con l’arrivo di stranieri è aumen- tato il lavoro di alto profilo per i cittadini italiani, e anche il lavoro femminile. È aumentato il tasso di devianza? Molti stranieri sono in carcere per mancanza di permes- so di soggiorno, se si tiene con- to di questo il tasso di devianza resta lo stesso tra italiani e stra- nieri, inoltre bisogna sottolineare che è diminuito, nel 1991 è stato commesso lo stesso numero di re- ati del 2007 ma la popolazione è aumentata di 4 milioni di abitan- ti. Cercano di spaventarci e trova- no scuse per diminuire la nostra libertà. Gli stranieri presenti sul nostro territorio svolgono lavori di basso profilo perchè hanno un basso tasso di scolarizzazione, la terza media ce l’hanno il 48% de- gli italiani e il 51% degli stranieri, il diploma il 39% degli italiani e il 38% degli stranieri, la laurea il 12% degli italiani e il 10% degli stranieri, quindi le percentua- li sono quasi le stesse, il nostro paese aspetta braccia non cer- velli, inoltre i loro titoli di studio non sono riconosciuti dallo stato italiano. Il popolo dei migranti è parte fondamentale della società italiana, lavora, produce reddito, pagano le tasse, formano famiglie e mandano i figli a scuola, ma trovano leggi restringenti sulla sicurezza, sulle tasse da pagare troppo alte per i permessi di sog- giorno e sono quindi sottoposti a continui ostacoli. Concludo con una frase che ho letto su un muro a Milano “immigrati, non lascia- teci soli con gli italiani”. Gaetano Campolo Grafici ed editori, anche noi vivia- mo questo momento con grande apprensione, e siamo felici che anche nel sindacato si parli di cambiamento, estendere la par- tecipazione ai lavoratori, è questo il sindacato del futuro. In questi giorni abbiamo aperto la tratta- tiva per un contratto nazionale in un momento molto difficile, soprattutto dopo l’avvento della rivoluzione digitale. Le aziende valdostane hanno cercato di stare al passo con i tempi, ammoder- nandosi, ma c’è ancora una gran- de lacuna per quello che riguarda la formazione. L’esperienza non riesce da sola a colmare lacune teoriche. Spero ci sia un dibatti- to sul testo unico che riguarda la rappresentanza. Ringrazio la Slc e Vilma Gaillard che ha sempre sostenuto il nostro settore. Rosetta Bertolin Voglio ricordare a tutti noi alcuni dati della Cva, a proposito di una famiglia che rimarrà senza cor- rente elettrica, perchè l’azienda non ha voluto rateizzare 1.000 euro di bolletta. La Cva nel 2013 ha prodotto 3 miliardi di kw/ora, solo 800/850 utilizzati in Valle, il resto è stato portato fuori, il totale di questa produzione è di 1 miliar- do 262 milioni di euro, il bilancio della Valle d’Aosta, di 1 miliardo 438 milioni, tra qualche anno il bilancio della Cva supererà quello regionale. Nel 2013 la Compagnia Valdostana delle Acque ha avuto un utilr di 60 milioni di euro l’an- no prima di 70 milioni, utilizza tutti e 16 i fiumi della Valle con 16 centraline e 32 derivazioni. I soldi di utile li investe in assicurazioni, bond e con operazioni all’esterno della regione, paga come canoni demaniali 2 milioni di euro e ne incassa 17 per i certificati verdi. La risorsa dell’acqua è dei valdo- stani ed è stata regalata ad im- prese elettriche, noi ci troviamo a pagare l’elettricità come le al- tre regioni e questo non è giusto. La Cva viene gestita in maniera prevatistica, pur essendo un’a- zienda partecipata dalla regione, contratti di lavoro dati senza con- corso, e stessa discorso vale per gli appalti, le partecipate e la Cva in particolare, sono aziende che usano i soldi pubblici mentre noi ciimpoveriamo. Lucia Rado Io mi occupo della scuola non sta- tale, il momento è difficile, e ha causato gravi problemi portando a livello nazionale alla chiusura delle scuole lasciando a casa la- voratori e provocando anche pro- blemi contrattuali, cercando con- tratti meno costosi per la scuola ma più rischiosi per i lavoratori. Per la Valle d’Aosta la situazione non è così drammatica perchè ci sono scuole paritarie che vengo- no finanziate al 100% dalla Re- gione, come ad esempio l’IPRA, che dipende dall’Assessorato al Turismo. Dobbiamo riflettere sul fatto che queste scuole rimanga- no o meno private. Va fatta una riflessione sul riordino del siste- ma scolastico, c’è bisogno di un filo che colleghi scuole e lavoro. In Valle d’Aosta c’è tanta offerta dal punto di vista degli istituti scolastici ma poca domanda. Tut- to è migliorabile e anche la Cgil può fare di meglio. Ci tengo a sottolineare che sono molto orgo- gliosa di far parte della Cgil, sia- mo il punto di riferimento anche per gli iscritti agli altri sindacati, sono in tanti che nel mio settore, vengono dalla nostra categoria invece che andare di loro sinda- cati di riferimento. Igor Debelli Un congresso è il momento più opportuno per riempire di con- tenuti il programma di quello che si farà in futuro. Noi siamo il sindacato che si batte, che com- batte e che lotta. Una necessità di spiccare il volo c’è, dobbiamo confrontarci con le criticità che abbiamo, affrontarle, risolvere e andare avanti. Il documento della minoranza ha un senso quando dice che dobbiamo riprender- ci il nostro sindacato, dobbiamo ascoltare con attenzione la mino- ranza interna, anche se esigua, ma ancor di più la società civile ed i lavoratori. La confederalità è condivisione , una condivisione che va messa in opera giorno per giorno. Il documento politico va riempito di contenuti. Credo che non ci si possa più permettere di riempirci la bocca di discorsi, ad esempio sul welfare, e poi non agire, dobbiamo dire quale tipo di welfare vogliamo e concretiz- zare questa nostra visione. La Cgil si deve impregnare di azione politica e non solo di parole. È il momento di dire basta, abbiamo dovuto difenderci , uscire dalla solitudine, dobbiamo riprenderci il nostro patrimonio antico di va- lori e di lotta, risvilupparlo e ri- portarlo vivo oggi. Roberto Billotti Questo congresso viene celebrato nel momento più difficile dal dopo guerra ad oggi. Il problema degli ammortizzatori sociali e di quelli in deroga deve essere preso seria- mente in considerazione, ci sono lavoratori che hanno terminato qualsiasi forma di tutela sociale e sono disoccupati, il rischio di un’implosione sociale si sta con- cretizzando, le istituzioni devono ascoltarci. Il piano del lavoro del- la Fillea chiede che sia il “lavoro” il vero punto focale dell’azione politica, chiadiamo con forza di cambiare rotta. Chiediamo che si arrivi ad un piano regionale con- federale perchè solo una società dove ci sia legalità, dignità del lavoro, e sviluppo sostenibile può portarci alle città del futuro. Antonella Barillà Bisogna capire dove la politi- ca vuole andare e fare sintesi. A volte c’è bisogno di fare una for- te analisi critica perchè si pos- sa crescere, affinchè ci possano essere spazi di miglioramento. Dopo aver analizzato i dati, biso- gna dare le soluzioni. Credo che dobbiamo concretizzare il piano del lavoro della Cgil con esperien- ze esemplari, anche per quanto riguarda il lavoro pubblico. Sul- le politiche di genere mi aspetto non iniziative culturali, ma azioni concrete. Vorrei che il sindaca- to si interrogasse sulla delega di conciliazione dei tempi di lavoro con esigenze genitoriali, l’obbiet- tivo è evitare che le donne siano costrette a scegliere se avere dei figli o lavorare. Credo che nel pas- sato ci siano stati momenti di alta conflittualità, che tutti abbiamo vissuto, quindi credo che si debba cercare un forte livello di coesio- ne interna ed esterna. Anna Castiglion “Consumo dunque sono” con questa frase di Bouman si sinte- tizza perfettamenta la società di oggi. Il sindacato è stato e resta una guida nella società moderna. Credoperò che dobbiamo porci delle domande, esiste al nostro interno un’etica del lavoro? O l’etica è individuale? Che tipo di responsabilità ognuno di noi ha? Dobbiamo recuperare la nostra testimonianza sul lavoro. Perchè in Italia con il sindacato più forte d’Europa gli stipendi sono i più bassi? Tutti dobbiamo riflette- re su un’idea diversa di società,

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