Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

dicitura F.S.M. che contraddistingueva l’adesione della CGIL alla Federazione Sindacale Mondiale, raggruppante sul piano internazionale i sindacati che facevano riferimento ai Paesi Socialisti. Madrina della bandiera fu la responsabile della Commissione Femminile della Camera del Lavoro Marisa Benetti in Fisanotti, operaia della SAIFTA di Châtillon. L’anno successivo, nel novembre 1951, fu inaugurata la bandiera del “ Sindacato Regionale Pensionati Previdenza Sociale” con un’apposita celebrazione ad Aosta: “ Il folto gruppo dei pensionati di Aosta, con i rappresentanti dei sindacati dei Comuni della Valle, dopo il vermouth alla Casa del Popolo hanno sfilato in corteo preceduti dalla Banda Municipale sino in piazza Chanoux, dove, dopo la deposizione di una corona al monumento ai caduti è avvenuta l’inaugurazione della magnifica bandiera, con a madrina la Signora Pieropan, vedova di un caduto del lavoro”. Parteciparono alla manifestazione l’onorevole Argentieri del PSI , in rappresentanza della Federazione Pensionati, il sindaco Savioz, la Consigliera Regionale Ronc- Désaymonet meglio conosciuta come Tante Neïsse e naturalmente il Presidente del Sindacato Pensionati regionale Zanetta e Ciocchetti, Segretario CGIL . Dagli oratori venne “deplorata la settarietà dell’autorità religiosa che si è rifiutata di benedire questa bandiera, simbolo di un lungo ed operoso lavoro”. 56 Frattanto, la situazione alla Cogne andava modificandosi, e non in meglio. Le prime avvisaglie si ebbero con i ripetuti ritardi nel pagamento degli stipendi che avevano immediata risonanza nella città, vista la dimensione quantitativa degli occupati nell’acciaieria. Il primo si verificò alla fine del 1949 con il mancato pagamento delle tredicesime, poi nel 1950 con l’erogazione degli stipendi di maggio-giugno-luglio nel mese di agosto dopo una trattativa supportata da due giorni di sciopero unitario il 6 e il 12 giugno. Le tre Commissioni Interne della Nazionale Cogne (Direzione Generale, Direzione Miniera e SIDER ) espressero le loro preoccupazioni per la situazione aziendale in un ordine del giorno approvato da un’assemblea straordinaria del 26 giugno ’50. Pur riconoscendo che la crisi di liquidità era stata superata grazie ad un cospicuo aumento del capitale e alla concessione di un prestito di pari entità, tuttavia le CI pongono in modo netto “la necessità che da parte degli Organi Responsabili della Cogne venga immediatamente predisposto un piano dettagliato di risanamento tecnico, commerciale ed amministrativo, attraverso sostanziale ed opportuna riorganizzazione, allo scopo di adeguare i costi di produzione ai prezzi delle vendite praticati sul mercato dei prodotti siderurgici” 57 . L’importante presa di posizione venne inviata ai vertici dirigenziali della Cogne, al Presidente della Giunta Regionale Severino Caveri, al Senatore Page ed al Deputato Farinet. Non risulta che il confronto con la Nazionale Cogne si sia concretizzato come auspicato dalle CI , anzi le scelte aziendali nel perseguire il doppio obiettivo di una drastica contrazione dei costi e di un ridimensionamento del ruolo delle stesse divennero più chiare. A settembre tre giorni di sciopero aprirono una lunga vertenza sull’aumento del prezzo del carbone venduto dalla Cogne ai propri dipendenti per il riscaldamento delle abitazioni, per la mancata assunzione degli allievi della Scuola Cogne nonostante gli accordi intercorsi nel 1947 e contro il forzato collocamento a riposo del personale anziano senza coinvolgere le CI . Se il prezzo del carbone per i dipendenti fu definito, gli altri punti della vertenza rimasero in sospeso e le CI in una valutazione comune con i sindacati registrarono “la determinazione della società di instaurare il principio di disconoscere le CI nelle loro precipue attribuzioni e funzioni di rappresentanti dei Lavoratori, in quanto ad essi viene negata la possibilità di discutere ogni vertenza e questione…producendo in definitiva il continuo rinvio delle questioni in pendenza”. Così, per la prima volta le CI ammisero “che gli ultimi provvedimenti presi potrebbero far supporre che si intende di addivenire al programma che si sintetizza nel cosiddetto Ridimensionamento dell’Azienda e di conseguenza alla riduzione delle maestranze” 58 . Questo timore si concretizzò dopo un mese coll’annuncio della Cogne di licenziare 1.500 dipendenti di cui 25 dirigenti, 250 impiegati e 1.200 operai. Naturalmente, la reazione della CI fu del tutto negativa, contrapponendo la tesi che le difficoltà produttive si risolvevano non licenziando ma aumentando la produzione. Il Consiglio d’Amministrazione della Cogne accantonò tatticamente la strada dei licenziamenti di massa, tuttavia per ridurre i costi aziendali, nella primavera del 1951, 96 ] 56) “Pensionati”, Le Travail , n. 16, 22.11.51 57) Le Travail , n. 16, 29.6.1950. 58) Le Travail , n. 24, 26.10.1950.

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