Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
quanto sostenuto da Di Vittorio nella presentazione del Piano Economico Costruttivo 44 , analizza il problema dello sfruttamento idroelettrico delle acque sotto gli aspetti tecnico, giuridico, economico e sociale per sviluppare interessanti proposte. A fronte dei gravi danni causati alle industrie del Nord dalle interruzioni nella fornitura di energia elettrica, stimabili per l’ing. Torrione in un totale di 219 giornate lavorative perse dal 1946 al 1950 45 , egli sostiene che dopo aver soddisfatto le esigenze dell’agricoltura “elemento primordiale della vita,… le iniziative idroelettriche in Valle devono soprattutto tendere ad uno scopo e cioè quello di creare la possibilità di una utile ripartizione nel tempo dell’enormi quantità di acqua che defluiscono abbondanti e per la gran parte inutilizzate durante i periodi di morbida. Per ottenere questo risultato occorre creare dei grandi serbatoi stagionali che permettano appunto di regolare i deflussi onde poter alimentare le centrali nei periodi di magre invernali ed evitare così le ricorrenti restrizioni invernali così dannose per le utenze domestichema soprattuttogravi per le utenze industriali” 46 . Per Torrione, quindi, con i necessari investimenti si poteva aumentare la produzione annua da un miliardo e mezzo di chilovattore a “una nuova producibilità media di circa tre miliardi e mezzo di chilovattore” 47 . Le ricadute economiche e sociali “derivanti da un razionale ed integrale sfruttamento idroelettrico dei deflussi della Valle d’Aosta” avrebbero potuto garantire alla Regione “una vera autonomia finanziaria … con un cespite globale annuo di circa 1 miliardo e mezzo di lire” 48 ; mentre sul piano sociale la “costruzione di ciclopici impianti” poteva “risolvere l’angoscioso problema della disoccupazione” in Valle e contribuire allo sviluppo dell’Italia settentrionale. L’aspetto più interessante, perché presenta una sua attualità, riguarda “il lato giuridico del problema delle acque valdostane” 49 . La riflessione dell’Ing. Torrione parte dal postulato che “la Valle d’Aosta rappresenta ancora oggi una grande miniera di carbone bianco in gran parte da sfruttare e pertanto rimane un elemento di considerevole importanza nel bilancio idroelettrico nazionale” 51 e dal riconoscimento dell’importanza di quanto previsto dallo Statuto Speciale d’Autonomia; infatti a suo giudizio grazie all’art. 7 “le acque della Valle d’Aosta hanno con la concessa autonomia regionale assunto un aspetto giuridico speciale pur appartenendo sempre al demanio statale”. Quest’ultimo elemento è per Torrione importante perché “le forze idrauliche naturali non possono essere abbandonate al tornaconto e all’arbitrio dei privati” 52 . Tuttavia esprime delle riserve sul “principio della demanialità regionale” ricorrendo ad una efficace esemplificazione: “le acque di un’isola possono essere eccezionalmente dichiarate del demanio regionale perché il loro ciclo nasce, si sviluppa e si esaurisce nel territorio dell’isola stessa. Non così può accadere dei sistemi oroidrografici della Valle d’Aosta o dell’Alto Adige i cui deflussi sono strettamente collegati con le derivazioni dei grandi canali demaniali della pianura” 53 . L’ing. Torrione è, però, intransigente sul diritto della Regione “ai frutti integrali dei beni demaniali dello Stato nella Regione per tutto il periodo della concessione” e chiede con forza che essa, tramite il Comitato Misto, previsto dall’ art. 7 dello Statuto e di cui faceva parte, agisca con grande determinazione sul fronte delle subconcessioni di acque pubbliche evitando che su tale materia, si generi “una dannosa confusione che arreca dei gravi danni agli interessi regionali” 54 . La propria coerenza nel valorizzare e consolidare le prerogative statutarie in materia di uso idroelettrico delle acque della Valle, l’ing. Torrione la esprimerà nuovamente in occasione della nazionalizzazione della Energia Elettrica negli anni ’ 60 . L’elaborazione di Torrione non rimase fine a se stessa, ma venne ripresa con interpellanze in Consiglio regionale dall’opposizione comunista e caratterizzò la posizione della CGIL sino al suo terzo Congresso regionale. A partire dal 1950 anche in Valle d’Aosta le dinamiche politico-sociali si presentano in modo più netto e pesante sia sul piano delle riorganizzazioni aziendali che sotto il profilo politico per l’ondata repressiva che colpì il quadro attivo della CGIL . Sono aspetti profondamente connessi perché isolare e licenziare i militanti della CGIL era, spesso, conditio sine 94 ] 44) “Il problema dell’energia elettrica è un problema centrale, vivissimo, aperto da tempo nel paese. Oggi noi difettiamo di elettricità a tal punto che siamo costretti a fortissime limitazioni nei consumi, fino alla sospensione dell’energia per diversi giorni la settimana. Come potremmo avere uno sviluppo produttivo sufficiente, se non abbiamo energia elet- trica?” Il Piano del Lavoro, relazione G. Di Vittorio al II Congresso CGIL, Congressi della CGIL 1945-1981, Quaderni di Rassegna Sindacale, 1985, pp. 48/49. 45) A. Torrione, “Lo sfruttamento idroelettrico delle acque della Valle d’Aosta ed Il Piano Economico Costruttivo della CGIL”, opuscolo a cura della CGIL Aosta, 1950, pag. 20, presso Fondo CGIL V.d.A., Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta. 46) Idem, pag. 13. 47) Idem, pag. 16. 48) Idem, pp. 25/26. 49) Idem, pag. 7. 50) Idem, pp. 21-22-23-24. 51) Idem, pag. 11. 52) Idem, pag. 49. 53) Idem, pag. 51. 54) Idem, pag. 51.
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