Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

periodici licenziamenti per aumentarne il loro sfruttamento, è coadiuvata in ciò dai Dirigenti dell’Ufficio Provinciale del Lavoro che continuano a rilasciare dei nulla-osta per l’avviamento al lavoro di lavoratori, in barba alla legge sul collocamento, la quale dice: se un’azienda riduce il personale, e ne riassume entro l’anno dell’altro, è obbligata a riassumere quello licenziato”. Prosegue nella sua denuncia evidenziando che: “…i ritardi frapposti alla costituzione delle commissioni di avviamento al lavoro, l’oscuro lavorio fatto per la nomina dei coadiutori al collocamento nei Comuni, senza il parere della Commissione Provinciale, sono atti messi in opera dai dirigenti degli Uffici del Lavoro per togliere alle organizzazioni qualsiasi controllo, e continuare a fiancheggiare nei loro soprusi i datori di lavoro” 39 . Nel 1950 la CGIL lanciò il suo “Piano del Lavoro”. Al centro della proposta di Di Vittorio, formulata al II Congresso di Genova nell’ottobre 1949 e poi arricchita da successivi approfondimenti, vi era la necessità di formulare una proposta per combattere l’alta disoccupazione di quegli anni, pari a due milioni di disoccupati ed altrettanti con orari ridotti o con prestazioni lavorative saltuarie come i braccianti. La proposta di Di Vittorio, fatta propria dal Congresso e che caratterizzò la linea della CGIL anche localmente per i successivi tre anni, era articolata in tre direzioni di intervento. La prima riguardava la nazionalizzazione delle società elettriche monopolistiche e la costituzione di un ente nazionale dell’elettricità, concretizzatosi dieci anni dopo con l’Enel, col compito di costruire centrali idroelettriche e promuovere la produzione di energia, fattore ritenuto fondamentale e prioritario per lo sviluppo produttivo nell’industria e nelle campagne. Quindi, la costituzione di un ente nazionale per l’edilizia popolare finalizzato a costruire case, scuole, ospedali, ecc. Infine, la creazione di un ente per le bonifiche, l’irrigazione della terra e la trasformazione fondiaria per favorire l’agricoltura in rapporto con l’avviata riforma agraria. Il Piano Economico Costruttivo di Di Vittorio rispondeva alla necessità prioritaria di rifondare l’iniziativa ed il ruolo della CGIL dopo la scissione sindacale del ’48 nei confronti dei lavoratori, dei soggetti istituzionali e non, ivi comprese le organizzazioni padronali. Come osserva Adolfo Pepe: “Ma il Piano, se suscitò molte lotte e tenne uniti i lavoratori dell’industria e delle campagne, nel biennio 1950/51, non divenne né per il governo né per le organizzazioni padronali un’occasione di confronto e contrattazione con la CGIL . Così anche all’interno della Confederazione, pur rimanendo al centro della strategia, verrà lasciato progressivamente da parte e l’attenzione si sposterà su altri temi, dalla rivalutazione salariale alle lotte contro il super sfruttamento” 40 . Al di là di questi limiti il valore del Piano del Lavoro fu di “essere un’idea guida capace di mobilitare tutti gli strati popolari… ci battevamo in ogni comune, in ogni fabbrica, per realizzare le linee del Piano del Lavoro con uno slancio,una partecipazione e una creatività che certamente erano uguali, che non avevano nulla da invidiare a quelle di oggi [il riferimento è al biennio 68/69 , n.d.r.]” 41 , come ha evidenziato Piero Boni, uno dei massimi dirigenti nazionali della CGIL di quegli anni. È importante la sua considerazione per cui “solo con esso il sindacalismo italiano, anche quello della CGIL , esce definitivamente dalla concezione tradeunionista ed acquista quella caratteristica, che ci contraddistingue in Europa, di lottare non solo per una diversa distribuzione del reddito, ma di andare alle cause ed al fondo della struttura economica del Paese e dei suoi squilibri” 42 . La Camera del Lavoro di Aosta e Valle diede un contributo particolare al Piano del Lavoro, precisamente sul problema della produzione dell’energia idroelettrica, affidando all’ing. Annibale Torrione il compito di relazionare al Convegno Economico Regionale della CGIL , tenutosi a Torino l’8 gennaio 1950, a cui parteciparono per la Valle Mario Colombo, segretario FIOM , e Pietro Carral sindaco di La Salle nonché Segretario del PCI Valdostano. La relazione di Torrione, specialista in materia, divenne poi un opuscolo pubblicato dalla Camera del Lavoro di Aosta e l’anno successivo ebbe una lusinghiera recensione nel Notiziario della CGIL . Infatti, nel n. 3/1951 del bollettino nazionale della Confederazione viene citata quale “esempio di come sia necessario e possibile che le organizzazioni sindacali acquistino la capacità di trattare e di impostare determinate questioni, soprattutto quelle relative alla struttura economica del nostro Paese, in un modo non più meramente volgarizzatore, in termini non soltanto di pura propaganda ” 43 . L’ing. Torrione, partendo da una premessa analoga a [ 93 39) M. Brunet, “Licenziamenti ai Cantieri SIP”, Le Travail n. 2, 19.1.1950. 40) A. Pepe, “Il sindacato nell’Italia del 900”, Rubbettino Editore 1996, pag. 188. 41) Intervento di Piero Boni, vedi nota 35, op. cit. pag. 172. 42) Idem, pag. 191. 43) Riportato in Le Travail n. 2, aprile 1951.

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