Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
con un corteo che dal quartiere Cogne raggiunse la principale piazza di Aosta. Nell’agosto del ’45 i dirigenti della Camera del Lavoro intervennero presso il Comando alleato e le ricostituite autorità locali a fronte di una vivace e spontanea manifestazione di donne che poi coinvolse l’intera città, con una folta partecipazione di operai Cogne, contro la cattiva qualità della farina distribuita, per la penuria di viveri e contro un imperversante mercato nero 6 . Nel dicembre del 1945 viene stilato un interessante documento a seguito di una riunione plenaria della Camera del Lavoro e delle categorie attive nella sede della cosiddetta Casa del Popolo in Piazza della Repubblica, dove oggi sono ubicati l’Assessorato Regionale alle Attività Produttive ed altri uffici pubblici, in cui si richiede che Aosta non sia più classificata come “zona agricola e con risorse locali” da cui derivavano livelli salariali e stipendiali inferiori a quelli di altri capoluoghi di Provincia, come Torino. Il documento sindacale elenca puntigliosamente le cause delle difficili condizioni di vita presenti in Valle d’Aosta: durata e asprezza della stagione invernale, relativi alti costi per il riscaldamento e per abiti appropriati, penuria di alloggi nei maggiori comuni e conseguente pendolarismo dei lavoratori verso località più accessibili, alto costo dei generi alimentari per l’insufficiente produzione locale e per le forti spese di trasporto… Nel documento si riconosce che “la maggioranza della popolazione trova proprio nell’industria il necessario e naturale collocamento, perché in Valle d’Aosta risorse all’infuori dei sassi ve ne sono poche”. La Camera del Lavoro, perciò, rivendica, probabilmente al Governo nazionale più che alle autorità locali, che Aosta sia “considerata località di disagiata residenza” e di conseguenza venga confermata la pariteticità retributiva con Torino già “mantenuta in tutti gli accordi salariali conclusi dalla Camera del Lavoro (di Aosta, ndr) dal maggio 1945 in poi ”e riconosciuta ai dipendenti delle filiali bancarie di Aosta a cui era attribuita “l’indennità di contingenza uguale a quella di Torino eliminando ogni distinzione di centro con più o meno abitanti” 7 . Questa sorta di piattaforma regionale della Camera del Lavoro di Aosta indica come il suo gruppo dirigente, espresso ex novo dalla fase resistenziale, fosse impegnato a costruire una propria fisionomia rivendicativa, essendo ormai acquisita l’autonomia organizzativa dalla storica Camera del Lavoro di Torino. Nella “Relazione morale” presentata al 1° Congresso della Camera del Lavoro di Torino e Province, convocato dal 22 al 24 marzo 1947 quindi alcune settimane dopo quello della CGIL di Aosta, tale differenziazione è riscontrabile nella presa d’atto che “ la Camera del Lavoro di Ivrea è divenuta nostra succursale perché staccata da Aosta è stata riunita alla Provincia di Torino” 8 . Fu così sancita a posteriori la scelta operata da un ristretto nucleo di militanti nel 1920 per costituire ad Aosta una specifica Camera del Lavoro, non accettando di delegare a quella di Ivrea il coordinamento dell’attività sindacale in Valle, come allora suggerì un dirigente sindacale di Torino. Nel 1946 a livello governativo si ipotizza il trasferimento della Società Nazionale Cogne all’ IRI . L’opposizione del sindacato è netta, in quanto tale possibilità è vista in termini negativi come un’ammissione di forte difficoltà produttiva che l’ IRI , per la sua funzione“curativa” delle aziende in crisi, era la naturale destinataria ad assolvere. In una lettera del 6 ottobre 1946 inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri competenti dalle Commissioni Interne della Cogne, dai rappresentanti dei lavoratori sia nel Consiglio d’Amministrazione (Candido Vacher e Ing. Berzieri) che nel Comitato di Gestione (Berthet e Roveyaz) e dal Segretario della Camera del Lavoro Pepellin si chiese che “ciò non abbia a verificarsi, poiché la Nazionale Cogne è in condizioni di poter vivere e prosperare nella forma attuale” 9 . Il Consiglio Regionale espresse un’analoga posizione e tale ipotesi non andò avanti. Questo episodio fu il preludio di future e impegnative battaglie affrontate dal movimento sindacale valdostano per garantire alla più importante industria della Valle continuità e sviluppo. La riorganizzazione del sindacato proseguì nel 1947. La FIOM è impegnata nel rinnovo del contratto nazionale, siglato l’anno successivo, i cui punti salienti furono uniformare il diritto alle ferie, gli scatti d’anzianità ed il trattamento di cottimo. Di rilievo fu anche la richiesta per l’aumento dell’indennità di licenziamento, allora unico elemento difensivo di cui si potesse valere il lavoratore licenziato. In un comizio, a fine anno, davanti alla Cogne – il diritto all’assemblea in fabbrica non esisteva ancora – il Segretario FIOM Primo Ciocchetti e Amedeo Pepellin per 86 ] 6) Archivio RAVA , Fondo ex Prefettura, Faldone 26. 7) Archivio RAVA , Ordine del giorno emesso dai rappresentanti dei lavoratori della Valle d’Aosta, 5.12.1945, Archivio Regionale. 8) Archivio Istituto Gramsci Torino, Fondo Camera del Lavoro, A1/1. Relazione morale, 1° maggio 1945–30 giugno 1946, pagina 9. 9) Archivio RAVA , 1948-1955 Organizzazioni sindacali, Faldone 6, Fasc. 26, sf . 5.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NTczNjg=