Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

Nel 1961 il Censimento della popolazione evidenzia una situazione ben diversa: il capoluogo della nuova Regione ha superato i 30.000 abitanti. Con i suoi 30.633 residenti Aosta ospita quasi un terzo dell’intera popolazione della regione. In meno di due decenni Aosta ha raddoppiato i propri abitanti, ma non solo…Si è anche radicalmente modificata la composizione della sua popolazione. Struttura delle famiglie; attività lavorative; paesi di origine; incroci matrimoniali: tutto è notevolmente cambiato. La maggior parte dei nuclei familiari di Aosta negli anni Sessanta è composto da coniugi nati entrambi fuori Valle; ormai in netta minoranza sono i nuclei composti da entrambi i coniugi nati in un Comune della Valle, mentre si estende il fenomeno degli incroci matrimoniali in cui uno dei due coniugi è nato in un Comune della Valle d’Aosta e l’altro è originario di una località fuori Valle. Aosta, poi, è nel dopoguerra, una città operaia. Nel solo stabilimento Cogne sono occupati circa 3.500 operai residenti in città; a tale numero si devono aggiungere un altro centinaio di operai aostani occupati in altri stabilimenti industriali più piccoli e circa 500 edili. Una classe operaia di oltre 4.000 unità è il dato dominante della città di Aosta negli anni Cinquanta e Sessanta. L’ E CONOMIA La fine della guerra consente un rapido sviluppo dell’economia che si manifesta inizialmente con la ripresa dell’attività delle grandi industrie e con nuove importanti iniziative in campo turistico. I rapporti fra i principali settori economici si modificano rapidamente e profondamente. L’agricoltura Nel dopoguerra il declino dell’agricoltura valdostana si accentua, nonostante gli sforzi dell’amministrazione regionale per sostenerne l’attività. L’arretramento riguarda in particolare la produzione agricola, con l’eccezione della coltivazione della vigna, mentre l’allevamento del bestiame sembra reggere meglio alla crisi, soprattutto grazie alla sostanziale stabilità mantenuta dal patrimonio bovino. Nel 1961 vengono censiti 47.224 bovini. Appartengono quasi tutti alla razza valdostana, nelle due varianti della “pezzata nera” e della “pezzata rossa”. La produzione di latte, fra il 1959 ed il 1964, è calcolata in circa 421.000 quintali. I due terzi del latte sono trasformati in fontina, burro ed altri formaggi. La fontina è l’unico prodotto agricolo valdostano con un vero mercato e il suo ruolo è rafforzato dall’istituzione, nel 1952, del Consorzio produttori di fontina e dall’ottenimento, nell’ottobre 1955, del riconoscimento della “Denominazione di origine controllata”. Nel 1957, inoltre, viene fondata la Cooperativa dei produttori di latte e fontina che si occupa della raccolta, della conservazione e della commercializzazione della fontina. Negli anni ’60 e ’70 anche il settore bovino registra una contrazione. I bovini censiti nel 1970 scendono a 37.345 e rimangono poi sostanzialmente stabili per l’intero decennio successivo. La produzione di latte subisce una flessione, ma si triplica la quota del latte destinata alla produzione della fontina. Il Consorzio produttori fontina, che nel 1959 aveva marchiato 54.163 forme di fontina, nel 1970 arriva a marchiarne 155.654 e nel 1981 raggiunge un livello ancor più alto: 230.579 forme. Negli anni Sessanta e Settanta si registrano inoltre progressi significativi nella coltivazione di vitigni sempre più pregiati e ricercati dai quali si ricavano vini prelibati che ottengono il riconoscimento di qualità DOC (denominazione di origine controllata). L’industria Il principale complesso industriale operante in Valle d’Aosta, la Società Nazionale Cogne, nell’immediato dopoguerra, fra il 1945 e il 1947, incrementa notevolmente la produzione: del 65% quella dell’acciaio, del 150% quella di ghisa e del 285% quella di leghe metalliche. Nel 1948 la Società Nazionale Cogne ha, nel suo complesso, ben 9.149 dipendenti. Rapida anche la ripresa all’ ILSSA -Viola di Pont-Saint- Martin che, nel 1948, arriva a 1.376 dipendenti; al Cotonificio di Châtillon ( 765 dipendenti) e nelle tre fabbriche di Verrès (Guinzio-Rossi; Brambilla Filatura e Brambilla Chimica) che, complessivamente, hanno circa 1.000 occupati. Fino alla fine degli anni Sessanta l’industria rimane il settore trainante dell’economia valdostana sia in termini produttivi sia sotto l’aspetto occupazionale. E questo anche se nel settore minerario già si evidenziano significativi cali occupazionali, con la perdita di circa mille posti, a causa della chiusura della miniera di La Thuile e della riduzione dell’attività alla miniera di Cogne. Nel decennio 1971-1981 tuttavia l’industria perde il primato di principale settore dell’economia valdostana a causa della crisi del settore estrattivo e siderurgico e della forte crescita delle attività terziarie. 76 ]

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