Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

lavoratori ha dato origine, nella seconda metà degli anni '70 del secolo appena concluso, ad un'altra esperienza che illumina la relazione fra istruzione e lavoro operaio. L'esperienza prese il nome di "150 ore" dall'ammontare massimo di permessi retribuiti che (ad iniziare dai metalmeccanici) fu contrattualmente stabilito affinché i lavoratori potessero 4 «... frequentare, presso istituti pubblici o legalmente riconosciuti, corsi di studio [...] al fine di migliorare la propria cultura ...». Fu ben presto chiaro che con quella norma contrattuale si gettavano le basi per una svolta nella tradizionale linea rivendicativa che poneva il problema della scuola e dell'istruzione solo in riferimento alla figura particolare dei lavoratori- studenti 5 .«... L'accento si sposta da una scelta soggettiva e limitata ad una parte dei lavoratori ad un diritto collettivo: si tratta di privilegiare non più il singolo lavoratore, che sceglie di frequentare un corso serale per conseguire un diploma da "utilizzare" in fabbrica o altrove, per migliorare la propria condizione di lavoro attraverso una mobilità individuale, ma tutti i lavoratori che collettivamente programmano un processo formativo per far crescere il proprio livello culturale, politico, per rifondare una cultura capace di intrecciare teoria e pratica, per cambiare lo stato attuale delle cose» 6 I programmi dei corsi, il ruolo dei docenti, le metodiche di studio e di accertamento della preparazione conseguita dagli allievi, in altri termini, l'assetto complessivo della scuola pubblica fu scosso e, per così dire, rivoluzionato dalla presenza degli operai nella scuola. Con la fine degli anni '70 anche quell'esperienza volse progressivamente al declino, così come sessant'anni prima - con l'avvento del fascismo - terminò l'esperienza della "Scuola Moderna" di Torino. Osservando il (de)grado di preparazione e di conoscenze con cui le nuove leve escono dai vari livelli della scuola pubblica, viene da chiedersi se (al di là delle innumerevoli carenze di tipo amministrativo: personale, risorse, etc.) ciò che manca alla scuola non sia proprio quell'idea e quella pratica culturale che, puntando alla crescita di uno spirito critico, ha saputo - anche se sporadicamente - porre in stretto contatto l'istruzione con il lavoro operaio. C'è bisogno di una forte spinta alla diffusione del sapere, ampi settori del tessuto sociale contemporaneo necessitano di maggiore istruzione. Dovendo sorreggere le due precedenti affermazioni con qualche argomentazione, preferisco - in sostituzione di dati e tabelle statistiche - constatare quanto scarso sia intorno a noi, nella vita di tutti i giorni - lo spirito critico. C'è poca capacità di analizzare e valutare autonomamente i fatti, viene meno la capacità critica, perché non si è in grado di capire; e non si capisce (non si sa) perché mancano conoscenze, strumenti metodologici e concettuali - in una parola - istruzione. La scarsa istruzione comporta anche una scarsa capacità di comprendere correttamente le informazioni dalle quali sempre più tutti noi siamo subissati; non comprendere o capire "ciocca per brocca" impedisce lo sviluppo di una propria e autonoma visione (eventualmente critica) di ciò che accade, senza nemmeno dover evocare le truffe, gli errori o gli intenti manipolatori di qualcuno. Alcuni anni addietro un matematico statunitense 7 , John Allen Paulos ha coniato il termine "snumeratezza" per intendere la scarsa dimestichezza di molte persone - spesso altrimenti colte - nei confronti del pensiero numerico. Così, a conclusione di queste considerazioni sull'istruzione e in riferimento a tale aspetto del sapere, può risultare utile annotare i seguenti due fatti. (1) «In Germania la parola "percentuale" è fra quelle usate più spesso dai media, ma quando un rilevamento a campione ha chiesto a 1000 tedeschi se "40% significava (a) un quarto, (b) 4 su 10 o (c) uno su quaranta, circa un terzo degli interrogati ha dato una risposta sbagliata 8 ». (L’autore si riferisce a un sondaggio eseguito nel ‘98, ndr.) (2) «"Un oggetto costa £ 1000. Un cartello indica che verrà scontato del 50%, decido di acquistarlo. Quando giungo alla cassa vengo informato di aver vinto un premio per cui l’oggetto in questione viene ulteriormente scontato del 50%. Quanto pagherò alla cassa per acquistare l’oggetto?" La domanda è stata inserita in un questionario somministrato a 740 giovani in età compresa fra i 16-17 anni nell’ambito di uno studio sulle scelte scolastiche post obbligo degli adolescenti piemontesi. Tra costoro soltanto 94 ragazzi (meno del 13%) risultavano non iscritti ad alcun corso di istruzione secondaria. Ebbene il 53% (394 ragazzi) ha fornito una risposta errata». 9 74 ] 4) La norma contrattuale Federmeccanica per il diritto allo studio entrò in vigore 1.1.’73. 5) Si veda in proposito, anche per la sucessiva citazione, la pubblicazione: CGIL, CISL, UIL, SAVT Le 150 ore in Valle d’Aosta , Aosta, Musumeci, 1975. 6) Idem, pag 11. 7) J. A. Paulos, Gli snumerati, Leonardo, Milano, 1992 8) G. Gigerenzer, Quando i numeri ingannano , Raffaello Cortina, Milano 2003. 9) R. Miceli, Errori e trappole; in R. Miceli (a cura di), 2004, Numeri, dati, trappole. Elementi di psicometria , Roma, Carocci. Nel passo citato si fa riferimento ad un’indagine condotta dall’Istituto Ricerche Economiche Sociali del Piemonte nel ‘93, su un campio- ne rappresentativo di ragazzi e ragazze residenti in due aree del Piemonte: Torino e Alba. I risultati di quello studio sono riportati in: IRES (1996), Le scelte scolastiche individuali , Torino, Rosenberg & Sellier.

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