Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

tastiera e ad uno schermo, ma sono e resto un operaio espropriato della conoscenza e quindi del controllo sul mio operato. E' questa, a ben vedere, la condizione da cui si cerca l'affrancamento tramite l'istruzione; le condizioni materiali in cui si svolge il lavoro sono storicamente date, quindi cambiano in funzione del tempo, del luogo e del tipo di lavoro stesso; senza conoscenza, senza controllo e partecipazione alla definizione delle finalità, delle modalità e delle condizioni del lavoro, ogni attività (anche se di tipo "intellettuale") è e resta di tipo operaio. L'istruzione non può che essere vista come lo strumento indispensabile, la condizione necessaria, anche se non sufficiente, per ottenere gradi via via più elevati di controllo sull'attività lavorativa, intesa sia in senso individuale, sia in senso collettivo. Quest'idea di istruzione, pur non essendo contraria all'accumulo di nozioni, e tanto meno alla necessità di un continuo aggiornamento, è tuttavia profondamente diversa e alternativa alla semplice giustapposizione di nuove e vecchie conoscenze; essa trae la sua originalità nel privilegiare uno degli aspetti più rilevanti della conoscenza stessa: lo spirito critico. Se allunghiamo lo sguardo all'esperienza storica del movimento operaio troviamo (forse con sorpresa di qualcuno) che il tema dell'istruzione è tutt'altro che marginale. Asse portante di questa esperienza è da sempre un progetto culturale molto ambizioso: la costruzione di un pensiero critico che consenta un riscatto collettivo, non soltanto il semplice affrancamento individuale. Non è pertanto un caso che, recentemente, nel proporre la realizzazione a Torino 1 di "un luogo per studiare e per fare" si sia sentita la necessità di attingere all'esperienza di un secolo fa quando fu fondata la "Scuola Moderna", un luogo dove 2 «... si facevano molte conferenze culturali, trattando di evoluzione della specie di Darwin, [...], dell'universo, della nostra esistenza, e che so io, dell'anatomia, e in questo caso ci avevano dato dall'Università addirittura uno scheletro umano completo sul quale noi si facevano le discussioni. E tutte le pareti erano tappezzate di grandi cartelli per lo studio appunto dell'anatomia umana. [...]. Tu vedevi questi operai, con le mani callose, che erano poi fonditori, sbavatori, tornitori, meccanici in genere, si abbeveravano di queste conferenze e continuavano a partecipare, tanto è vero che quest'opera ha avuto un successo molto rilevante in tutti gli avvenimenti politici che ci sono stati tra il 1910 e il 1920, fin dopo l'occupazione delle fabbriche». Oggi come allora, il mondo del lavoro sente la necessità di avere un luogo dove «... stare insieme per comprendere meglio le attuali origini dell'ineguaglianza e per impadronirsi degli strumenti per criticare queste origini [...] per costruire un pensiero critico a partire dall'individuo, dalla singola lavoratrice e dal singolo lavoratore [...]. Un luogo di incontro e di lavoro comune tra condizioni, esperienze e soggettività diverse che hanno in comune uno spirito critico, una refrattarietà al pensiero prevalente 3 ». D'altra parte, lo spirito critico - bene lo avevano chiaro già i nostri nonni - non nasce dalla propaganda, dal proselitismo e dalla diffusione ideologica; esso necessita di istruzione, di conoscenza, di impegno e di un luogo dove esercitare tale impegno: di una scuola, appunto! Nasce però spontanea una considerazione: almeno oggi che non siamo più agli inizi del '900, non abbiamo bisogno di "inventare" uno spazio per studiare, dato che già esiste la scuola di tutti, la "Scuola Pubblica" appunto, uno spazio - cioè - destinato a istruire, sviluppare conoscenze, diffondere saperi fra i giovani e i meno giovani. Dev'essere stato anche a partire da questa semplice constatazione che il movimento sindacale e dei [ 73 1) Articolo del “Il Manifesto” del 23.10.’03 a firma di G. Airaudo e F. Perini, Fiom Torino. 2) Testo estratto dall’intervista che Marco Revelli ha ottenuto da Maurizio Garino, uno dei fondatori nel 1910 della “Scuola Moderna” di Torino. Parti dell’intervista sono state distribuite in forma cartacea dall’autore in una discussione per progettare la nuova scuo la promossa dalla Fiom di Torino, autunno-inverno 2003/2004. Il brano qui riportato è tratto da questo documento gentilmente concesso dall’autore 3) Idem, nota1

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