Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

attraverso l’allontanamento definitivo degli addetti all’agricoltura, costretti all’emigrazione all’estero, ed il trasferimento in loco di manodopera da altre regioni destinata all’industria: il processo interessa, nell’arco di vent’anni, circa 60.000 persone. Se, in termini assoluti, la popolazione della Valle d'Aosta passa, nel periodo 1911-1936, da 80.860 a 83.455 abitanti (dati Prefettura), il saldo positivo è il risultato, nel periodo 1924-1944, di 36.452 arrivi a fronte di 22.652 partenze. La trasformazione della struttura di classe si verifica pertanto in tempi rapidi ed in modi radicali, senza che si permetta la sopravvivenza dei tradizionali rapporti di classe, su cui avrebbero dovuto sovrapporsi i nuovi, fatto questo che si sarebbe verificato se alle attività industriali si fosse destinata la manodopera agricola. L’azione socio-economica del fascismo lascerà ovviamente profonde sue tracce nel periodo successivo. Nella fase post-bellica, la Valle d’Aosta dovrà fare i conti: 1) con il progressivo ed ormai congenito declino dell’agricoltura, riconducibile in parte al totale abbandono del settore favorito dalla politica del fascismo; 2) con la cronicità della crisi industriale, legata al sovradimensionamento della Cogne ed al suo carattere antieconomico, alla mancata differenziazione produttiva ed all’assenza di una locale borghesia industriale; 3) con il ripercuotersi a livello politico ed istituzionale della frattura, operata artificiosamente dal fascismo, tra l’elemento locale e quello immigrato. 2 [ 65 1) Questi ultimi provvedimenti rispondono perfettamente ad una duplice esigenza del regi- me: a) controllo economico: il potenziale emigrante o viene costretto a restare in loco e a sottomettersi ai livelli ivi esistenti oppure, opportunamente indirizzato secondo le esigenze produttive, si trova a dover sottostare al medesimo ricatto economico nei luoghi di destina- zione; b) controllo sociale e politico, destinando il potenziale emigrante a precisi posti di lavoro si evita da un lato l'insorgenza di tensioni sociali dovute ad un inurbamento eccessivo e cao- tico; dall'altro, passando obbligatoriamente attraverso le organizzazioni del regime alla ricerca di un posto di lavoro, ne è condizionato. 2) Alcune parti di questo breve articolo sono tratte da un precedente saggio di Luigi Giunta e Piero Lucat Modernizzazione economica, movimento della popolazione e classi sociali in Valle d’Aosta durante il fascismo (1922-1943) pubblicato sulla rivista Questioni di storia della Valle d’Aosta contemporanea, n°1/83, edita dall’Istituto storico della Resistenza in Valle d’Aosta. C E N S I M E N T O 1 9 5 1 R E G I O N I E T E R R I T O R I D I P R O V E N I E N Z A NATI IN VALLE D’AOSTA E RESIDENTI NELLO STESSO COMUNE DI NASCITA NATI IN VALLE D’AOSTA MA RESIDENTI IN ALTRO COMUNE DELLA VALLE NATI IN ALTRE REGIONI ITALIANE E RESIDENTI IN VALLE 51.727 18.110 21.743 PIEMONTE TRENTINO ALTO ADIGE FRIULI VENEZIA-GIULIA LIGURIA TOSCANA MARCHE ABRUZZI-MOLISE PUGLIA CALABRIA SARDEGNA ESTERO LOMBARDIA VENETO TRIESTE EMILIA ROMAGNA UMBRIA LAZIO CAMPANIA BASILICATA SICILIA TERRITORI EX ITALIANI TOTALE 6.169 169 559 455 897 371 357 225 1.290 140 2.476 2.241 7.053 28 892 130 174 262 50 281 84 21.743 TABELLA 1

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