Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
TESTIMONIANZE DI VITA E LAVORO AL COTONIFICIO BRAMBILLA DI VERRÈS E ALLA SOIE DI CHÂTILLON Negli anni ‘80 furono raccolte alcune interviste rilasciate da donne, ormai in pensione, che avevano lavorato per lunghi periodi alla Filatura Brambilla di Verrès e alla Soie di Châtillon: dalle loro testimonianze-raccolte da Tiziana Favre e da Marisa Alliod- che qui riassumeremo, emergono alcuni aspetti comuni alle due realtà industriali del settore tessile, per ciò che concerne la manodopera femminile, per esempio i meccanismi di reclutamento, la provenienza territoriale delle operaie, le dure condizioni di lavoro ... Al Cotonificio Brambilla, che funzionò sino al 1971, lavoravano nel 1927 più di mille operai (per lo più donne), cioè circa il 13% della popolazione dei Comuni di Verrès, Issogne, Arnad, Chamdepraz, Montjovet e Hône. Bisogna ricordare a questo proposito che i proprietari dei terreni su cui venne edificata la fabbrica posero come clausola al momento della vendita degli stessi che fossero assunti prima di altre maestranze gli abitanti dei comuni di Verrès e dintorni. Tutte le interviste tendono a suddividere l'esperienza lavorativa in due periodi: fino al 1945 e nel secondo dopoguerra, epoca in cui vennero finalmente introdotte norme di assistenza sociale e sanitaria, prima assenti. Allo stesso modo si riconosce il rapido miglioramento delle condizioni di vita delle famiglie, grazie all'assunzione in fabbrica (il salario, percepito ogni 15 giorni, consentiva di vivere, e non più solo di sopravvivere con il magro reddito proveniente per i valdostani dall'attività agricola e dall'allevamento di qualche capo di bestiame). È innegabile un certo atteggiamento di timore e deferenza verso i capi - di alcuni dei quali, però, si ricorda anche l'umanità e la disponibilità ad assumere e aiutare, come il direttore Giuseppe Fantassini, di cui si rammenta la benevolenza verso i "matah" o "matahet", cioè le persone affette da forme di cretinismo - così come non viene dimenticata la durezza di certi capireparto e di alcune "maestre", che imponevano multe pecuniarie con molta facilità. La consapevolezza della profonda differenza fra le incombenze degli operai e quelle dei contabili, le diverse condizioni di lavoro e di vita all'interno della fabbrica dopo la ristrutturazione degli anni 60, l'importante ruolo della Commissione Interna dopo il 1945, il significato delle conquiste sindacali, lo sconforto derivato dalla chiusura dello stabilimento nel 1971 sono elementi presenti in tutte le testimonianze. Dure esperienze di lavoro infantile, come il servizio presso una famiglia o in un alpeggio, precedono spesso per le donne di origine valdostana l'assunzione in fabbrica: la frequenza della scuola era solo invernale, cioè nel periodo libero dai lavori agricoli, e molte di esse dovettero poi superare l'opposizione dei familiari, contrari all'abbandono di una tradizionale, seppur povera, attività agricola, per un lavoro in fabbrica di cui erano ancora sconosciuti i vantaggi economici (salario sicuro). Molto alta era la percentuale delle ragazze provenienti da Veneto, Lombardia e Liguria, ospitate come convittrici dalle suore all'interno della fabbrica stessa: alcune di loro si sono successivamente sposate con valdostani, ma nessuna ha dimenticato il ruolo svolto dalle monache, che erano generalmente in contatto con i parroci delle regioni di provenienza, fungevano da tramite per le assunzioni e provvedevano a spedire parte del salario alle famiglie di origine, esercitando anche un controllo piuttosto stretto sul comportamento individuale. Le donne interrompevano l'attività il minimo indispensabile per le gravidanze, poi la riprendevano. Scarse erano le possibilità di carriera: al massimo si poteva diventare "maestra", mai caporeparto, mansione riservata agli uomini che "non erano cattivi ma poco intelligenti", tanto è vero che invece di rivolgersi a voce alle operaie fischiavano come ricorda una delle intervistate. [ 59 VOCI FEMMINILI NEL MONDO DEL LAVORO Alida Caligaris Alida Caligaris, insegnante di materie letterarie, giornalista-pubblicista.
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