Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
all'apparato politico locale 1 , allora controllato dall' URSS . Dopo un intero capitolo dedicato ad evidenziare come nel pensiero di Marx si trovino «... uniti diversi schemi della struttura sociale» sempre rivolti a marcare «... l'importanza sotto tutti gli aspetti delle divisioni di classe», l'autore inizia il capitolo successivo con questa considerazione: «Probabilmente in tutti i paesi della civiltà moderna è propria alle classi o ai gruppi dominanti la tendenza opposta: la tendenza a cancellare il carattere classistico del sistema vigente» 2 . Poco oltre Ossowski prosegue con queste parole: «Dovunque esista la tendenza a cancellare l'idea delle diseguaglianze sociali - sia allo scopo di smussare la suscettibilità delle classi non privilegiate, sia allo scopo di tranquillizzare la coscienza dei privilegiati e metter d'accordo lo stato di cose esistente con l'ideologia professata -, troviamo nella rappresentazione della struttura sociale la propensione a mettere in primo piano le dipendenze reciproche nei rapporti tra le classi. Da questo punto di vista, tra gli schemi della struttura sociale [...] spicca lo schema funzionale» 3 . L'autore ricorda anche che «... la tendenza a cancellare il carattere classistico della struttura sociale è molto più vecchia della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino o della Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti; non è difficile scoprirla già nella Roma antica o nelle repubbliche greche ...» 4 e - prosegue - elencando numerose e interessanti citazioni che vanno da Adam Smith e Franklin Roosvelt fino ad evidenziare anche «... tentativi di accreditare l'opinione secondo cui i privilegi connessi con certe funzioni di classe sarebbero soltanto apparenti o privi di grande importanza», come si può ricavare da questa frase scritta da Teodorèto (vescovo di Ciro in Siria e teologo nel V secolo): «Si deve ammirare Dio per aver così sapientemente ordinato il mondo, dando agli uni le ricchezze, agli altri la laboriosità». Al di là delle curiosità di cui abbonda, lo studio di Ossowski permette di sottolineare tre aspetti che, a me, paiono molto importanti. Innanzitutto, come si è già cercato di argomentare, i passi qui riportati centrano l'attenzione e documentano in maniera precisa l'interesse di alcuni segmenti della società (che noi chiamiamo "classi dominanti") a nascondere e mistificare il carattere classista e quindi conflittuale dell'organizzazione sociale. Si tratta di un esercizio in cui si sono cimentati in tanti e in tutte le epoche; un esercizio in cui spesso primeggiano proprio quei personaggi apparentemente più prossimi, o che riscuotono più credito fra i dominati 5 ; sembra allora realistico ritenere che epigoni di tale pratica siano all'opera, mutatis mutandis, anche oggi. In secondo luogo, nell'opera dello studioso polacco - al di là dei passi qui riportati - è rilevante lo spazio dedicato all'attenta e rigorosa disamina del concetto di classe, non limitata alla sola letteratura marxista. Un tale orizzonte permette di cogliere il carattere dinamico, pragmatico e non dogmatico del concetto di classe, così come utilizzato dallo stesso Marx. Ciò che contraddistingue l'impostazione dell'autore di "Il Capitale" e di molti dei suoi eredi è piuttosto l'idea che l'articolazione in classi della società - qualunque sia il criterio adottato per riconoscere i punti di divisione - sia utile soprattutto per evidenziare le linee intorno a cui si articola il conflitto. Detto in altri termini: non è tanto importante in quali e quante classi decidiamo di articolare la società 6 ; è rilevante, invece, che la segmentazione utilizzata ponga in evidenza i "luoghi" del conflitto, potenziale o in atto che esso sia. Posta la questione in questi termini, tralasciate cioè le più o meno dotte disquisizioni sul numero e sui confini delle classi, il concetto di "classe sociale" resta uno strumento potente ed efficace di interpretazione degli eventi che riguardano la collettività. Ad esempio, l'utilizzo di tale strumento in un quadro di riferimento tutto interno alla classe operaia ha permesso, oltre vent'anni fa, di cogliere alcune linee di frattura e segmentazione che si confermano ancora oggi - con il senno di poi - come nodi cruciali da sciogliere per avanzare sul terreno dei diritti e dell'uguaglianza nel mondo del lavoro. Lo studio 7 che prendeva le mosse da una ricostruzione della struttura di classe in Italia e in Valle d'Aosta e che analizzava soprattutto la segmentazione interna alla classe operaia (da un lato operai "forti", in possesso cioè di garanzie sindacali o sociali e, dall'altro, "deboli" o "marginali") si [ 57 2) Op. cit., pag. 100. 3) Op. cit., pag. 101. 4) Op. cit., pag. 100. 5) Si racconta che Menenio Agrippa sia stato inviato dai patrizi ad arringare i plebei in rivolta con un apologo che riguardava le “membra ribellatesi contro lo stomaco”. Secondo Mably, però i plebei non si lasciarono abbindolare dalla storiella. La citazione è riportata da Ossowski e tratta da Doutes proposés aux philosophes économistes sur l’ordre naturel et essentiel des sociétés politiques , in Oeuvres complètes de l’Abbé de Mably , Lyon 1792, Tome XI, Lettre II, pag. 38, 39. 6) A questo proposito Ossowski nota come “ne l’Ideologia tedesca troviamo la contrappo- sizione fra borghesia e classe dei grandi industriali...” oppure ne Le lotte di classe in Francia Marx ci mostra lo scontrarsi degli interessi di classe dell’aristocrazia finanziaria con quelli della borghesia industriale...” (Op. cit., pag. 92)
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