Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
soltanto di ordine amministrativo e finanziario. L’impressione è, in altre parole, che i fondi strutturali europei non stiano servendo, come invece dovrebbero, a costruire un progetto condiviso di territorio concretamente volto ad animare una “euroregione” economica intorno al Monte Bianco (Aster, 1998). Date le caratteristiche strutturali della Valle d’Aosta che si proietta nel nuovo millennio (una regione montana, di piccole dimensioni e a bassa densità, priva di poli in grado di generare un effetto urbano ed esterna alle direttrici di sviluppo europee), tale prospettiva potrebbe consentire di sostituire progressivamente l’attuale sostenimento artificiale del sistema produttivo locale (basato sull’insediamento di impianti di produzione attratti dall’esterno) con un sistema economico capace di produrre base imponibile e di creare ricchezza reale da reinvestire nello sviluppo. In assenza di ciò, la pura promozione turistica della regione non può che prospettare un futuro contrassegnato dal progressivo consumo delle risorse locali, oltre che dall’esportazione del capitale umano e del credito individuale accumulato. Al contrario, i vantaggi comparati che derivano dalle dotazioni naturali e culturali della regione e dalle attività connesse alla filiera agro-alimentare potrebbero agevolare, qualora opportunamente sfruttati all’interno di un sistema economico transfrontaliero e quindi più dinamico, la costruzione di un tessuto d’imprese di eccellenza, caratterizzate dall’elevato contenuto di conoscenza delle attività svolte e da un’elevata propensione all’innovazione tecnologica. A differenza di quanto si tende a credere, infatti, l’economia della conoscenza (per il cui sviluppo la nuova Università della Valle d’Aosta potrebbe giocare un ruolo preminente) non richiede necessariamente la specializzazione nell’industria high-tech , ma investe anche i settori manifatturieri più tradizionali e il comparto dei servizi, caratterizzandosi piuttosto per la capacità di accrescere la produttività attraverso le innovazioni di processo e di prodotto. Se questo è l’obiettivo, l’autorità regionale dovrebbe concentrare l’attenzione e le risorse pubbliche sulla strutturazione di un contesto favorevole, anzitutto in termini di accessibilità alle reti materiali e immateriali, ma anche di formazione del capitale umano, di dotazione di laboratori di ricerca e di diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, rinunciando invece alla prerogativa controproducente di garante unico degli interessi locali e di ogni responsabilità collettiva e individuale. In conclusione, la transizione geopolitica di questi anni pone i presupposti affinché un periodo secolare di emarginazione della Valle d’Aosta, caratterizzato dalle contrapposizioni istituzionali e dall’assistenzialismo finanziario, possa terminare per dare spazio a nuove opportunità di posizionamento territoriale e di sviluppo locale autonomo e responsabile. Ora come allora, la prospettiva è condizionata in special modo dalla capacità della comunità locale, che in passato è mancata o è stata impedita, di aprire gli occhi sul mondo senza remore eccessive, per imparare a riconoscere e a promuovere in modo consapevole e condiviso le risorse della propria terra. 54 ]
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