Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
Sviluppo locale in terra di frontiera Lo sviluppo locale è l’esito complesso delle interazioni fra processi produttivi, dinamiche sociali e scelte politiche in un contesto territoriale, al cui compimento la valorizzazione delle potenzialità endogene e la costruzione delle identità collettive locali contribuiscono in modo decisivo (De Rita e Bonomi, 1998; Trigilia, 2005). Questa categoria analitica, pertanto, può rivelarsi utile a una riflessione, retrospettiva e prospettiva, sul lavoro in Valle d’Aosta, dato il carattere pregnante che tali interazioni hanno assunto storicamente nel contesto geopolitico della frontiera alpina. Tre momenti, in particolare, scandiscono la storia dello sviluppo locale in Valle d’Aosta in età moderna: l’unificazione dello stato italiano nel 1861, l’insediamento delle acciaierie Ansaldo ad Aosta all’inizio del ’900 e il riconoscimento dell’autonomia regionale in concomitanza con la nascita della Repubblica italiana. La globalizzazione post-fordista e l’avvio dell’integrazione europea, infine, pongono le coordinate per qualche riflessione di prospettiva. Lungo questo percorso, sempre caratterizzato da relazioni ambigue con lo stato italiano, si sono sviluppati i processi di modernizzazione economica, sociale e culturale della regione, così come le sue trasformazioni territoriali e materiali. In un quadro di eventi storici per lo più noti, forse ancora insufficiente è l’attenzione dedicata all’apparente incapacità della comunità valdostana, reiteratasi nel tempo fino ad assumere una cronicità quasi metafisica, di incanalare la volontà di riscatto politico ed economico in strategie lungimiranti di sviluppo locale. La rivoluzione geopolitica di fine ’800 Si è detto che il territorio alpino è entrato “nella modernità a partire dal 1850 con la costruzione delle ferrovie che riassumono perfettamente la trilogia ferro, carbone e vapore”, contestualmente alla costituzione degli stati moderni e alla definizione delle frontiere nazionali: quest’ultimo evento, tuttavia, “non costituisce evidentemente un guadagno per le Alpi, che dipenderanno ancora più nettamente rispetto al passato dai centri decisionali delle rispettive nazioni alle quali sono state integrate” (Raffestin e Crivelli, 1988, pp. 171- 172). Ancorché di carattere generale, tale notazione appare calzante per la Valle d’Aosta: come è risaputo, il progetto ottocentesco di un prolungamento ferroviario a nord di Ivrea come opportunità strategica per “bucare le Alpi" tramontò in un attimo per decisione del nuovo governo unitario, preoccupato prima del resto che l’infrastruttura servisse a far penetrare la lingua italiana nella regione francofona. Il binario unico non elettrificato tra Ivrea e Aosta, inaugurato nel 1886 e prolungato di 30 chilometri fino a Pré-Saint-Didier nel 1928, costituisce a tutt’oggi la rete ferroviaria valdostana. Da regione per parecchi secoli al centro di un’entità istituzionale di modeste dimensioni a cavallo delle Alpi, con l’unificazione dello stato italiano la Valle d’Aosta si ritrova a essere nel giro di pochi mesi terra di frontiera di una grande nazione europea. Il contraccolpo demografico è di per sé eloquente: cresciuta costantemente dai 69.089 abitanti (5.289 ad Aosta) del 1782 agli 85.481 (8.231 nel capoluogo) del 1861, la popolazione incomincia a declinare almeno fino al 1911, quando in Valle si registrano 80.860 abitanti e ad Aosta 7.008 (si è calcolato un esodo di circa 22.000 persone nel solo ventennio 1885- 1905). Sul piano produttivo il settore minerario e metallurgico, unico vero elemento dinamico dell’economia valdostana fin dal ’700 grazie all’abbondanza di combustibile naturale e al protezionismo commerciale, è il più colpito (Nicco, 1995). Mentre agricoltura e allevamento costituiscono la principale risorsa della Valle, la cui bilancia commerciale è in netto passivo, si pongono le basi strutturali per lo sviluppo del turismo borghese (l’industrie des étrangers) che, in combinazione e per altri versi in competizione con l’industria manifatturiera, costituirà un settore trainante dell’economia locale per tutto il ‘900. Dopo la ferrovia, nell’arco d’un trentennio si realizzano tutte le strade carrozzabili verso le valli laterali: Valtournenche (1891), Gressoney (1895), Gran San [ 49 LO SVILUPPO LOCALE IN VALLE D’AOSTA Umberto Janin Rivolin Umberto Janin Rivolin, docente di Pianificazione territoriale al Politecnico di Torino, studioso delle tematiche sullo sviluppo locale.
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