Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

tradizionali “mani in fede”, l’aquila imperiale sovrastata dalla stella raggiata a cinque punte, simbolo massonico, l’alveare, richiamo all’operosità, l’allegoria femminile raffigurante l’Italia ed infine gli edelweiss, simbolo alpino, sorretti dal rostro dell’aquila. Dopo aver compiuto, sulle note della banda cittadina, un ampio giro della città, la sfilata approdò all’Hôtel de Ville dove, secondo la cronaca “dans un fraternel banquet de plus de deux cent couverts, tous, pauvres et riches, prolétaires et capitalistes s’assirent côte à côte et portèrent un toast au bonheur, à la concorde et à la prospérité de la Société, du pays et de l’Italie”. Una vivace festa “civile”, che rivelava una concezione laica della vita e si contrapponeva alla severa gravità delle manifestazioni religiose. I discorsi che seguirono affrontarono il tema del valore educativo del lavoro, del risparmio e dell’istruzione, nonché del pericolo costituito dalle “perniciose dottrine sovvertitrici”. La giovane generazione di liberali di Aosta, rappresentata dai dirigenti stessi della Société - Farinet, Gallesio, Longo, Balla, Assandro, Bozon ecc. - se da un lato si presentò come forza rinnovatrice e sensibile ai problemi dell’emancipazione delle classi povere, dall’altro manifestò costantemente una innata diffidenza, un radicato sospetto verso gli operai, che, a loro modo di vedere, dovevano essere controllati e difesi dalle seduzioni delle nuove dottrine sociali che predicavano “La guerre au capital”. Il primo anno di attività della Société fu segnato da un gran fervore di iniziative: vennero stampati i libretti dello Statuto, si sollecitarono i versamenti delle quote da parte dei soci onorari, si cercò una sede per la Société, vennero avviate trattative per la designazione dei medici e dei farmacisti sociali e, infine, in ottobre, la decisione di rivolgersi al Municipio con una domanda formale affinché fossero istituite delle scuole serali, in conformità all’articolo 47 dello Statuto. Al 31 dicembre 1873 i soci effettivi erano 244, i soci onorari 112, il numero dei sussidiati in tutto l’anno 32 per 274 giorni di malattia. Il patrimonio sociale ammontava a lire 2.665,60. Le entrate erano costituite dalle tasse di ammissione e dalle quote dei soci effettivi e dai contributi dei soci onorari. Nel corso degli anni il numero dei soci diminuì notevol- mente: nel 1877 essi si ridussero a 140! Un’eloquente risposta alla politica dispotica e antioperaia del primo presidente Nicola Gallesio. Durante gli anni della presidenza Bozon (1882-1903), succeduto a Gallesio, morto improvvisamente nel 1881, non si registrano grandi variazioni : il numero degli affiliati si aggira intorno ai 120-150 e in seguito la cifra non cambierà più in modo significativo, se non a partire dal secondo dopoguerra. Agli inizi degli anni ’90 gli esordi del socialismo in Valle d’Aosta introducono elementi di novità – persone, idee, iniziative- anche nella Société ouvrière di Aosta. Nel 1891 è accolta la domanda di ammissione del socialista César Martinet, figlio dell’ex-sindaco liberale della città Jules Martinet. L’anno seguente entrano nella Société Antoine Thédy e Antonio Perolino, entrambi socialisti. Anche Clément Créton, candidato alle elezioni comunali quale esponente del Comité Central des Travailleurs Valdôtains, entra a far parte del sodalizio e ne diventa consigliere, come Martinet, Thédy e Perolino. Tuttavia la presenza di questi rappresentanti del pensiero più radicale non riuscì mai a sottrarre la direzione politica della Société ai notabili liberali che ne furono alla guida fin dalla sua costituzione e che ne mantennero sempre il carattere interclassista e ultramoderato. Nel 1895 è proprio il gruppo di consiglieri socialisti ad occuparsi di educazione popolare e a concludere positivamente le trattative con il Municipio di Aosta per l’apertura della Scuola serale operaia. L’esperienza di Aosta in campo scolastico non fu un fatto isolato: fin dai suoi inizi il movimento mutualistico aveva favorito e organizzato l’istruzione professionale degli artigiani e degli operai. Principalmente alle SOMS si deve la straordinaria fioritura di scuole serali sul territorio nazionale dopo l’Unità. La scuola di disegno di Aosta ebbe un indirizzo tecnico- professionale ed acquistò un crescente prestigio nel corso degli anni. Le lezioni avvenivano la sera nel locale sociale, i primi tempi nel palazzo Ansermin, e in seguito in via De Tillier, casa Perrod. Essa era dotata di una speciale e costosa attrezzatura. Il buon andamento della scuola e il regolare svolgimento delle lezioni vennero assicurati da un diligente e assiduo lavoro di controllo e di appoggio da parte di commissioni di vigilanza appositamente nominate. Le lezioni occupavano il periodo invernale, duravano circa cinque mesi, i frequentanti erano impegnati quattro sere la settimana. Tra gli insegnanti ci fu il professor Giusti, Ernesto Lancia e l’ing. Lino Binel. Le spese per il funzionamento della scuola, l’acquisto di materiale, lo stipendio dell’insegnante, l’illuminazione e il riscaldamento furono un costante impegno per la commissione incaricata della gestione della “serale”. La città di Aosta, che insieme alla Société gestì dal punto di vista organizzativo la scuola di disegno fino al 1916, [ 37

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