Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

progetta di sabotare per intralciare la produzione industriale nel Nord d’Italia, dove gli operai sono scesi in sciopero; Giovanni Contardo, che lavora alla Cogne, e sua moglie, Ida Désandré, sono fermati dai carabinieri con l’accusa di aver dato ospitalità a due partigiani che avevano preso parte al tentativo di attentare alla vita del capo di gabinetto e di un funzionario della Questura: entrambi saranno deportati in Germania; Giorgio Elter muore il 6 settembre del 1944 in uno scontro a fuoco con i fascisti al Pont-Suaz di Aosta, al posto di blocco antistante alla Cogne; il 16 ottobre, assieme ad Aurora Vuillerminaz che li ha guidati in Valle d’Aosta dalla Svizzera, saranno portati di fronte al plotone d’esecuzione e fucilati quattro giovani militanti comunisti. Solo uno, Raimondo Lazzari sopravviverà miracolosamente. Il 26 gennaio del 1945, cinquantuno operai della Cogne, fabbrica militarizzata, sono precettati per il trasporto al Col du Mont di vettovagliamento per gli alpini della RSI . Obbligati a quell’ascensione nonostante le condizioni del tutto proibitive, sono travolti da una slavina che ne uccide 33. Le maestranze della Cogne, esasperate per la tragedia e per le condizioni salariali e di vita non più sopportabili, proclamano per il primo febbraio due ore di sciopero generale. 73 scioperanti sono tratti in arresto dai fascisti: la commissione tedesca del lavoro dovrà intervenire per il loro rilascio. Il 21 febbraio, alla Morgnetta di Fénis, i nazisti attaccano gli uomini della banda Lexert e uccidono Gianfranco Sarfatti, assieme a lui Valerio Betti, Mario Creazzo, Maria Gechele e Mirko Cerise; i loro nomi si aggiungono alla lista dei caduti delle brigate Garibaldi. Sulla questione della salvaguardia degli impianti industriali e delle centrali idroelettriche, di basilare importanza per la continuità della produzione, le brigate Garibaldi operanti in Valle d’Aosta riceveranno sin dalla fine di gennaio del 1945 istruzioni precise dal comando: si raccomanda la protezione delle centrali idroelettriche, con esplicito riferimento a quelle di Perrières, Maën, Covalou, Isollaz e Gressoney e si consiglia la “distruzione intelligente” delle centrali di Châtillon, Montjovet, Bard e Pont-Saint–Martin. La lotta di liberazione, che è per tutti lotta contro il totalitarismo nazifascista, è per molti anche lotta per ricostruire la società su nuove basi, economiche, politiche, sociali. La proposta, anzi l’obbiettivo indicato da Chanoux nel suo saggio Federalismo ed Autonomie , è per le popolazioni delle Valli alpine, che più di tutte hanno subito processi di emarginazione politica, economica e culturale con l’affermarsi dello Stato liberale prima, fascista poi, è quella del federalismo. Contrario in eguale modo allo Stato imprenditore ed al libero mercato, Chanoux introduce una terza via, quella appunto del federalismo e del cooperativismo, che, superando il dualismo fra agricoltura ed industria, garantirà non solo ai contadini, ma anche alla classe operaia, condizioni di lavoro e di vita non più subalterne al mercato e all’impresa. Alla vigilia della liberazione di Aosta, entra in funzione in seno al CLN il comitato di fabbrica della Cogne. Come suo primo atto, procede all’esonero dalla carica dei tre massimi dirigenti della fabbrica ed alla nomina di Franz Elter a commissario della società e dell’ing. Luigi Berzieri a direttore centrale degli stabilimenti. Successivamente, i dipendenti iscritti al Partito fascista repubblicano sono sospesi dal lavoro, mentre le porte della fabbrica si riaprono a chi ha fatto la Resistenza. Le famiglie degli operai della Cogne che sono stati uccisi dai nazifascisti ricevono un aiuto in denaro. Nella nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Cogne sarà introdotta la clausola che degli otto consiglieri, due siano eletti dai dipendenti fra i lavoratori. La liberazione, il 28 aprile del 1945, porterà anche in Valle d’Aosta alla fine dell’oppressione esercitata dai fascisti e all’occupazione attuata dai nazisti, ma le condizioni di vita resteranno così difficili nei mesi che seguono e le carenze alimentari tanto forti che a fine agosto del 1945 trecento donne daranno vita ad una manifestazione di protesta contro la mancanza di pane e la distribuzione di farina avariata e contro il mercato nero. Le dimostranti avevano convinto gli operai della Cogne a prendere parte alla loro protesta: la folla sarà dispersa dalla polizia. A dicembre, nel corso dei lavori del congresso dei CLN valdostani, la voce di Luigi Borrel, che parla a nome del PCI , si leva alta per invocare, contro le spinte reazionarie dell’on. Francesco Saverio Nitti, la prosecuzione dell’esperienza politica dei Comitati di liberazione nazionale, quei comitati che avevano dato corpo durante la lotta di liberazione ad una forma di governo in cui fossero rappresentati pariteticamente i 5 partiti dell’antifascismo (DC , PCI , PSI , PLI e Partito d’Azione ) . L’appello di Borrel tiene conto delle scelte operate dalle maestranze della Cogne, che il 26 novembre si erano espresse a favore della costituzione di un governo basato sui CLN . Ma al governo di Ferruccio Parri, che del CLNAI era stato presidente, succederà , nel giro di pochi mesi, un governo guidato da Alcide De Gasperi. Simbolicamente inizia così una nuova stagione di lotte sociali e sindacali, che “la guerra fredda” ed il fantasma del “pericolo rosso” agitato negli ambienti conservatori, non faranno che acuire. [ 33

RkJQdWJsaXNoZXIy NTczNjg=