Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
1943 siano due gli orientamenti guida di chi si prepara a combattere il nazifascismo: quello che fa capo a Jean Chabloz “Carlo”, Émile Lexert “Milò” e Antoine Caveri, attorno ai quali si riuniscono altri operai della Cogne, che è passata sotto il diretto controllo del Terzo Reich: Angelo Fontan, perseguitato politico già al momento della caduta di Mussolini, il 25 luglio del 1943, Amedeo Pepellin, che aveva costituito la prima cellula attiva nello stabilimento aostano, Luigi Ducourtil, Nazzareno Chiuchiurlotto ed altri. L’altra corrente è quella autonomista guidata da Chanoux, attorno a cui si raccolgono Amédée Berthod, Emilio Chantel, Giuseppe Cavallero, Renato Willien e Lino Binel, che partecipa anche alla riunioni del gruppo comunista. Gli attivisti della Cogne che entrano nella Resistenza hanno un autorevole punto di riferimento nel direttore delle miniere, l’ing. Franz Elter, che simpatizza per l’organizzazione di Giustizia e Libertà ( GL ): attorno alla famiglia Elter si raccoglieranno a Cogne, nel cuore della lotta di liberazione, alcuni giovani già rifugiati in Svizzera, che in quel paese neutrale hanno aderito alla proposta del PCI di rientrare in Valle d’Aosta per entrare nelle fila della Resistenza. A Cogne, Giulio Ourlaz, operaio e militante comunista della Cogne, che nel giugno del 1944 si era attestato con 14 uomini sotto la Becca di Nona intorno ad Aosta e che nel luglio comanda nella valle del Gran Paradiso un gruppo di 35 partigiani, avendo al suo fianco come preziosa staffetta e guida la moglie Aurora Vuillerminaz, accoglie nella sua banda Giorgio Elter, Ugo Pecchioli, Ruggero Cominotti, Gianfranco Sarfatti, Renata Aldrovandi, Saverio Tutino, Giulio Einaudi, giovani di estrazione borghese che saranno l’anima di molte iniziative nella libera “repubblica” di Cogne: dalla ricostruzione di una amministrazione comunale eletta, alla formazione dei consigli di fabbrica dei minatori che lavorano a Colonna e Liconi; dalla realizzazione del giornale murale “Il Patriota della Valle d’Aosta”, all’attivazione di una radio libera , il cui speaker è Giulio Dolchi, un giovane esponente della borghesia valdostana laica e progressista, che, nella sua famiglia, ha trovato in Jules e César Martinet e nella mamma, Eugénie, i suoi punti di riferimento. I partigiani di Ourlaz agiscono mantenendosi in contatto con i nuclei di militanti comunisti presenti nello stabilimento di Aosta: circa 200 militanti che fanno capo ad Amedeo Pepellin, Candido Vacher e Sergio Graziola. Il loro compito e l’attività in fabbrica di chi non ha aderito alla RSI è reso ulteriormente difficile e pericoloso dall’entrata in funzione di un servizio disciplinare, il SID , che è in realtà un servizio di controllo politico interno affidato al ten. col. Guido Missaghi. Ma il 12 luglio del 1944, le maestranze della Cogne, che condividono con i lavoratori delle altre industrie valdostane la preoccupazione che i macchinari siano trasferiti in Germania, scendono in sciopero, aderendo all’iniziativa del Comitato segreto d’agitazione che, assieme a richieste di miglioramenti salariali che consentano di far fronte ad un caro-vita ingigantito dalla pratica della borsa nera, chiede che si ponga fine all’invio in Germania della produzione. Contemporaneamente, il CLN di Aosta fa giungere una proposta al presidente della Cogne, il senatore Euclide Silvestri, perchè appoggi e finanzi il movimento partigiano. In un documento clandestino del novembre 1944 si denuncerà il tentativo tedesco di reclutare operai per inviarli come “volontari del lavoro” in alta montagna e specialmente sul fronte del Piccolo San Bernardo. La Cogne ha risposto a questa richiesta tedesca tirando a sorte gli operai da destinare a questi compiti. Il rapporto fra Resistenza e movimento dei lavoratori acquista evidenza particolare a Verrès, dove al Cotonificio Brambilla, in grave crisi, lavorano adesso circa 150 donne contro le più di mille di qualche anno prima. Il primo maggio del 1944, per sottolineare l’attualità della festa del lavoro, che il regime ha annullato per sostituirla con quella del 21 aprile, i partigiani irrompono nell’abitato e costringono i fascisti a deporre le armi, fra l’esultanza della popolazione. Due giorni prima, a Charvensod, per stroncare sul nascere il possibile tentativo di una azione comune fra gli operai della Cogne ed i partigiani, i militi della GNR , dopo un’azione di rastrellamento, avevano messo al muro e fucilato tre giovani del luogo: Luigi Vazier e Giuseppe Donzel, che si recavano al lavoro nei campi, e Yves Pellissier, di 20 anni, prelevato a forza dalla sua abitazione. L’impegno nella Resistenza avrà per la sinistra un costo particolarmente alto in sofferenze ed in vite umane. Il 30 marzo 1944 i carabinieri di Châtillon trarranno in arresto gli otto componenti della banda che fa capo ai fratelli Vicari, operai dell’impresa Volpe. Il gruppo sarà deportato in un campo di lavoro in Germania. Jean Chabloz, arrestato e torturato il 5 aprile del 1944, per sfuggire alla fucilazione si lancia dalla caserma della GNR : la fuga gli costerà l’amputazione di una gamba; ripreso, sarà tradotto in carcere dove resterà sino alla Liberazione; Émile Lexert morirà pochi giorni dopo, il 23, ucciso da una raffica sparata dai militi fascisti che l’hanno sorpreso al ritorno dalla centrale di Covalou che la sua banda 32 ]
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