Lavoro e diritti in Valle d'Aosta
Farinet, raccoglie a lungo, sotto la stessa voce di “operai”, artigiani attivi nei più diversi settori, dai falegnami ai calzolai, dai conciatori ai tipografi. La Società riflette una città in cui l’industria è ancora lungi dal fare la sua comparsa. Non a caso, invece, l’analoga società operaia che nasce nel 1882 a Pont-Saint-Martin, ha come promotore Balthazard Mongenet che, oltre ad essere proprietario delle Ferriere attivate sin dalla fine del ’700 dai suoi antenati, siede nel Senato del Regno: gli occupati nella sua fabbrica sono circa 400, su una popolazione di poco più di mille abitanti. Analogo discorso potrebbe essere fatto per la Fratellanza operaia di Donnas, che si costituisce nel 1890 e alla cui presidenza è chiamato Federico Busch che dirige gli stabilimenti dei fratelli Augusto e Federico Selve, che già in Germania a fianco dei loro stabilimenti avevano fatto crescere iniziative d’interesse sociale, culturale e ricreativo. È evidente dunque che, al di là delle finalità filantropiche comuni, le società mutualistiche rispondono anche ad interessi sociali e politici che si prolungano al di là delle mura degli stabilimenti, degli opifici e delle botteghe artigiane. Per quanto nella loro vicenda possano essersi avvicinate ai valori del socialismo umanitario, sino ad annoverare fra i loro dirigenti personaggi come César Martinet, che sono in contatto con gli ambienti socialisti d’Europa o attivisti in Valle d’Aosta del Partito socialista, quali, ad Aosta Louis Raymond, Giovanni Perolino o Piero Boita ed altri che nel 1904, in vista delle elezioni politiche, sottoscriveranno assieme al manifesto del partito quel “programma socialista valdostano” che pone in primo piano l’obbiettivo dell’autonomia della Valle, le società operaie non giungono a sostenere i diritti dei lavoratori. Anche in Valle d’Aosta, la creazione della prima Camera del Lavoro rappresenta una svolta importante nella tutela degli interessi della classe operaia. Ancora una volta non è un caso che proprio a Pont-Saint- Martin e ad opera dell’esponente socialista Darò, si formi il primo embrione di Camera del Lavoro, destinato ad avere agli occhi della Camera del Lavoro di Torino più credibilità rispetto a quella che nascerà ad Aosta agli inizi del 1905. Se l’azione governativa di Francesco Crispi aveva portato, dopo una durissima repressione, allo scioglimento delle organizzazioni operaie e socialiste, la strategia del governo Giolitti fa sì che il movimento sindacale e le organizzazioni operaie possano svilupparsi liberamente. Il primo gennaio del 1905 Clement Créton, che nel 1892 si era presentato alle elezioni comunali d’Aosta e poi alle elezioni politiche come candidato del Comité central des Travailleurs e che nel 1893 era entrato a far parte della Società operaia, firma a nome della direzione lo statuto della Camera del Lavoro di Aosta, una federazione aperta a tutti i lavoratori “uomini e donne che non abbiano operai alle loro dipendenze”; al primo posto delle sue finalità c’è la “fissazione degli orari, delle tariffe e dei regolamenti di lavoro” e la vigilanza sulla loro effettiva applicazione. Finalità “alquanto avveniristiche” per una città come Aosta, come nota acutamente lo studioso Marco Scavino: finalità che vanno al di là degli impegni assistenziali delle società di mutuo soccorso perché alludono abbastanza chiaramente alla necessità di passare dalla tutela del lavoro al riconoscimento di diritti dei lavoratori; ma l’organismo creato da Créton — sottolinea ancora Scavino — “non aveva nulla in comune con le ‘vere’ Camere, con quelle esperienze che nelle altre città raccoglievano territorialmente i vari gruppi operai di resistenza, le Società operaie, le cooperative di consumo e via dicendo”. Créton era stato a lungo in Francia e rientrando dall’emigrazione portava con sé la fama di essere un valido organizzatore degli operai; nel dicembre del 1897 era stato condannato dal Tribunale penale di Aosta a qualche mese di reclusione per aver collaborato con un emigrato valdostano in Svizzera ad affiggere un manifesto dai forti toni anticlericali. Ma ben presto prenderà le distanze dall’ala socialista a tal punto da ricevere l’appoggio politico di François Farinet, che anche attraverso il suo giornale, il “Jacques Bonhomme” non perdeva occasione per ostacolare la crescita del piccolo nucleo di socialisti attivi in Valle d’Aosta. Il 1905 vede, a gennaio, anche la nascita del giornale “Le Travailleur” che esce ad Aosta, ma che nasce grazie anche al sostegno finanziario di valdostani emigrati in Francia ed in Svizzera e all’iniziativa dei principali esponenti socialisti della Valle d’Aosta, ivi compresi alcuni membri attivi della Chiesa evangelica valdese di Aosta. La contemporanea nascita della Camera del Lavoro e dell’organo di stampa socialista non favorisce peraltro i risultati elettorali dei socialisti alle elezioni comunali suppletive per il Comune di Aosta, che vedono la vittoria schiacciante dei clericali. Il movimento cattolico, per parte sua, sotto la spinta dei cambiamenti reali e nel rispetto della lezione della Rerum Novarum di Leone XIII, per quanto ancora privo del diritto di voto, scende risolutamente in campo e trova un suo spazio d’azione più che nel campo della mutualità — che è appannaggio soprattutto degli ambienti laici — nella creazione anche in Valle di Casse rurali che contrastino il flagello dell’usura che aggrava la difficile sopravvivenza di un mondo contadino e nella diffusione della pratica delle 24 ]
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