Lavoro e diritti in Valle d'Aosta

commercio all’esterno della Valle dell’energia elettrica consentirà tali profitti che l’Elettrochimica, tanto per fare l’esempio più significativo, si trasformerà in società idroelettrica, assumendo la denominazione di Società idroelettrica Piemonte, quella SIP che legherà il proprio nome, assieme alla Breda, ad imponenti iniziative nel campo della costruzione di dighe e centrali per la produzione dell’energia elettrica destinata alle grandi industrie del Nord Italia. Un preesistente stabilimento di energia idraulica, prodotta sfruttando una derivazione della Dora Baltea, favorirà l’insediamento a St-Marcel nel 1899 della Società piemontese per la fabbricazione del carburo di calcio e prodotti affini. Quando Bich scrive le pagine de La Vallée d’Aoste de l’avenir la crisi che aveva travagliato l’industria siderurgica valdostana sembra almeno in parte superata nella Bassa Valle dove, dopo anni d’emigrazione in Francia ed in Svizzera, le ferriere di Pont-Saint-Martin occupano nuovamente più di 300 operai e gli stabilimenti Selve danno lavoro a 450 persone. In un contesto già segnato dal connubio fra grandi banche ed imprenditori, Bich chiama a raccolta i valdostani perché uniscano le loro forze per fare sì che le risorse energetiche non siano trasportate interamente all’esterno: la loro utilizzazione in loco è la condizione per la rigenerazione economica della Valle d’Aosta. Le prospettive in tal senso non sono peraltro facili. Se uomini come François Farinet ed Alidor Bérard hanno fatto sentire la loro presenza nell’economia valdostana quando l’energia elettrica era ancora in gran parte destinata all’illuminazione, se l’avvocato Pier Giuseppe Frassy era stato nel 1895 fra i promotori di una Società cooperativa di produzione e consumo di luce elettrica, ancora oggi in piena attività, la possibilità di sfruttare in loco l’energia idroelettrica in qualsivoglia settore industriale dipendeva non soltanto dalla disponibilità di larghissimi mezzi finanziari, ma in forma crescente dalle scelte della politica nazionale, che non a caso ha affidato ai prefetti il compito di concedere o negare il diritto di derivare le acque, spesso contestato dalle stesse amministrazioni comunali e dallo stesso Farinet nella sua veste di deputato al Parlamento. Per superare l’ostacolo delle derivazioni, un gruppo di imprenditori genovesi acquisterà da privati centrali elettriche e prese d’acqua nella Valpelline per utilizzarle nello sfruttamento delle locali miniere. Comunque sia la guida dell’economia industriale valdostana resta anche dopo l’appello di Bich saldamente nelle mani del capitale esterno. Nel 1907, gli imprenditori Selve e Giussani costituiscono la Società idroelettrica della Valle d’Aosta. Sarà un industriale di Monza, che ha ottenuto la concessione di derivare l’acqua dall’Évançon, a dar vita a Verrès, nel 1915, ad un cotonificio che prenderà il nome di Angelo Brambilla, l’impresario che lo ha rilevato; sarà il piemontese Mario Cravetto ad attivare nella stessa località uno stabilimento siderurgico, che sarà tra i primi a dotarsi di forni elettrici e la cui importanza crescerà nel corso della prima guerra mondiale. Se fra il 1881 ed il 1911 la popolazione complessiva della Valle d’Aosta subisce un marcato decremento, passando da 85.007 ad 80.860 abitanti, l’andamento nei diversi comuni risente dell’andamento industriale. Pont-Saint- Martin passa nello stesso arco di tempo da 1.062 a 1.332 residenti, Verrès da 1.132 a 1.429. In crescita nello stesso arco di tempo è la popolazione di Saint-Marcel, che nel 1911 subirà una flessione negativa di 300 unità. Aosta, che nel 1881 era già scesa a 7.376 abitanti , contro gli 8.231 del 1861, subisce una ulteriore emorragia che la porta nel 1911 ad avere solo 7.008 abitanti. E se in molte località della Valle centrale si diffondono — in ritardo rispetto ad altre zone d’Italia — fra l’ultimo quarto dell’800 ed il primo decennio del ’900 le Società operaie di mutuo soccorso, queste riflettono anche al loro interno una realtà sociale differenziata, pur nella analoga attenzione alle necessità dei lavoratori meno abbienti e meno scolarizzati. La Società operaia di mutuo soccorso di Aosta , che è la prima a formarsi in Valle nel 1873, frutto dell’iniziativa di un gruppo di possidenti, alla cui testa troviamo i fratelli [ 23 Paolo Momigliano Levi, direttore dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d’Aosta dal 1982 al 2004, studioso di storia della Valle d’Aosta contemporanea

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